Se si volesse definire la Questione Maschile in una frase, si potrebbe dire che l’uomo (inteso come maschio) è una pietra d’inciampo nella marcia verso il post-umano.
Si è cominciato col femminismo, che ha progressivamente distrutto la paternità e la famiglia, in sinergia con la pseudo-liberazione sessuale della donna, determinata dalla pillola anticoncezionale, che ha escluso l’uomo dalla scelta della paternità.
La pillola era per il terzo mondo, ma costava troppo e sono state le donne occidentali a ingoiarla. Il risultato è stata la dissociazione della sessualità dalla procreazione, cui è seguita, grazie al femminismo, la dissociazione della procreazione dalla paternità. Il padre non è più il genitore naturale ma colui che cresce il bambino: solitamente il secondo marito, a spese del primo.
Le nuove tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno comportato un ulteriore trasferimento di responsabilità della procreazione, passata dalla coppia al legislatore, e dal legislatore alla sola donna.
Un’ulteriore tappa nella marcia verso il post-umano, che si vuole inesorabile, è il cosiddetto “matrimonio per tutti”, il cui vero obiettivo è celato.
Nel matrimonio per tutti la questione dell’omosessualità è del tutto secondaria, ci sono sempre stati omosessuali, ma questo pseudo-matrimonio è un ulteriore passo per infrangere la filiazione. E’ questo l’obiettivo, arrivare al postumano, all’“uomo digitale”.
Già una deputata francese favorevole al matrimonio omosessuale ha detto che “dissociare quest’ultimo dall’adozione sarebbe un grave errore”. Ha certamente ragione.
Tutti questi cambiamenti non sono possibili se non obliterando la nozione di uomo (maschio), facendo letteralmente sparire il maschile dalla società. Una sociologa femminista, Irène Théry, ha affermato che “le modalità di filiazione non possono restare ferme, quando la società non si basa più sulla distinzione tra maschio e femmina”. Si passa dalla filiazione biologica alla filiazione sociale.
Aggiunge che “la filiazione ieri non era biologica, ma fondata sull’istituto del matrimonio” considerato come causa di tutti i mali: “l’asimmetria dei sessi [vale a dire il maschile] non ha mai prodotto la minima socialità naturale. Al contrario può essere fonte di violenze e va sempre inquadrata con regole”.
Come si vede c’è perfetta sintonia tra teoria gender, nata in gruppi femministi, e femminismo classico che considera il maschile la causa di tutti i mali : la differenza sessuale è definita come fonte di violenza obbligatoria, da alterare e reprimere. Continua a leggere “Il post-umano, traguardo ultimo dell’anti-maschile”