Faccio inoltre notare che:
http://www.ilgiornale.it/news/politica/lultima-crociata-femminista-boldrini-vuole-insegnare-1036666.htmlPer Laura Boldrini è un'ossessione. Da quando si è insediata a Montecitorio la sua è stata una presidenza tutta dedicata alla lotta per la parità di genere.
Combattuta, specialmente, con le parole. Aveva iniziato con "la" presidente, una lunga e rumorosa battaglia per chiedere che nei documenti ufficiali della Camera venisse chiamata così. Adesso lancia un vademecum, a uso delle redazioni, sulle professioni al femminile. La maestrina (rigorosamente al femminile) Boldrini vuole dettare i compiti ai redattori e un po' a tutto il Paese. "Usare il linguaggio in un modo o in un altro è una scelta politica" avvisa la presidente. "Non trovo giusto che donne che svolgono un ruolo - di vertice o no - non debbano avere un riconoscimento di genere, perchè è il segno che vengono considerate delle comete: passeranno, tutto tornerà come prima, tutto tornerà al maschile", eccolo l'ultimo attacco ultrafemminista della Boldrini. È con queste parole che ha portato il suo saluto al convegno organizzato a Montecitorio dalla rete di giornaliste "Giulia" per presentare "Donne, grammatica e media", una guida realizzata ad uso delle redazioni. Insomma la Boldrini & Co vorrebbero dire ai giornalisti quali parole utilizzare.
"Il problema non è che sia cacofonico dirlo al femminile. In realtà non si vuole assorbire il concetto - attacca la Boldrini - che se un mestiere è fatto da un uomo si declina al maschile, se è fatto da una donna si declina al femminile. Il lavoro dell’insegnante nella scuola primaria è svolto quasi sempre da donne, da maestre. Ma quando c’è un uomo a farlo nessuno lo chiamerebbe maestra solo perchè è il genere di gran lunga prevalente nella categoria".
Ma nel mirino della Boldrini non ci sono solo le redazioni, ma tutti quelli che si ostinano a utilizzare termini al maschile. "Mi auguro che possa rilanciare un dibattito pubblico, perchè non accettare la declinazione al femminile vuol dire non riconoscere un dato di fatto: che i tempi cambiano, che anche la lingua cambia, che non ci sono più i tabù di un tempo, che certe posizioni di responsabilità oggi possono essere per uomini e per donne, e che la donna può anche osare di volerle raggiungerle". La nuova battaglia della Boldrini, più che contro le discriminazioni, sembra contro la lingua italiana.
http://www.ilgiornale.it/news/cultura/assessora-e-avvocata-grammatica-paritaria-1052162.html 16/09/2014Questora e sindaca, assessora e avvocata, ministra e architetta, rigorosamente senza il suffisso "-essa" a cui siamo abituati.
Già qualche tempo fa l'Accademia della Crusca auspicava un largo uso di queste parole, cercando anche di convincere i giornali a scriverle più spesso. Adesso, a supportare la battaglia dell'Accademia ci hanno pensato anche l'Università di Trieste, quella di Udine e la Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Hanno stipulato una "Dichiarazione d'intenti per la condivisione di buone pratiche per un uso non discriminatorio della lingua italiana".
L'obiettivo è quello di sensibilizzare la cultura di genere anche attraverso il linguaggio, scoraggiare l'utilizzo di tutte le forme legate a una visione discriminatoria del mondo per quanto riguarda il genere e promuovere l'uso di un linguaggio in grado di registrare anche la presenza del femminile. In particolare, emerge dal documento una dissimetria grammaticale riguardo il verbo. Un esempio è il seguente: nella frase "gli studenti e le studentesse sono stati sgridati" il verbo è al maschile, e infatti non si dice mai "gli studenti e le studentesse sono state sgridate". C'è chi sostiene che, per ovviare a questo problema, a Zurigo si è tenuto un convegno sull'asterisco. La frase, con l'asterisco, diventerebbe "sono stat* sgridat*". Una formula che permetterebbe di evitare ambiguità di ogni genere. Il documento riporta anche delle dissimmetrie semantiche, come l'uso del maschile come valore generico (l'animo degli uomini per indicare l'animo umano).
Nel documento, infine, vengono anche indicate le prime misure da adottare nella nostra lingua: "Attenzione costante agli aspetti del genere grammaticale da non declinare esclusivamente al maschile" e "visibilità del femminile attraverso l’inserimento di termini e declinazioni al femminile accanto a quelli al maschile", e soprattutto "la possibilità dell’oscuramento del genere attraverso uso di pronomi indefiniti, termini collettivi non marcati, uso della sintassi". Via libera alla sindaca, all'assessora e all'avvocata. O, se preferite, all'avvocat*.
http://www.ilgiornale.it/news/tagli-agli-enti-rischio-laccademia-crusca-e-galan-non.html 14/08/2011A rischio anche la storica Accademia
della Crusca di Firenze: è infatti uno degli enti, una trentina
in tutto, che sono sotto i 70 dipendenti. Ma il ministero dei Beni culturali: "Garantiremo un profilo giuridico"
Redazione - Dom, 14/08/2011 - 15:30
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Roma - A rischio anche la storica Accademia della Crusca di Firenze: è infatti uno degli enti, una trentina in tutto, che sono sotto i 70 dipendenti e dunque che potrebbe rientrare nella norma della manovra varata ieri dal consiglio dei ministri.
"Non morirà", assicura all’Adnkronos la presidente Nicoletta Maraschio annunciando una lettera-appello al Capo dello Stato Giorgio Napolitano. In realtà il governo si è già mosso in questo senso. "Non chiuderà - ha assicurato il ministro dei Beni culturali, Giancarlo Galan - troveremo la soluzione per non far morire questa istituzione storica che è l’unico baluardo a salvaguardia delle radici della lingua italiana".
Il futuro dell'Accademia della Crusca "Ci rivolgeremo anche al nostro ministro di riferimento, Giancarlo Galan, e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta che ci ha sempre dimostrato grande vicinanza". Il presidente dell'Accademia si muoverà presto per capire quale sarà il futuro dell'ente. Si dice "sorpresa" la Maraschio, per una notizia che, "ha dell’incredibile" sia perché "la natura giuridica pubblica dell’Accademia è legata a un parere del Consiglio di Stato e a un decreto dei ministri Calderoli e Brunetta" sia perché l’ente "costa allo stato 190mila euro come contributo tabellare" e, dunque, la sua abolizione comporterebbe "un risparmio davvero esiguo". Dunque un "gesto sconcertante che lo Stato fa contro sè stesso contro un parere del consiglio di Stato e contro decreti emanati dal governo", ma anche un gesto "simbolicamente molto negativo verso ente attivo nella tutela e valorizzazioone della lingua italiana". L'Accademia aspetta da tre anni una legge che la definisca come esplicitamente pubblica e che le dia una dotazione ordinaria di funzionamento.
In campo il ministero dei Beni culturali "Il solo pensiero che l’accademia della Crusca possa chiudere i battenti mi fa rabbrividire - assicura il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro - si troverà senz’altro una soluzione per salvare questa istituzione fondamentale presidio della lingua italiana". Il ministero dei Beni culturali si è già mosso per trovare una soluzione. "Come è stato detto nel corso di una conferenza nazionale sulla lingua italiana fortemente voluta dal presidente Napolitano al Qurinale, l’unità d’Italia è stata innanzitutto linguistica - ha ricordato Giro - chiudere l’istituzione che ha nella sua missione la difesa della lingua italiana sarebbe illogico". "Ma a questo punto non dobbiamo solo limitarci a scongiurare la chiusura dell’accademia per l’ennesima volta - è l’auspicio del sottosegretario - ma garantirle un profilo giuridico preciso e definitivo con i relativi finanziamenti".
Ricapitolando:
L'accademia della Crusca, stava per finire i finanziamenti nel 2011 (anno del golpe di stato in Italia ad opera di Monti). 3 Anni dopo, la stessa Accademia ha preparato il vocabolario "paritario", e ha di nuovo i finanziamenti.
Che "caso"!
Sempre per puro "caso" , l'accademia della Crusca è sempre stata molto, ma molto lenta nel cambiare le parole. Per uno scatto "del destino" sono riusciti in 3 anni fare un intero vocabolario "di genere" ... Che "caso" , vero femministe?