Dato che la femminista non ha mai realmente lavorato in vita sua , né ha mai fatto un mestiere in qualche modo utile per la società come il fabbro , il calzolaio , il carpentiere , l'artigiano come anche quelli a vocazione prettamente femminile come la sarta o la cuoca , possiamo essere indotti molto erroneamente a paragonare una femminista ad un cassa integrato oppure ad un precario o ad un lavoratore interinale .
Tale errore può essere dovuto al fatto che la martellante propaganda femminista vorrebbe far credere che il femminismo e la questione sociale stiano ambedue dalla stessa parte della barricata e mirano entrambi al raggiungimento dei medesimi fini di giustizia ed equità sociale...
Nulla di più sbagliato !
Il precario è un lavoratore che in virtù della tipologia di contratto di lavoro ad esso applicato , non lavora stabilmente ed è costretto dunque ad arrangiarsi con ciò che “passa il convento” .
Il problema del precario quindi deriva dalla condizione lavorativa incerta che non gli permette di lavorare stabilmente e di programmare il proprio futuro .
Nel corso della storia l'uomo è riuscito a sopravvivere solo dopo che è riuscito a mettere a frutto le proprie capacità e la propria intelligenza facendo ricorso , talvolta , ad una dura lotta per la conquista dei diritti sociali , viceversa , ogni qualvolta sono venute meno una di queste due premesse sociali e meritocratiche , il lavoratore uomo è divenuto un precario costretto a condurre un'esistenza lavorativamente parlando itinerante .
Il mio pensiero si volge ai milioni di meridionali che durante gli anni '60 , senza nessuna certezza lavorativa e con la “valigia di cartone” , sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre e sono andati a lavorare nella fabbriche del nord Italia contribuendo in maniera determinante allo sviluppo economico ed industriale di questa parte del paese , ma , non appena il meridionale ha avuto l'opportunità di lavorare stabilmente esso è diventato un autentico ed infaticabile lavoratore .
Nel precario è quindi insita una vocazione tutta maschile per il lavoro che lo ha indotto ad affrontare le condizioni più dure e sfavorevoli pur di guadagnarsi onestamente il pane quotidiano .
Al contrario , nella femminista la vocazione maschile per la sacralità del lavoro e per eventuali dure condizioni lavorative è del tutto assente .
Ciò accade perché nella femminista è del tutto estraneo il concetto di “lavoro” , essa in realtà è stata sempre e solo una scroccona che ambisce ad insinuarsi all'interno di tutta quella galassia di enti , di associazioni , di ministeri , di centri e di incarichi inutili che sono finanziati naturalmente con i soldi pubblici provenienti per la stragrande maggioranza dalle tasse pagate dagli uomini .
Questo attuale insinuarsi della femminista , grazie anche e non solo all'introduzione delle quote rosa , rappresenta quindi un fenomeno di carattere essenzialmente parassitario tipico del modo di agire femminista .
Così nel corso di questi ultimi decenni è accaduto che ogni qualvolta una femminista è riuscita a mettere il suo grugno ed a penetrare nel suo territorio di caccia , che può essere la politica piuttosto che una azienda privata , allo scopo di fare man bassa e di guastare tutto ciò che le stava intorno , è diventato difficilissimo se non impossibile cacciarla via in base alle attuali leggi vigenti discriminatorie del genere maschile se non , talvolta , per mezzo della violenza di un uomo esasperato che si è ribellato a questo triste ed opprimente stato di fatto .