La settimana scorsa, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che i matrimoni gay contratti negli stati americani in cui sono permessi, per il governo federale hanno valore in tutti gli stati americani, anche in quelli in cui non sono previsti dalla legge.
Una vittoria bella e “rotonda” per i sostenitori dei “diritti gay”.
Mi preme, su questo tema, ricordare soltanto tre vecchie, ma sempre valide considerazioni personali di carattere psico-etimologico.
1. Il matri-monio è, etimologicamente, il rito della madre, così come patri-monio, è l’azione del padre, la contro-parte maschile per “perfezionare” il contratto (perché di questo si tratta).
Quindi, la prima deformazione consiste nel chiamarli, universalmente, matrimoni gay invece che “matrimoni lesbo” (lesbimonio?), termine che ne evincerebbe inequivocabilmente sia la natura sia la mandante: ammesso, e non concesso, che dietro ogni grande uomo ci sia sempre una grande donna, dietro i “matrimoni gay” c’è sicuramente la volontà e l’azione delle ministre della Magna Mater.
2. Amore significa “senza morte”, a-mors.
E’ questo aspetto, il suo significato intrinseco che gli conferisce l’attributo dell’eternità e non l’effimero sentimento dell’innamoramento (in-a-mors, “dentro la non morte”) umano.
Ora, se la consacrazione dell’amore, pur forzata ed espressa nel rito matrimoniale con la formula ” giurate di amarvi per sempre”[1], trova il suo senso nella ri-produzione della coppia sessuale (ri-produzione, a-mors, e l’unione dei divisi “sexus, scissi” , sono tutti uniti da un medesimo filo conduttore), per quella “omo” le cose vanno ben diversamente.
E’ qui, nella “ricollocazione” degli alteri, dalla “coppia sessuale” a quella delle “coppie di uguali” gay e lesbo – dove la “coppia” diventa un nonsense, oggi ancora necessaria solo per motivi di contingenza, che si manifesta in tutta chiarezza la dicotomia freudiana di pulsione di vita e pulsione di morte.
Nella coppia gay, non essendoci ri-produzione viene a mancare completamente l’a-mors, e dunque anche il termine “amore gay” dovrebbe assumere tutta un’altra valenza, essendo questa la coppia che incarna il principio “nichilista” (inteso qui come volontà del nulla).
La coppia lesbo, invece, delle due è quella su cui ricade per intero ri-produzione->a-mors, è dunque, come già espresso nel punto uno, da ritenersi la mandante e la vera destinataria dei “diritti gay”.
3. La coppia sessuale pone la sua esistenza sulla necessità di due entità, dette sessi, necessarie alla ri-produzione.
Una coppia non vincolata a necessità ri-produttive, non per motivi “accidentali” ma intenzionali, deve trovare il suo “principio di necessità” da un’altra parte, ovvero dire, nella (volontaria) negazione dell’alterità.
Svincolato “il sesso dalla riproduzione” (la riproduzione dal sesso?), la coppia dall’alterità (la differenza M/F), per quale motivo si dovrebbe ancora rimanere incatenati al vincolo di coppia?
E chi sarebbe, infine, il beneficiario di questi “diritti” …
Il gay?
Domanda la cui risposta è talmente banale che la posso, spero, lasciare all’intelligenza di ogni lettore.
A queste, considerazioni generali e sociali che ad alcuni possono sembrare troppo astratte, ne aggiungo una quarta, di carattere personale, un aneddoto.
C’è sempre un momento, nelle fasi iniziali del conoscimento tra i due, in cui Lei, prima di “aprirsi”, rendersi volontariamente disponibile, fa un domanda che è diversa dalle altre.
Quella è la domanda chiave, che solo la risposta “corretta”, cioè quella che lei vuole, è la risposta che apre la di lei serratura.
Bene, qualche anno fa, in vacanza in Indonesia, in gita con un ragazzo americano e due ragazze olandesi, la domanda “fatale” , quella che si riconosce dalle altre per il pathos espresso dal tono della voce carico di aspettative, quella che decide se ci si rivedrà per la cena della sera (e per il dopo cena) fu: “What do you think about Obama?“
Animus
1 Il sentimento, per definizione, non si giura, non si promette : si sente o non si sente.
La formula infatti suona come una condanna, tant’è che coniugi significa “sotto lo stesso giogo” (noto strumento di tortura medievale).
In altri paesi ci sono i DICO (o PACS) che costuituiscono un’efficace integrazione alle tutele già consentite dal codice civile.
Tra l’altro sono utili anche agli etero come alternativa al matrimonio civile: hanno natura contrattuale, con ampia libertà concessa all’autonomia delle parti, e possono essere sciolti liberamente senza possibilità di interferenza del giudice. Una libera regolazione giuridica della convivenza, che non comporta termini per la maturazione automatica di diritti al mantenimento.
ottimo articolo , che mette chiarezza in un dibattito oramai grottesco.
Qui c’è un articolo in qualche modo attinente
http://www.lsblog.it/index.php/cultura/423-perche-i-gay-si-vestono-da-donna
Io penso che tutto sto casino succede perchè c’è la parola matrimonio di mezzo.SE non ci fosse questa parola sarebbe una semplice unione legiferata.Se due gay vogliono stare insieme e avere dei vantaggi legislativi da questa unione ( reversibilità della pensione) è giusto per me che abbiano il diritto di averlo. Poi il concetto di matrimonio è legato alla famiglia cioè uomo+donna e figli quindi è un altra cosa. io sono totalmente contrario alle adozioni per i gay.Quindi la legalizzazione delle coppie gay non distrugge la famiglia,si fa tanto casino per nulla.