Comunque da quel che traspare dalle sue opere e dalla biografia, provo una certa simpatia anche per quello che deve esser stato Bukowski come persona, visto che il suo è il punto di vista del "fallito"(il successo economico-letterario l'ha raggiunto intorno ai 60 anni d'età, ma gran parte della sua vita l'ha vissuta alternando periodi da disoccupato-vagabondo, a umili lavori da impiegato sfruttato e sottopagato), squattrinato, alcolizzato, ultimo tra gli ultimi, tra gli esclusi dal "sogno americano". Chi meglio di lui poteva raccontare in maniera ironica e dissacrante, il "lato oscuro" delle moderne società capitaliste(e pseudo-femministe), popolate da un'esercito sconfinato di persone(soprattutto uomini) condannate alla solitudine, all'esclusione sociale e alla perdizione (e di donne destinate alla prostituzione)?
Uno con un vissuto del genere, non può che essere "anti-femminista"(chi finisce a vivere tra i diseredati, non può non rendersi conto che la società attuale è spietata ed estremamente crudele nei confronti degli uomini che hanno perso tutto... molto più che nei confronti delle donne ... altro che sesso "dominante", come vanno blaterando le femministe) , nonostante un autentico amore per le donne(alla faccia dello stereotipo femminista, che etichetta gli "anti-femministi" come misogini), che trasuda in maniera discreta ma inequivocabile, da quasi tutti i suoi scritti!