Sulla rete è molto frequente imbattersi in siti, che suggeriscono agli uomini che il rimedio alla condizione maschile consiste semplicemente nell’evitare il matrimonio e darsi a sterili attività del tempo libero: pesca, ippica e chi più ne ha più ne metta.
Sono consigli superflui: vi è già una marcata tendenza degli uomini, anche quelli non informati sulle tematiche della questione maschile, ad evitare il matrimonio e le relazioni a lungo termine. Lungi dall’avanzare proposte per cambiare le cose, questi siti si limitano a constatare uno stato di fatto e a suggerire di conformarvisi. È sufficiente questo a migliorare la condizione maschile?
Ci si sente rispondere che i nostri governi sono contrari alla famiglia e discriminano gli uomini. Vero, ma presentato così il quadro è alquanto incompleto. Evitare di mettere su famiglia e ritirarsi nel proprio particulare è esattamente l’effetto desiderato dalle leggi e dalla cultura misandrica oggi in vigore.
È troppo semplicistico pensare che basti ignorare le donne e darsi all’ippica per risolvere i problemi maschili: malgrado l’idealizzazione che se ne fa sulla rete, la vita del single medio sarà sempre più vicina a quella di uno schiavo moderno, che a differenza di quelli dell’antichità non può nemmeno permettersi una famiglia. Il maschio disporrà di un reddito di mera sussistenza, compensato da abbondanti circenses: tv, pornografia, intrattenimento vario che lo manterranno in uno stato di docile, abulica apatia. Continua a leggere “Basta ignorare le donne per migliorare la condizione maschile?”
Autore: Vicus
Questione Maschile: chiudiamo bottega, Gnoccatravel risolverà tutto. O no?
Non c’è alcun dubbio, dovunque gli uomini parlino di donne, riferiscono gli stessi fatti: apatia e antipatia delle nostre connazionali. A fronte di scarsa femminilità e pessimo carattere, le nostre concittadine pretendono un uomo che esiste solo nelle riviste femminili, che forniscono loro i sogni di cui non sono più capaci.
Il fenomeno Gnoccatravel fa parte a pieno titolo della QM: è davvero paradossale che tra italiani (maschi e femmine) non si riesca più a parlarsi e ci si rivolga a geishe o mandinghi di vario genere, per quello che è soltanto il simulacro a pagamento di una relazione. Un’allucinazione per cuori solitari, che però si vogliono ricchi e di successo come prescrive la vulgata sociale.
In molti paesi le mogli le ‘importano’ dall’estero –e forse già anche i mariti. È la delocalizzazione sessuale, risvolto umano della globalizzazione: masse di persone, che a imitazione dei capitali finanziari si spostano da un paese all’altro seguendo la legge del mercato. Continua a leggere “Questione Maschile: chiudiamo bottega, Gnoccatravel risolverà tutto. O no?”
L’impossibile (e terminale) riforma del femminismo
Recentemente si sono verificate da parte femminista alcune apparenti aperture su temi che abbiamo a cuore noi QMisti. Meglio unire che dividere, ma in tali ripensamenti femministi c’è una contraddizione di fondo.
Sembrano più che altro un tentativo malriuscito (forse per mantenere privilegi e visibilità) di traghettare un’ideologia senescente in una società che comincia lentamente a capire, e a cambiare in meglio.
Il femminismo è un ramo secco della storia, che necessariamente cadrà: il fatto che cerchi di assimilare elementi ad esso contraddittori (che hanno solo l’effetto di un diserbante), non è che il segno che ormai si arrampica sugli specchi, non avendo più argomenti né presa sul sentire comune. Continua a leggere “L’impossibile (e terminale) riforma del femminismo”
“Religione laica”: la Repubblica riscopre il padre… e l’acqua calda
Museo di storia naturale stile cattedrale
Recentemente è apparso su Repubblica (7 settembre) un articolo, in cui si riscopre l’importanza della figura del padre e si vagheggia la costruzione di una religione laica (ammesso che una religione si possa costruire).
È un segnale importante di cambiamento in atto, sia pure ai primi passi.
Particolarmente interessante il fatto che un giornale laicista ponga la figura paterna in relazione a valori trascendenti.
Come ho accennato in un precedente intervento, non si può ridare vera dignità alla figura dell’uomo e del padre, in un contesto di consumismo passivo e femminilizzato, senza un universo simbolico di riferimento.
L’articolo denota che siamo agli estremi languori del pensiero moderno, che ormai si arrampica sugli specchi e anche negli argomenti rivela le sue lacune e contraddizioni. Si cerca di colmarle ricorrendo a un ossimoro, la creazione di una sorta di religione laica, di cui è facile intuire quale scarso seguito avrebbe e che, visto il trattamento che la società riserva a categorie come uomini e padri, con tutta probabilità ricorderebbe certe derive della religione civile romana di neroniana memoria. Continua a leggere ““Religione laica”: la Repubblica riscopre il padre… e l’acqua calda”
Cancan mediatico su lobby gay e matrimonio per ‘tutti’: breve intervallo
Un breve intervallo, si spera ristoratore, nella discussione su lobby gay e matrimonio omosessuale; tematiche che monopolizzano il dibattito mediatico nel nostro paese, che per fortuna non conosce miseria e disoccupazione e dove le famiglie sono unite e felici.
Sarebbe forse bene si parlasse di più dell’adozione omosessuale, che per i nostri ‘rappresentanti’ in Parlamento sembra irrinunciabile.
Parlare (solo) di lobby omo sembra avere come unico effetto quello di creare un clima favorevole all’ondata di leggi anti-famiglia, suggerendo che se nella Chiesa è pieno di preti e vescovi gay è ‘ipocrita’ richiamarsi a certi principi di legge naturale; mi riferisco al diritto di un bambino ad essere allevato da un padre e da una madre. Continua a leggere “Cancan mediatico su lobby gay e matrimonio per ‘tutti’: breve intervallo”
La metamorfosi borghese del femminismo
Sembra ormai evidente che il femminismo, almeno nella sua versione vetero-sessantottina, non susciti più neppure l’interesse della gente; non è anzi raro sentire prese di distanza del tipo: “Non sono femminista”.
Il messaggio femminista però, oggi rifiutato a livello razionale come folclore di un’ex-modernità che non vuol passare, sceglie altre vie dove il senso critico è meno vigile: l’uomo, il maschio, è una figura simbolica (laddove la femmina è in primis biologica), in altre parole il maschio può sussistere ed è credibile solo come essere radicato in un sacrum, in una metafisica.
Il ruolo femminile è ancorato al dato biologico, mentre quello maschile a quello cosmologico, alle leggi, ai riti, alla trasmissione di una tradizione―vale a dire di un’intelligibilità del mondo―e all’agire in esso. Continua a leggere “La metamorfosi borghese del femminismo”
La ricetta della Miriano: sussidi statali alla “sottomissione”
Recentemente la nostra Costanza è tornata a perorare la causa dei sussidi statali alle famiglie (anzi: alla donna), ormai ridotte a specie protetta.
Ammettiamolo: anche senza incentivi, per come funziona l’economia oggi i figli si fanno in tre, col contributo di una coppia e di un ‘terzo comodo’ che non può permettersi una famiglia, ma lavora per mantenere la coppia in questione. Un assegno di mantenimento, obbligatorio per tutti.
La famiglia di cui parla Costanza è quella di pochi privilegiati, ai quali essenzialmente si rivolge. Da novella sceriffa di Nottingham li vezzeggia (anche in vista di candidature politiche?) con proposte di ulteriore drenaggio di denaro in loro favore, da un paese impoverito. Continua a leggere “La ricetta della Miriano: sussidi statali alla “sottomissione””
PAS e famiglie monoparentali: un modello sostenibile?
Il bambino nasce nel corpo materno, è una prerogativa femminile, ma l’uomo è necessario. Il legame tra il padre e la madre precede l’arrivo del figlio e —normalmente— permane in seguito, e in questo senso il padre è l’immagine della legge, dell’iscrizione simbolica: il momento in cui il padre trasmette il suo seme è un momento privato, il figlio non ne è testimone, ma la madre sa chi è il padre e mostra il padre al bambino.
Poiché il figlio nasce nel corpo materno, simbolicamente la madre è contenente, quindi il bambino che nasce la lascia: a questo punto, o c’è un padre che accompagna il figlio, che lo conduce verso la legge e verso il mondo, o la madre dice “È mio!” e si tiene il bambino.
È questa la tradizione matrilineare delle popolazioni indigene più arcaiche, che esiste ancora oggi e alla quale stiamo tornando: la secolarizzazione e il bando del sacro fanno ritornare la matrilinearità, perché la natura che non sia iscritta in un contesto culturale e in particolare cristianizzato ritorna alla sua condizione primordiale, ai suoi fondamentali.
La madre afferma simbolicamente: “È il mio bambino! È il mio corpo! È mio!” Si tratta di un’attitudine possessiva ancestrale: quando c’è un’adozione, si può notare che la madre non apprezza affatto che ci sia un nuovo padre, una nuova madre, qualcuno che vegli sul suo bambino.
Stiamo quindi ritrovando, per effetto di una decostruzione culturale, questa forma più arcaica di paganesimo che è la matrilinearità: una donna che genera un’altra donna, che a sua volta ne genera un’altra. Incidentalmente può nascere anche un maschio, ma gli uomini sono di troppo; la mascolinità, la funzione paterna è atrofizzata.
Entrambe le figure parentali, paterna e materna, sono necessarie alla nostra costruzione: la madre porta il bambino, ne assicura le cure, e il padre lo educa, lo forma. Spetta principalmente a lui farne un essere umano adulto, maturo, compiuto, aperto al mondo. Continua a leggere “PAS e famiglie monoparentali: un modello sostenibile?”