Delirio “nonsignifichista” si abbatte sul Secolo XIX

Lo scrittore Marco Cubeddu, sulle pagine del Secolo XIX, ha pensato di trattare un argomento spinoso: l’esibizionismo femminile.  Il suo articolo, nonostante lo sforzo di non apparire troppo politicamente scorretto, contiene un’idea di fondo lontana da quello che la maggior parte delle donne avrebbero voluto sentirsi dire; il risultato quindi è immaginabile: un tam tam di commenti inferociti e articoli seccati di risposta in moltissimi siti. Tantissimi lettori, e soprattutto lettrici, hanno sfogato davanti alla tastiera la propria aggressività repressa.

La reazione all’articolo è più interessante dell’articolo stesso. Per quale motivo la critica è impazzita di tanta rabbia? Proverò ad analizzare i tratti dell’articolo che hanno colpito così tante persone.

La frase più fastidiosa per le donne è sicuramente “Nessuno dei miei amici si fidanzerebbe con una che si veste così. E nessuna delle mie amiche si vestirebbe così.” Ebbene sì, questa frase è proprio devastante perché colpisce risveglia la paura profonda dell’istinto femminile di precludersi le possibilità di una storia “seria”. Cubeddu dice loro una cosa che nessuno dice mai proprio perché si sa che fa molto male: puntare troppo su un tipo di seduzione comporta un calo per l’altro tipo di seduzione.
Questo ammonimento la donna non lo accetta e reagisce con opinioni negazioniste di questo genere:

“no, guarda, che se una ragazza veste così non significa che…
no, guarda, che se una ragazza è vergine non significa che non possa essere una troia…
no, guarda, che se ad una ragazza piacciono i film non significa che è cinefila…
no, guarda, che se una ragazza si droga e ruba non significa che non possa essere una brava ragazza…
no, guarda, che se una ragazza parla solo di vestiti e trucchi, non significa che dà importanza all’aspetto fisico.”

Cioè reagisce con il “nonsignifichismo”: si afferma cioè l’impossibilità di interpretare qualunque dato perché nessun dato  significa qualcosa o può farci prevedere qualcosa. Ho letto un mare di commenti “nonsignifichisti” e il motivo è semplice: il nonsignifichismo serve a lasciare aperte tutte le opportunità, perché tanto nulla significa qualcosa e quindi si agisce nel vuoto assoluto, nel fluido meno consistente. Non esistono conseguenze, non esistono responsabilità, tanto ogni volta che ci si rivede si ricomincia da zero; e questo effettivamente attrae, più delle responsabilità, delle possibilità di errore e delle brutte figure.
Io non sono critico a prescindere contro questo “nonsignifichismo”, perché o magari nel vuoto cosmico si sopravvive lo stesso, oppure perché fin troppo spesso la gente incasella gli altri in categorie che ingabbiano il modo di essere altrui. Il vero problema del “nonsignifichismo” è il fatto di essere ir-realistico; infatti esso non è altro che il contrario della seduzione; la seduzione, pretende che si capisca, con pochi dati a disposizione, con che persona abbiamo a che fare; non per caso i gigolò dicono che la loro abilità sta semplicemente nella capacità psicologica di capire la donna già dalla prima telefonata. Ma, secondo voi, le dinamiche sessuali seguono dinamiche seduttive o nonsignifichiste?
Il nonsignifichismo può venire attuato solo in singoli casi di non significati, ma non esiste persona, men che meno donna, che  faccia scelte sessuali seguendo un nonsignifichismo assoluto. Qualsiasi scelta fatta usando il proprio istinto interpretativo, tradendo quindi il “nonsignifichismo”, rende la persona vicina al pensiero di Cubeddu… e a quello di altri 7 miliardi di persone grosso modo.
Il consiglio sintetico, perciò, che vorrei dare alle femministe ostili a Cubeddu è: provate ad applicare il nonsignifichismo agli uomini e ditemi se vi riesce. E fatemi sapere cosa ne viene fuori.

Altra frase che avrebbe fatto strappare i capelli a femministe e femministi:  “perché le ragazzine si vestono così da sgualdrine?”. Qui vale il concetto di cui ho appena parlato, ma è interessante approfondire  un altro punto di vista: io mi chiedo se chi quantifica la gravità del termine “sgualdrina”.
Facciamo una ipotesi: che il sottoscritto venga apostrofato con il termine equivalente valido per l’uomo, cioè ricchione; è indubbio che “ricchione” è un’offesa perché tra uomini è normale diminuire il social proof di un altro uomo attaccando la sua virilità; però il sottoscritto, per rispetto degli omosessuali, non potrà nemmeno sbraitare e fare drammi, perché nel caso in cui assistesse alla discussione un vero omosessuale, costui penserà certamente che io lo disprezzi talmente che la sola associazione tra me e l’omosessualità lui mi farebbe andare in bestia. Rischierei infatti di fare la parte dell’omofobo, è evidente.
Trasferendo questo discorso sulle reazioni in difesa delle ragazzine in minishorts, con le chiappe di fuori, delle quali a onor del vero, Cubeddu, neanche dice che SONO sgualdrine, ma semplicemente che VESTONO COME sgualdrine, reazioni così accese e così infastidite sembrano proprio  esprimere la presunzione di essere superiori moralmente alle sgualdrine, le quali vengono invece denigrate.
Queste avvocatesse d’assalto (uso il femminile perché la maggioranza dei commenti indignati sono di donne) si fiondano goffamente nella difesa delle loro assistite, senza che queste ultime abbiano chiesto il loro aiuto. Perché la realtà è che quelle ragazze VOGLIONO essere sgualdrine. Sì, certo, vogliono avere solo i lati positivi dello sgualdrinismo e non i lati negativi; ed è anche per questo che non  lo ammetteranno mai o perlomeno agiranno in modo ambiguo e ipocrita, ma le avvocatesse mica si chiedono se effettivamente se le ragazze vorrebbero giocare proprio il ruolo delle sgualdrine. Quindi sono le indignate stesse che offendono le ragazze, le quali si trovano a voler oltrepassare l’asticella della troiaggine, ma sono impossibilitate proprio perché quell’asticella viene alzata di proposito da chi vorrebbe prendere le loro difese. Il consiglio sintetico che darei a queste avvocatesse che fanno di tutto per non soddisfare i desideri di ribellione delle loro assistite perciò è il seguente: chiaritevi con loro, con quelle ragazzine che vanno in giro a mostrare il sedere cioè, e ne vanno fiere.

Dai commenti per il web si nota che la frase di Cubeddu più contestata è la seguente: “Inoltre, anche se impopolare, bisogna dirlo: spesso, le violenze domestiche nascono da situazioni in cui, donne con scarsa personalità, si legano a zotici della peggior risma.”
E’ la più contestata perché in questo modo possono accusare l’eretico di turno di essere “favorevole al femminicidio” e metterlo così alla gogna.

Ma credo di aver capito che al femminismo non importa nulla della violenza sulle donne e ancora meno degli omicidi di donne per mano maschile. L’articolo di Cubeddu, infatti, sarebbe un’occasione di confronto per discutere sui metodi coi quali diminuire le manifestazioni di violenza domestica. Ma il femminismo erge un muro: non c’è alcun interesse al dialogo. Alle femministe sta bene questa situazione in cui le donne sono deresponsabilizzate e passive. E’ come se il problema della violenza domestica fosse una montagna da scalare e un ciclista pedalasse con una gamba sola: solo gli uomini infatti sono messi in discussione e si stanno impegnando per contrastare il problema; le donne no, le donne devono solo pensare a provocare, al loro narcisismo, ai loro diritti e non devono avere una coscienza.
Un peso morto quindi, una gamba che non pedala.
Dobbiamo iniziare a considerare il femminismo complice dei rari ma spesso sovraesposti omicidi di donne; è il femminismo, soprattutto quello retribuito, ad avere le motivazioni per non risolvere il problema.

Warlordmaniac

6 pensieri riguardo “Delirio “nonsignifichista” si abbatte sul Secolo XIX

  1. e ci sono ragazze appassionate d “vestiti e trucchi” che non sono superficiali..Curare il proprio aspetto fisico non significa essere stupidi..anche gli uomini lo fanno.
    Poi qualcuno mi spieghera perchè una ragazza appassionata di moda è frivola e un tifoso di calcio no. Perchè la passione per il calcio sia considerata più “nobile” di quella per la moda o per le telenovelas è un mistero per me

  2. io noto che un uomo può flettere i pettorali e sfoggiare i bicipiti e l’addome piatto (se il fisico glielo permette, ovvio) e nessuno si chiederà pensoso come mai si atteggia così a “sgualdrino” nè metterà in discussione il suo diritto di farlo o tanto meno lo riterrà corresponsabile di eventuali molestie o violenze subite.
    Cubeddu è indifendibile e Simone Regazzoni (non accusabile di vetero femminismo, basta leggere Pornosofia per capiure cosa pensa di una certa parte del femminismo) gli ha risposto come merita

    1. L’ultimo periodo è una sua opinione e non c’è molto da rispondere tranne che per dirle che non sono d’accordo. Più interessante è la prima parte del suo post. L’uso del verbo “potere” è impreciso come troppo spesso avviene; il verbo “potere” viene a torto usato per contrastare un dissenso, ma i dissensi non sono divieti. Una cosa non si può fare quando è vietata o quando è irrealizzabile, ma spesso si fa anche quando è vietata. L’andare a torso nudo, per un uomo, è un abbigliamento molto informale e spesso osteggiato in luoghi chiusi o anche in centri storici, ma nella maggior parte dei casi chi ha intenzione di farlo, ci riesce e non subisce conseguenze serie. Quindi si può fare, è possibile. Ma lo stesso vale per le ragazze in minishorts: se si vestono in quel modo all’aperto, è perché hanno avuto intenzione di farlo e ci sono riuscite e non subiscono conseguenze serie, nella stragrande maggioranza dei casi. Uomini e donne hanno aspettative diverse e suscitano reazioni diverse; spesso le donne si lamentano che la critica verso di loro è troppo intransigente, ma della stessa cosa si lamentano anche gli uomini; per parlare di questa diatriba ci vorrebbe un forum intero. Lei, Paolo, ha spezzato una lancia contro la critica alle donne, anche se ha trovato degli esempi totalmente sballati. Io sono più dell’altro partito. Saluti.

  3. Il “nonsignifichismo” fa il paio con l’altra ridicola mania di moda di non chiamare le cose col loro nome per una sorta di buonismo ipocrita:se a 30 anni misuro m. 1,40 “non significa”che sono basso,sono “diversamente alto”.Se peso 100 chili non sono grasso,sono diversamente magro e via sproloquiando.Analogamente a mio avviso si può dire che una femminista è sempre più non donna,ma “diversamente uomo”(e diversamente maschilista).

    1. Tante cose sono cambiate, magari meno di quel che si vuole far pensare, ma se c’è una cosa che è rimasta uguale negli ultimi decenni è la sensibilità femminile di fronte all’accusa di troiaggine. In effetti le femministe non vogliono che l’uomo si possa esprimere liberamente e per compiere quest’atto di prevaricazione utilizzano gli stessi valori di tanti decenni fa, come se nulla fosse cambiato. Qualcuno dovrebbe dire alle femministe e alle donne in generale che non è possibile esaltare i sintomi e vergognarsi della malattia.

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