Eccoci alla terza parte della trilogia su femminismo e autoritarismo. Abbiamo visto come il femminismo sia collegato al cospirazionismo e al dogmatismo.
Possiamo quindi non stupirci nel collegare il femminismo al totalitarismo
Non a caso ho postato una foto che si rifà al Grande Fratello di Orwell.
Quel romanzo, al pari della famosissima Fattoria degli animali, indaga a fondo la struttura dei regimi totalitari, e ne abbiamo già una idea chiara appunto nella foto.
Lo sguardo minaccioso è quello delle vestali del femminismo, implacabili nel cercare di attaccare ogni manifestazione di dissenso, per quanto garbata, rispetto al dogmatismo.
E’ esattamente quello cui assistiamo tutti i giorni: la berlina mediatica e addirittura le minacce legali per chiunque non sia prono ai diktat femministi.
Ancor più interessanti, sono le tre frasette nella parte inferiore del manifesto: tre ossimori nei quali la guerra diventa pace, la schiavitù si tramuta in libertà, l’ignoranza è forza.
Questo è proprio quanto il femminismo ci propina in tutte le salse: arroganza femminile che diventa sicurezza, opportunismo dipinto come fermezza, vittimismo raffigurato come intraprendenza.
Chi controlla il passato, controlla il futuro: ecco che la convenzione di Istanbul ce ne dà un corposo assaggio nel suo preambolo a pg 3:
Riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione;
La Storia, tutta la Storia umana, riscritta come una unica, interminabile catena di sopraffazione dell’ uomo sulla donna, in ogni tempo e in ogni dove. Grazie a questa manipolazione del passato, si vuole arrivare a una concezione del presente in cui tutti gli esseri umani sono uguali , ma alcuni ( le donne ) sono più uguali degli altri.
Quindi sono stato giudicato colpevole (da chi? dal mio giudice naturale? da una autorità giudiziaria? si è svolto un processo nei miei confronti senza che io ne sia stato informato e senza che lo Stato mi abbia dato la possibilità di difendermi? vi è possibilità d’appello?) e condannato al risarcimento dei danni (in quanto il destinatario delle norme che verranno emanate sono io nella mia veste e qualità di soggetto appartenente al genere maschile – norme dal carattere spiccatamente discriminatorio siccome a mio sfavore ed in favore del gentil sesso-). Tuttavia, non avendo IO fatto nulla, qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi la ragione per la quale devo essere io a pagare?
Pur ammettendo che le mie antenate siano state discriminate (a riguardo avrei qualche dubbio dal momento che la condizione della donna del 1800 andrebbe analizzata nel contesto storico in cui Ella ha vissuto e non osservata dall’ottica della società moderna; è una comparazione assurda e priva di qualsiasi logica)e pur ammettendo che i miei antenati abbiano delle colpe (non capisco quale colpa possa essere imputabile a mio nonno dal momento che lui ha vissuto rispettando i valori vigenti nella sua era), io cosa centro? Perché devo essere io a pagare?
La c.d. convenzione di Istanbul può essere definita un misura di prevenzione (prevenzione contro la violenza sulle donne appunto). Le “misure di prevenzione” (o social-preventive), sono misure dirette ad evitare la commissione di reati da parte di determinate categorie di soggetti considerati socialmente pericolosi. Come fa il mio Stato (Stato di diritto) a qualificarmi quale” soggetto socialmente pericoloso” senza che io abbia mai fatto nulla?
Ai posteri l’ardua sentenza.
(il seguente messaggio l’ho mandato anche su facebook in molti gruppi e mi sembra importante condividerlo anche qui, chiedendo un parere… o un’idea)
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Qualcuno ha visto il film Babylon A.D. ?
http://it.wikipedia.org/wiki/Babylon_A.D._(film)
Lo so, è un po’ vecchiotto, ma…
Lo chiedo non a caso ma perchè mi sembra che si possa ricavare una parte molto importante, quella riguardante il femminismo di oggi e del suo potere mondiale ma altrettanto le infami tecniche di indottrinamento.
Il film non parla del femminismo ovviamente ma dietro la trama è nascosto un senso. Ad esempio quando il capo della setta di noeliti – una donna, sfrutta l’uccisione di un convento pieno di donne a scopi politici(ossia ciò che oggi succede col femminicidio incluse tutte le mistificazioni e falsificazioni dei dati) oppure quando vuole ottenere il bambino della ragazza, dicendo che quello è suo bambino(la privazione dei diritti di genitori) o quando fanno vedere i tanti uomini che la circondano ed obbediscono ai suoi ordini(il fica power di oggi che ormai rincoglionisce un sacco di uomini “svegli”)… ed in genere quando vuole ottenere potere al solo scopo di rafforzare la sua religione(nel nostro caso realmente si tratterebbe di femminismo come nuova religione).
Voi che ne pensate?