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IL COMBATTIMENTO A TERRA È SCONSIGLIATO
Una delle caratteristiche delle competizioni moderne di arti marziali miste è l’importanza data al ground fighting, il combattimento a terra. Dopo che Royce Gracie ha vinto con facilità il primo torneo Ufc impiegando le sue tecniche di ju-jitsu brasiliano, è divenuto a tutti chiaro che in una situazione di 1vs1 in un ring, è troppo difficile vincere senza conoscere il combattimento a terra.
In guerra, tuttavia, questo tipo di combattimento può essere utile solo in situazioni molto limitate. In alcune competizioni sportive di arti marziali, cadere a terra equivale a perdere. Il motivo è che nella guerra tradizionale, finire con la schiena a terra significava prendersi un colpo di lancia un secondo dopo. Se durante una guerra, anche moderna, un soldato ne attaccasse un altro portandolo a terra, sarebbe facile per altri soldati intervenire accoltellando l’aggressore. Lo stesso avviene in una situazione di autodifesa moderna: se la persona A porta a terra la persona B, gli amici di B possono sempre intervenire ad aiutarlo, e A sarà in una situazione in cui non può affatto difendersi. Inoltre un coltello, un sasso, la sabbia, un terreno ruvido, una discesa, una sedia, un tavolo, sono tutti mezzi che possono essere sfruttati per creare situazioni impreviste per l’atleta abituato al tappetino della palestra o al ring. Alcune arti marziali, come il ninjutsu, si specializzano nell’utilizzo dell’ambiente esterno e delle armi non convenzionali, magari tenute nascoste sotto i vestiti.
Il combattimento a terra, quindi - che è così cruciale nelle competizioni sportive - è secondario in situazioni di guerra e di autodifesa.