Il 10 Giugno 2013 nel Consiglio Comunale di Venezia il consigliere PD Franco Conte ha proposto la seguente mozione:
Oggetto: Tutelare il diritto all’obiezione di coscienza in ambito medico sanitario
Premesso che
alla Camera dei Deputati martedì 11 p.v. è in discussione f.o.d.g. “MOZIONE RELATIVA AL DIRITTO ALL’OBIEZIONE DI COSCIENZA IN AMBITO MEDICO SANITARIO” che intende impegnare il Governo ed il Parlamento a porre limiti all’obiezione di coscienza dei medici nell’esercizio della loro professioneImpegna il Sindaco
a rappresentare la volontà del Consiglio comunale di Venezia, che nel rispetto delle normative vigenti, sia tutelata l’obiezione di coscienza dei medici in coerenza alla carta deontologica della professione medica.
La mozione è stata approvata con 16 voti a favore, 8 contrari, 5 astenuti.
Ad un primo sguardo sembra un episodio surreale: in Parlamento ci sarebbero forze che vogliono limitare la libertà di coscienza dei professionisti sanitari e l’azione di costoro sarebbe talmente plausibile che il Consiglio Comunale di Venezia ritiene opportuno esprimersi in proposito.
Ma ciò che segue è ancora più surreale. Camilla Seibezzi, consigliere comunale ma assente alla votazione di lunedì, immemore del buon principio per il quale gli assenti hanno torto, straripa:
Venezia perde la bussola. Una Babele dei diritti civili serpeggia tra i banchi di alcuni partiti del consiglio comunale, un consigliere del PD propone una mozione che tradisce i principi della legge 194 4 il suo partito lo segue (Corriere del Veneto del 12 Giugno u.s.)
E il Gazzettino sottotitola la stessa notizia:
Insorgono le donne
Quali donne? no, fatemi capire, perchè sembrerebbe che una certa Maria Teresa Menotto presidente della Consulta delle Donne (Commissione del Comune di Venezia, commissione di cui la maggior parte delle donne ignora l’esistenza) rappresenterebbe tutte le donne tout court.
La tesi di costoro (Seibezzi, Menotto e compagnia varia) è che la legge 194 garantisce alle donne il diritto di abortire ma l’alto numero di medici obiettori nelle strutture statali rende difficile l’esercizio di questo diritto. Punto. Punto?
Davvero difficile capire il ragionamento, ci si aspetterebbe che a tale premessa seguisse un quindi: ci sono troppi medici obiettori quindi si deve trovare una soluzione che potrebbe essere:
- discriminare i medici in sede di assunzione in base alle convinzioni etiche degli stessi e dare la precedenza ai medici che condividono la propria etica
- negare il diritto all’obiezione ai medici in servizio
- … oppure?
Soluzioni tutte difficili da sostenere razionalmente, ed è la difficoltà di conciliare il potere con la coscienza.
L’ideale sarebbe, certo, un paese nel quale a nessun cittadino sia chiesto (non dico imposto, ma neppure chiesto) di agire contro coscienza. Nella malaugurata circostanza di un conflitto tra le leggi e la coscienza, un buon compromesso è l’obiezione di coscienza. Si tratta comunque di un compromesso, in quanto pur obiettando sullo specifico, non si nega legittimità allo stato nel complesso, il che può essere contraddittorio in quanto, come ricordava don Milani, tanto è ladro chi ruba che chi para il sacco.
Ma ecco che le posizioni si approfondiscono e una certa Cathya Vigato dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti dichiara a Melody Fusaro sul Gazzettino del 14 Giugno
Leggo tra le righe di questa mozione che l’obiezione dei medici conta più delle leggi e soprattutto del dolore delle donne. Interpreto poi che per tutela all’obiezione in ambito medico si può intendere qualcosa di allargato che travalica la 194 e forse la difesa dell obiezione dei medici in caso di DAT, testamento biologico o in caso di prescrizione della RU 486 o della pillola del giorno dopo. In questa mozione non c’è nessun accenno alla tutela dei consultori dell’educazione sessuale nelle scuole niente
Le posizioni della Vigato appaiono assurde a chiunque disponga di un minimo di materia grigia. Ma ad essere conseguenti si deve arrivare dove ella arriva, e cioè:
- le leggi contano più della coscienza, per cui a Norimberga avevano ragione i gerarchi nazisti i quali si giustificarono affermando che avevano “solo” obbedito ad ordini superiori
- nella deprecabile ipotesi che vi siano leggi che riconoscono il diritto della libertà di coscienza, si deve essere certi che all’infuori di quei malaugurati casi non si possa mai assolutamente andare. Che non passi per la mente a nessuno di ipotizzare che anche nel caso di DAT, RU486 o Levonorprogestel ci possa essere un conflitto di coscienza
- la coscienza è un tema residuale, prima vengono tutti i “veri” problemi: L’educazione sessuale nelle scuole, per esempio!
La cultura della Vigato è la cultura di ogni totalitarismo, è la fine della democrazia e l’avvio alla definitiva eliminazione dell’umanità in quanto umana: perciò la mozione proposta da Franco Conte appare meno surreale di quanto poteva sembrare al primo sguardo.
Questa è la cultura del femminismo contemporaneo, fondato sulla negazione della libertà di coscienza, sulla manipolazione della verità e sulla conquista del potere ad ogni costo.