Quando si tratta di difendere la famiglia non è il caso di sottilizzare troppo, tuttavia qui qualcosa non torna: essa viene considerata non una risorsa socio-economica, ma un mero strumento di marketing elettorale.
L'istituzione familiare viene tollerata per puntellare ideologie pericolanti e di dubbia reputazione associandole, con un'operazione di ingegneria sociale accorta quanto arbitraria, al collaudato trinomio Dio (ma quale?)-patria (fin troppa)-famiglia.
Del focolare come luogo di libertà del pensiero, dell'educazione e degli affetti la società moderna non sa che farsene. La famiglia sembra poter sopravvivere soltanto in forma degradata, all'interno di gabbie comunitarie riservate a gente col paraocchi e felice di averlo, dopo un'opportuna messa a punto del loro intelletto.
La Nuova Famiglia 2.0: da cellula essenziale della società e dei valori civili, a tecnostruttura per l'allevamento di consumatori politicamente corretti.
Questo la dice lunga su molte cose, anche in Italia. Il matrimonio, tanto difeso a parole, diviene un fatto di elite o meglio di minoranza, riservato a quelli che hanno "il posto", le conoscenze ed anche le idee "giuste". E che, immancabilmente, associano questo loro status a rare virtù, mentre chi si trova al di fuori di questa tribù, chissà perché, lo attribuisce a comunissima corruzione morale e intellettuale.
Agli altri, giudicati non adatti o allergici a certe gabbie, sono riservate le tenebre esteriori: povertà, aborto, figli illegittimi e divorzio -il nuovo dovere coniugale della donna che si ritrovi il marito disoccupato.
In Demolition Man, film distopico di qualche anno fa ambientato in un prossimo futuro, potevano mettere su famiglia soltanto le persone "autorizzate". Ennesima conferma che la natura imita l'arte.