http://www.lintraprendente.it/2015/07/se-il-mondo-lgbt-si-scopre-vile-davanti-allislam/Si possono permettere di definire “catto-fascisti”, “razzisti” e “nazisti” i pacifici manifestanti del Family Day di Roma o di attaccare apertamente il Vaticano, accusando il Papa – come hanno fatto in passato con Ratzinger – di essere il «principale responsabile della loro oppressione». Ma non si azzardano a mettersi contro e neppure a infastidire il mondo islamico, che pure nei loro confronti non è così tenero (vedi le tremende scene di omosessuali gettati dalla cima di un edificio a Fallujah dai miliziani dell’Isis, in una sorta di versione contemporanea della rupe Tarpea spartana).
Ma non c’è da sorprendersi. È l’ipocrisia tipica dei militanti Lgbt di sinistra quella che porta gruppi omofili e comunisti svedesi, rossi e arcobaleno insieme, a chiedere di boicottare la manifestazione organizzata da Jan Sjunnesson, ex direttore del giornale di destra Samtiden, per un semplice aspetto: il Pride Järva, ossia il Gay pride da lui indetto il prossimo 29 luglio a Stoccolma, transiterà – con tanto di folklore gay-friendly e uomini che si baciano – nei quartieri di Tensta e Husby, caratterizzati da una presenza massiccia di persone musulmane (che potrebbero non gradire molto la piazzata). Secondo i sinistrorsi e gli ambienti benpensanti del mondo Lgbt, si tratta perciò di una parata «xenofoba», offensiva verso la cultura islamica e connotata da «razzismo puro, che dovrebbe essere fermata con l’arresto degli organizzatori per «incitamento all’odio» e con l’organizzazione di una contromarcia. A prendere le distanze dalla manifestazione è stato perfino l’Rfsl, un’organizzazione gay finanziata dal welfare svedese, che ha accusato gli “omosessuali di destra” di promuovere il razzismo anti-islamico e il privilegio bianco.
Ora, al di là del cortocircuito intrinseco alla sinistra (come si faccia a essere al contempo filo-musulmani e omofili, ce lo dovranno spiegare), questo atteggiamento è figlio di un unico sentimento: la paura. È lo stesso approccio che porta molti vignettisti nostrani e stranieri a non fare disegni su Maometto e satira sulla religione islamica. Ed è lo stesso timore che ha portato un intellettuale come Umberto Eco a prendere le distanze da chi osa sbeffeggiare il Profeta (proprio lui che aveva messo alla berlina la religione cattolica ne Il nome della rosa). E più in generale è il low profile di chi non vuole esporsi a rischi, sentirsi troppo Charlie per il timore di ritorsioni, e decide così di sacrificare l’esercizio dei propri diritti (che sia o meno la rivendicazione dell’orgoglio gay qua poco ci importa, si tratta più in generale della libertà di manifestare ed esprimere le proprie opinioni) sull’altare del multiculturalismo, cioè della sottomissione – come l’ha definita bene Houllebecq – alla civiltà islamica.
Un omosessuale viene scaraventato da un palazzo dai miliziani dell'Isis
Un omosessuale viene scaraventato da un palazzo dai miliziani dell’Isis
Da qui acrobazie intellettuali, contraddizioni palesi, pur di non ammettere che loro, i fautori sinistrorsi dell’ideologia gay-friendly, sono bravi a berciare contro i tranquillissimi manifestanti delle Sentinelle in Piedi e della Manif Pour Tous, ma si prendono una strizza così a pronunciare solo una parola di rimbrotto o a fare un gesto simbolico contro i musulmani (magari chiedendo che mai più un omosessuale venga scaraventato dalle cime di un palazzo).
Forti con i deboli, e deboli con i forti. E poi ti chiedi come mai l’Occidente stia soccombendo.