Era quel che diceva il mio istruttore /6° dan): le tecniche di difesa personale sono generalmente inefficaci. Sul pugilato era chiaro: basta dare pugni contro un sacco. Ovvio che le doti fisiche aiutano, ma a parità di costituzione mi riesce difficile credere che i 3° dan che ho visto nel mio dojo avrebbero avuto il minimo problema con praticanti di FC o MMAA.
Resto dell'idea che qualsiasi arte marziale che richieda almeno 5-10 anni di pratica per arrivare a un livello decente sia più efficace di tattiche di difesa personale o cinture nere prese in 2-3 anni.
Il karate che si vede nelle competizioni è molto diverso da quello reale.
No, ascolta, il tuo istruttore sbagliava alla grande riguardo al pugilato, che per quanto riguarda le tecniche con le mani è migliore del karate (in passato ci son state anche sfide tra pugili e karateka).
Ed anche in merito alle cinture nere 3° dan nel karate, torno a farti notare che nelle MMA non solo ci sono praticanti di tale livello, ma anche che i suddetti prenderebbero un sacco di botte da un Jon Jones
https://en.wikipedia.org/wiki/Lyoto_MachidaRango 3° dan cintura nera nello Shotokan Karate sotto Yoshizo Machida[3]
Cintura nera nel Jiu-Jitsu brasiliano sotto Walter Broca[4]
o un Khabib Nurmagomedov.
Te lo fece notare pure CLUBBER, alcuni anni fa.
Se fosse come dici tu anche alle Olimpiadi basterebbe mandare maestri di 60-70 anni anziché atleti 25enni...
Inoltre per strada puoi essere cintura nera di quel che ti pare, ma in tale contesto subentrano altri fattori che molti maestri di karate, kung fu, judo ecc, trascurano regolarmente.
Innanzitutto il fattore psicologico, perché anche un karateka, un judoka o un pugile possono rimanere condizionati o bloccati dalla paura (fatti accaduti in passato), poi c'è il fatto che alcune tecniche (come ad esempio i calci alti, ecc) richiedono il riscaldamento e quindi non possono essere tirati a feddo; a questo aggiungiamo l'abbigliamento, che può impedire un certo tipo di movimenti, per passare al luogo in cui tale aggressione può avvenire.
Tornando al karate prima di tutto bisogna fare una distinzione tra quello che sono delle coreografie di un serie televisiva e quello che è un' aggressione reale in strada.
Quello che, ad esempio, si vede in Cobra Kai, o in qualsiasi altro film o serie Tv basata sulle arti marziali, è una finzione cinematografica. Sono coreografie studiate a tavolino e provate e riprovate centinaia di volte e NO: non sono applicabili in un contesto reale di aggressione.
A questo punto arriviamo alla domanda vera e propria:
Il karate è efficace per la difesa personale?
La verità? Non tanto. Soprattutto quello che viene insegnato oggi in buona parte dei dojo.
Lo so che tu non condividerai mai e che se in questo momento fossero presenti altri maestri di karate verrebbero a darti manforte, ma il fatto è che bisogna evitare di raccontare palle.
Dunque: sotto un punto di vista tecnico il karate è eccellente.
Infatti il karate tradizionale ha quasi tutto: colpi, parate, lavori sugli spostamenti e sulla distanza, proiezioni, rotture…persino le testate!
Perciò il problema non sta nella tecnica, ma nelle metodologie di allenamento.
Un’aggressione in strada è un evento feroce e brutale dove bisogna gestire parecchie variabili.
1. L’aggressore:
E' feroce, brutale e non collaborativo. Il suo unico scopo è fare più danni possibili anche giocando sporco. Inoltre può essere armato, sotto effetto di stupefacenti o avere degli amici che gli danno manforte.
2. Il dialogo:
Un’arma potentissima nelle mani di un aggressore perché gli permette di distrarti, di farti paura e di chiudere le distanze, potendo così attaccarti all’improvviso e quando sei più vulnerabile. Il dialogo può essere anche costituito da rituali di sfida che servono per vedere come ti comporti e per valutare se sei una “preda facile” oppure no.
3. La distanza:
Tutte le aggressioni avvengono a corta distanza, corpo a corpo. Raramente si pratica lo studio di questa distanza nel karate.
4. L'ambiente:
E' differente essere aggrediti in un vicolo, in un parcheggio, in un bagno pubblico, schiena al muro o sulla ghiaia. L’ambiente ha delle insidie che spesso rappresentano uno svantaggio per la vittima ed un vantaggio per l’aggressore. Inoltre può essere usato contro di te. Un esempio? Se cadi a terra sarà piuttosto semplice prenderti la testa e sbatterla sul pavimento.
5. La paura e l’adrenalina:
Puoi essere un mostro a livello tecnico ma se non sarai in grado di gestire la paura e l’adrenalina sarai sempre carne da macello.
6. La stanchezza:
Un aggressore colpisce sempre quando reputa che la sua preda sia vulnerabile. Quindi è altamente probabile che se mai ti dovessi trovare a gestire un’aggressione in strada sarà di sera e probabilmente quando sarai stanco.
7. Gli abiti:
Un conto è allenarsi in gi o in tuta da ginnastica e un conto è doversi difendere quando si indossa un cappotto, un paio di jeans o una gonna. Gli abiti ti possono impedire di svolgere determinati movimenti e ti possono rendere più vulnerabile.
E potrei andare ancora avanti.
L'unico modo per imparare a gestire tutte queste variabili è sottoporsi a metodologie di allenamento specifiche come gli esercizi sotto stress indotto e le simulazioni.