Questo lo penso anch'io.
Non a caso, già alcuni anni fa, ero solito scrivere che l'avversario numero uno - nonché il "parametro di riferimento" - di qualsiasi femmina che pratica arti marziali, è il maschio della specie umana.
Molte, moltissime femmine odierne, vorrebbero realmente essere nate maschi, ed essere forti come i suddetti.
Ed infatti fanno di tutto per scimmiottarli e "rincorrerli".
Questo è uno dei complessi abilmente indotti dalla società: la propaganda femminista svilisce la femminilità, la maternità, la casalinga viene dipinta come una prigioniera ecc. Cosa resta alle donne? Competere con l'uomo. E giù reportage su come una donna debba lavorare per esistere e andare in guerra per avere stima di sé. La vita di relazione, i legami familiari ecc. sono azzerati, anzi stigmatizzati, cosa le resta da fare per crearsi un ruolo socialmente significativo ? Mettersi i guantoni. E lei, si capisce, non ci pensa un minuto.
Non sto giustificando le donne per questo, a partire dalla stupidità nel farsi manipolare e darsi ad attività assurde per una donna. Dico solo che le nostre nonne (complessate o no verso gli uomini) sul ring non ci sarebbero mai salite.
Viceversa i maschi seguitano a fare "i cavalieri" e a non avere una piena consapevolezza di tutto ciò, ossia di essere percepiti dalle femmine, come gli avversari da battere e abbattere.
Anche in questo caso, una diversa reazione per civile che sia non è socialmente contemplata e si rischia di passare da misogini, balzani e potenziali violenti come suggerisce un tale di nostra conoscenza.
A me l'anno scorso al supermercato è capitata una scenata alla Cicalone,* solo che il "provocatore" era una donna. Le ho risposto garbatamente (altrimenti scriverei da Poggioreale
) ma il solo fatto che non accreditassi la sua versione provocava sguardi fulminanti dalla platea.
* Identico motivo, una fila alla cassa.