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"Come una bestia feroce"(Vigilato speciale)(Prima ed.1973)di Edward Bunker
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Suicide Is Painless:
"Come una bestia feroce feroce"(No Beast So Fierce)(Vigilato speciale)(Prima ed.1973)di Edward Bunker, Einaudi, Stile Libero, 2004, Mondadori collana Il Giallo Mondadori, 1997. Prima Ed. Ita (1978) con il titolo del bellissimo film di Ulu Grosbard (Straight Time) con uno dei più memorabili Dustin Hoffmann, nei panni del protagonista Max Dembo. "Vigilato speciale".
Trama in sintesi:
Edward Bunker, fra tutti gli scrittori americani di noir, è quello con la biografia più maledetta. Condannato un paio di volte per crimini di varia natura, ha riscoperto in carcere la vocazione dello scrittore. I suoi romanzi sono viaggi senza protezione nel mondo della criminalità quotidiana. Nelle sue pagine il noir perde qualsiasi coloritura romanticheggiante o redentrice, nulla oltre un naturalismo spietato a descrivere un mondo dove la rabbia irrigidisce il dito sul grilletto e ogni fuga appare illusoria, quando non decisamente terrorizzante. Il protagonista del romanzo è un ex delinquente di Los Angeles che, dopo aver inutilmente cercato di riadattarsi alla vita normale, sceglie di rituffarsi nella “sicurezza” del crimine.
(Dalla scheda su IBS)
James Ellroy ha definito "Come una bestia feroce" “il più bel libro mai scritto sul tema della rapina a mano armata”, e forse basterebbe solo questo per recensirlo, ma qualche parolina personale devo spenderla pure io, no?
Be’, da parte mia posso dire di non essere certo -e purtroppo- un ciclope del noir quale Ellroy, ma che questo sia un gran libro è fuori discussione. Niente invenzioni fantasiose, nessun buonismo, né concessioni stilistiche. Solo tante verità, dure e senza speranze. Occhi spalancati su realtà degradate che tali resteranno, che non hanno altro futuro che una triste replica del presente, ugualmente squallida, se non peggiore.
Max Dembo è l’emblema dei reietti, di chi non ha altra scelta che essere un criminale. Uscito dal carcere si ritrova a contatto con un mondo ostile, una realtà in cui cerca di calarsi ma dalla quale si sente rifiutato, e che lui stesso sente “sbagliata”, come un abito cucito per un altro e che non si riesce a indossare. Vogliono che si comporti bene, e lui ci prova, anche se non ne è convinto. Ci prova e sopporta le umiliazioni, ma dentro sa che non durerà a lungo, prima o poi non riuscirà più a tollerare. La vita che vorrebbero imporgli non è fatta per lui. E allora fanculo a tutto, decide. Hanno fatto di lui un criminale: loro, con quelle belle casette col giardino curato e la macchina appena lavata e il lavoro ce l’ho e chissenefrega degli altri, loro che l’avevano sballottato in custodia di qua e di là come un pacco. Hanno fatto di lui un criminale e adesso non possono più cambiarlo. Al massimo possono evitarlo, temerlo, o braccarlo, arrestarlo di nuovo, se ci riescono. Ma non imporgli regole e piegarlo al loro volere. Le regole, Max Dembo se le fa da solo.
Un romanzo di una spietata lucidità che scava tra le pieghe della società e del suo rapporto col delinquente, che scandaglia il concetto di legge e di giustizia per concludere infine, implacabilmente, che sono parole vuote.
Un libro da leggere, per capire come a volte vada la vita, quella vera.
Un grazie all'insostituibile Thrillerpages ma anche a Diego Thriller:
Questo libro insieme a "Educazione di una canaglia" è un vero gioiello.
Tutti sono sempre pronti a puntare il dito, a giudicare, ma quasi nessuno riesce a mettersi nei panni degli altri e pensare. Noi magari sappiamo che quel tale è appena uscito di prigione e la prima cosa che pensiamo è di stargli alla larga, che è un bastardo, che non merita la nostra più assoluta fiducia, e lo emarginiamo, lo escludiamo assolutamente dalle nostre vite.
Ma noi non sappiamo o non pensiamo al suo passato, come ha vissuto, che problemi ha avuto, come è giunto a compiere quell'atto, che inevitabilmente gli ha cambiato la vita.
"Non potevo raccontare la verità su me stesso¸forse nessuno è davvero in grado di farlo. Forse la verità è fatta di organi sanguinanti, di ingranaggi, di buchi non riempiti, è un retroterra di nulla in una distesa di tempo infranto, destinato a sciogliersi. Avrei forse potuto narrare della cella buia come l’inchiostro in cui ero stato gettato, nudo, senza nemmeno un materasso, solo con il cemento e l’oscurità: nove anni. O di quando al riformatorio ero stato ammanettato al termosifone mentre un adulto mi sfondava a calci le costole: undici anni (ma per essere giusti con quell’uomo, io gli avevo sputato addosso).
Qualunque fosse la verità, desideravo un po’ di pace. L’indomani avrebbe rappresentato un nuovo inizio, la Fenice che risorgeva dalle ceneri."
Ci mancherebbe, non è da giustificare, e una buona parte di delinquenti è impossibile da redimere, ma forse, se pur piccola, una parte ,se aiutata ,riuscirebbe a rientrare a testa alta nella società. Se sbagliare è umano...
Pensate a Max Dembo, dopo otto anni di prigione per rapina, lui ha pagato il debito con la società, no? Non vede l'ora di uscire di prigione ed è fermamente convinto che una volta fuori riuscirà a ricostruirsi una vita da rispettato cittadino. Ma come può? Quando esce di prigione ha solo pochi dollari, non ha una famiglia dove andare, non ha una casa, e tutti i suoi amici, quelli incontrati durante la sua precedente vita di crimini, che gente volete che sia?. Dei tossicomani, o rapinatori ex soci di qualche colpo, protettori, o fottuti ricercati dopo aver violato la libertà vigilata o essere evasi di prigione. Chi gli dà un lavoro sapendo che uscito da pochi giorni dalla prigione? Ma i pochi spiccioli che la prigione gli dà all'uscita finiscono in fretta e qualcosa deve pur fare, e l'unica cosa che sa fare, e la sa fare bene, è rubare.
Un noir veramente potente, adrenalinico, alla benzedrina, un crescendo di emozioni fino al botto finale dove ci sono amore, passione, amicizia. E tutti i loro contrari. Perchè penso che in un noir che si rispetti, non ci debba essere un barlume di speranza.
Ha scritto ancora Ellroy, l'autore di American tabloid: «II grande romanzo dei bassifondi di Los Angeles?Come una bestia feroce, di Edward Bunker. Il giudizio si potrebbe anche discutere. Ma è incontestabile che si tratti, per la precisione e il rigore dei dettagli, del piú bel libro mai scritto sul tema della rapina a mano armata, un'attività criminosa dalla quale la fiction ha sempre attinto, esagerandone e travisandone la realtà. Qui invece abbiamo una analisi acuta e vera della psicopatologia criminale...» Il mondo osservato con gli occhi di Max Dembo, che esce da una prigione dopo otto anni di orrori che non riusciamo neanche a immaginare e tenta inutilmente di inserirsi nella vita «normale» di Los Angeles, non ha infatti alcun romanticismo: è uno spietato campo di caccia, dove puoi essere solo preda o cacciatore. Eppure, se la città buona non mi vuole, si dice Max Dembo, nervi saldi. Teniamo duro. L'imperativo è redimersi. Anche se i soldi facili sono lí, a portata di mano. Anche se il tuo orgoglio non ce la fa a sopportare altre umiliazioni. E la suspense cresce, fino a che un'altra verità si rivela a Dembo: per uno come lui è la città «buona» che è sbagliata, che genera insopportabile ansia, il crimine è l'unica paradossale sicurezza.
Vero maestro di uno stile asciutto, impietoso, portatore di uno sguardo lucido che svela il meccanismo sociale senza compiacimento alcuno, ma con autentica maestria narrativa, Bunker con questo romanzo conferma la sua grandezza di scrittore.
Edward Bunker, nato a Hollywood, fin da ragazzino Eddie conosce il disagio sociale e le difficoltà di inserimento nella società: dopo ripetute fughe, in seguito al divorzio dei genitori, viene affidato al servizio sociale. Poco dopo entra in ospedale psichiatrico e poi in riformatorio. A soli 17 anni stabilisce il poco invidiabile primato di essere il più giovane recluso di tutti i tempi nel famoso carcere di San Quintino. Louise Fazenda, una ex star del cinema muto e moglie del produttore cinematografico Hal B. Wallis, con la quale Bunker aveva stretto amicizia durante il periodo intercorso tra la prima e la seconda reclusione, grazie alla sua influenza riesce a fargli recapitare una macchina da scrivere con cui Bunker scriverà i suoi primi racconti. Il primo romanzo verrà però pubblicato solo nel 1973, "No Beast So Fierce" (in italiano, Come una bestia feroce), da cui verrà tratto uno straordinario film con Dustin Hoffman, il primo sceneggiato da Michael Mann per il cinema, il quale poi avrà un lungo sodalizio artistico con Edward Bunker, e come Tarantino per "Le Iene", del resto: "Vigilato speciale"(Straight Time)(1978).
Gli antenati paterni erano di origine francese; il suo cognome, Bunker, è la forma anglicizzata del nome di origine francese "bon coeur", buon cuore. Nel 1975, dopo una vita passata a entrare e a uscire da prigioni e a infrangere la libertà provvisoria, inizia a trovare non solo il successo letterario, ma anche una vita tranquilla.
Ha più volte dichiarato di essere stato influenzato dalle opere di Dostoevskij, Hemingway, Moravia e Cervantes. L'esperienza carceraria e il suo passato sono alla base dei suoi libri, in cui spesso la violenza e il carcere hanno un ruolo di co-protagonisti. Nel carcere di San Quintino conosce Danny Trejo, che chiamerà anni dopo per il film "A trenta secondi dalla fine"(Runaway Train)(1985) di Andrei Konchalowsky, capolavoro per il quale scriverà i dialoghi e un adattamento.
« Sono convinto che chi non legge resta uno stupido. Anche se nella vita sa destreggiarsi, il fatto di non ingerire regolarmente parole scritte lo condanna ineluttabilmente all'ignoranza, indipendentemente dai suoi averi e dalle sue attività. »
Edward Bunker
«Come una bestia feroce è un tesoro poco conosciuto, ma, per chi lo legge, indimenticabile. Se dovessi paragonarlo a un altro romanzo che ha avuto un impatto su di me della stessa potenza, non avrei dubbi a dire Delitto e Castigo»
Niccolo Ammaniti
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