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http://www.tempi.it/gender-olanda-scuola-cattolica#.U0KOgaK5HLY«Così stanno insegnando l’ideologia del gender ai miei figli. In una scuola cattolica»
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aprile 7, 2014 Benedetta Frigerio
Un italiano residente con la famiglia in Olanda ci racconta i programmi adottati dall’istituto. «Non possiamo più delegare l’educazione dei nostri figli a nessuno»
«In Olanda l’indottrinamento gender è entrato anche nella scuola cattolica». A raccontare a tempi.it la sua storia è Giuseppe (nome di fantasia), un italiano che vive nel paese dei tulipani da dieci anni con la moglie e tre figli in età scolare. I bambini frequentano un istituto cattolico, ma Giuseppe è allarmato da alcuni corsi di educazione sessuale che i minori hanno cominciato a frequentare nell’istituto. «Una scuola che – aggiunge – è ancora meglio di tante altre. Almeno, a Natale, viene ancora allestito il presepe».
Però ha adottato un programma di educazione sessuale improntato sull’ideologia gender.
Sì. Quando anni fa fu presentato il progetto “Pruriti di primavera”, che in olandese suona con un nome più soft, la scuola decise di accettarlo. A sponsorizzarlo in tutta Olanda è stata la fondazione Rutgers, un colosso che diffonde il neomalthusianesimo in tutto il Paese e che, dagli anni Settanta, promuove l’aborto e la contraccezione. Finanziato generosamente dallo Stato, è entrato nelle scuole con un programma ambiguo che ci ha colti alla sprovvista. Nel progetto si accenna alla masturbazione e si pone l’accento su ciò che è piacevole e istintivo. Poi ci sono gli elementi gender, come le favole per bambini con principi che si sposano con altri uomini.
Cosa avete fatto?
Siamo andati dal preside e abbiamo cercato l’appoggio di altre famiglie, ma siamo rimasti sorpresi nel vedere che le nostre preoccupazioni erano condivise solo da una coppia di genitori. Però ci siamo imposti e abbiamo chiesto l’esonero. Il direttore ha ascoltato le nostre ragioni e ci ha detto che in futuro si sarebbe informato meglio, valutando la possibilità di ammettere programmi alternativi. Siamo preoccupati che lo stesso esonero non ci sarà concesso per il prossimo anno.
Cosa ve lo fa pensare?
Nel 2012 il Parlamento regionale, in maggioranza democristiano, ha imposto alle scuole di adottare misure contro la discriminazione Lgbt. Fra le finalità è stata imposta l’“educazione al rispetto della diversità in una società multiculturale”. Alcuni politici protestanti hanno chiesto di introdurre ore di insegnamento che avessero un background cristiano, ma la loro proposta è stata respinta.
La vostra scuola, però, ha adottato il programma prima di essere obbligata a farlo.
Sì, perché le scuole che adottano questo progetto ricevono supporto dai Ggd (servizi igenico-sanitari del Comune). Ma non è solo questo il problema. In realtà, a mio avviso, la ragione è più profonda e risiede nel fatto che anche i cattolici olandesi ormai non conoscono – e quindi non difendono più – la ragionevolezza di quello in cui credono. Si sono arresi, travolti da una mentalità che predica solo individualismo e relativismo. Essendo poi sempre più fragili e blandi i legami familiari e sociali, inevitabilmente a vincere è il conformismo.
Come pensate di comportarvi con i vostri figli se non vi permetteranno di esonerarli?
Abbiamo provato a proporre un programma alternativo, di matrice protestante, fondato sullo stupore e il rispetto, ma la responsabile cattolica della scuola ha imposto il progetto del Rutgers. Quel che possiamo fare, per ora, è sollecitare il loro spirito critico. Quando in classe insegnano loro qualcosa su cui non siamo d’accordo, ne parliamo in casa.
Quando dice di «sollecitare il loro spirito critico», cosa intende?
La prima cosa che faccio è chiedergli cosa ne pensano. Li stimoliamo a ragionare, paragonando quello che gli viene detto in classe con quel che vivono in casa e riconoscono come importante. Certo, questo è un “lavoro”, se così si può dire, che si riesce a fare con i nostri figli più grandicelli, in età adolescenziale. Più complicato è con i piccoli.
E con questi ultimi, come avete intenzione di comportarvi?
Siamo preoccupati. Se non riusciremo a ottenere l’esonero, li porteremo in Italia. Se da una parte non ho timore, perché una menzogna così sganciata dalla realtà non può vincere, mi spaventa la mole di sofferenza che causerà, le ferite e la confusione che lascerà anche quando sarà smascherata. Non possiamo più delegare l’educazione dei nostri figli a nessuno.
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