Fonte :
http://www.uominibeta.org/articoli/lorrore-e-la-tristezza-facce-di-una-stessa-medaglia/L’orrore e la tristezza (facce di una stessa medaglia?)
di Fabrizio Marchi
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L’eco del massacro delle tre bambine avvenuto a Lecco ha cominciato ad affievolirsi subito dopo la notizia che a compiere il terribile gesto era stata la madre delle piccole.
Erano già pronte le fanfare, il mostro stava per essere sbattuto in prima pagina, la caccia all’untore si era appena aperta, le redazioni delle varie trasmissioni televisive mattutine e pomeridiane perennemente assillate dai soliti problemi di palinsesto stavano già facendo festa all’idea di campare di rendita per due settimane buone, quando, con lo stesso effetto di una doccia gelata, è giunta la notizia che l’assassina era stata individuata: la madre (sigh…)
Fine della festa. L’assassina è una donna e per di più la madre. Tabù inviolabile. Vietato infierire. In tempi di “femminicidio” poi, proprio non si può. E’ ovvio che era depressa e per di più scossa dalla separazione con il marito, come si è affrettato a dichiarare anche il ministro Alfano che, per l’occasione, ha dato il meglio di se.
In un primo momento ha tuonato, con toni che definire enfatici è un eufemismo, che ”non sarebbe stata data tregua all’assassino, che sarebbe stato acciuffato e che avrebbe trascorso il resto della sua vita in carcere”.
Subito dopo aver appreso che l’assassina era la madre ha ovviamente fatto retromarcia e ha espresso la sua “tristezza” per quanto accaduto. Fino a un attimo prima, quando aveva dato per scontato (che diamine…) che l’assassino fosse un uomo (magari il padre…) aveva espresso sdegno e orrore, un momento dopo ha espresso “tristezza”.
Come vediamo, dall’orrore alla tristezza il passo è breve, anzi, brevissimo. Giusto il tempo di conoscere il sesso dell’omicida.