«La storia del genere umano è una storia di ricorrenti offese e usurpazioni attuate dall’uomo nei confronti della donna, al diretto scopo di stabilire su di lei una tirannia assoluta. […] lui l’ha oppressa sotto ogni punto di vista» (Declaration of Sentiments, Seneca Falls, 1848)
L’incontro di Seneca Falls nel 1848 negli Stati Uniti segna, per la maggior parte delle storiche femministe, il punto di partenza del movimento femminista, l’inizio delle rivendicazioni delle donne in maniera coordinata associate in gruppi così come lo conosciamo oggi.
La premessa soprastante stabilisce che: 1) la donna è la vittima della Storia; 2) l’uomo non è vittima della Storia; 3) il colpevole della sofferenza e dell’oppressione storica femminile è l’uomo.
Questa forma mentis non è esclusiva di qualsiasi femminista, ma è condivisa da quasi tutte le donne e buona parte degli uomini, persino da molti che si dichiarano oggi molto critici con il femminismo attuale.
Una premessa che non è stata mai dimostrata, né è mai stato necessario farlo, accettata da sempre come tesi aprioristica incontestabile.
In un mondo dove la donna è stata la vittima ci si chiede:
è mai esistita una società che per legge abbia stabilito delle tasse solo per le donne o tasse più gravose per la donna che per l’uomo, oppure il lavoro comunitario obbligatorio solo per le donne o in maniera più gravosa per la popolazione femminile?
e il contrario?
è mai esistita una società che per legge abbia stabilito la tortura o certe torture solo per le donne o abbia sottoposto alla tortura in maniera predominante la popolazione femminile, oppure che abbia avuto una popolazione carceraria prevalentemente femminile?
e il contrario?
è mai esistita una società che abbia sottoposto a lavori forzati in maniera prevalente la popolazione femminile, oppure una società schiavista la cui popolazione sottoposta a schiavitù sia stata prevalentemente femminile?
e il contrario?
è mai esistita una società che per legge abbia stabilito la pena di morte solo per le donne o l’abbia applicato in maggior misura sulla popolazione femminile, oppure l’obbligo solo per le donne di affrontare eventi micidiali, come sono le guerre, le calamità naturali, i disastri tossici industriali, ecc.? e il contrario?
è mai esistita una società che abbia tutelato la vita di un uomo in maggior misura di quella di una donna, che abbia stabilito il valore della vita di un uomo pari alla vita di due donne, o persino di quattro, oppure che abbia condannato la donna alla pena di morte per la sola colpa di aver guardato un uomo?
e il contrario?
Domande simili potrebbero protrarsi a lungo.
Domande lecite, alle quali raramente si danno delle risposte nei libri storici, scolastici o nei media.
Una lista di domande di cui in molti abbiamo il sospetto di conoscere una scomoda risposta.
Tanti anni fa, quando iniziai a interessarmi del femminismo e della questione maschile, incominciai a leggere i testi femministi e la storiografia femminista. Nelle biblioteche, nella “sezione di genere”, si trovano molte opere di tematica storica che trattano la Storia da un punto di vista femminile e femminista. Ci sono persino intere enciclopedie, di diversi volumi ognuna, prodotte da numerose università associate. Io ne ho lette interamente tre: la collana Storia delle donne, la collana Historia de las mujeres en España y América Latina, la collana Historia Mundial de la Mujer, oltre naturalmente libri di tematiche storiche specifiche che esplicitamente si dichiarano femministi.
In tutti questi anni ho cercato libri che approcciassero la Storia non in maniera generica, ma da un punto di vista maschile.
Non ne ho trovati.
Non esiste un racconto della Storia da un punto di vista maschile.
Se oggi gli uomini separati sono discriminati nei Tribunali, se viene a loro spesso negato l’affidamento dei figli, se non esistono norme che tutelino la paternità, politiche che si occupino dei suicidi o delle condizioni carcerarie o della premorienza maschile, o di qualsiasi altro argomento che colpisca prevalentemente l’uomo, se non interessa affatto se i ragazzi vanno male a scuola o quali discipline studino o se finiscano senza fissa dimora per strada, se di fronte a migliaia di istituzioni, politiche e normative a favore delle donne non esiste alcunché a favore degli uomini, il motivo principale risiede in una lettura parziale e menzognera della Storia che ha reso gli uomini colpevoli e le donne innocenti.
Finché non si riuscirà a ristabilire il giusto equilibrio nella verità storica, è improbabile che si riesca a ottenere il giusto equilibrio tra i sessi nella società attuale.
Il libro “La grande menzogna del femminismo”, di Casa Editrice Persiani, in uscita ad aprile, affronta la Storia da un altro punto di vista, da un punto di vista inedito, da un punto di vista maschile: “Una rigorosa e ambiziosa ricerca che documenta tramite fonti precise (circa 6.000 citazioni e riferimenti testuali) le falsità che per decenni hanno alimentato una corrente di pensiero dichiaratamente contro l’uomo”.
Spero che possa essere il capostipite di nuovo filone di pubblicazioni e di un nuovo modo di approcciare la Storia e il femminismo. Un filone che riesca a porsi nuove domande e fornisca nuove risposte.
Santiago Gascó Altaba