Che la Chiesa non sia perfetta è risaputo, né i cattolici cercano di dimostrarlo. Anzi: San Bernardo e San Francesco ne sono un esempio. Ma l'argomento comune è che essa sia superflua se non dannosa ai fedeli, e questo riguarda la fede più che l'istituzione.
Ma quando la moneta iniziò
ad affermarsi e con esso l'incipiente capitalismo, nel Trecento e nel Quattrocento, abbazie e conventi furono gestiti con
criteri capitalisti e diventando centri di profitto.
La corruzione delle abbazie nel tardo Medioevo è ben nota. Ma il capitalismo chi lo ha inventato, i monaci o i banchieri fiorentini? E quanto contavano ormai le abbazie nel Quattrocento?
Veniamo a tempi più recenti: le recinzioni dei terreni che sfamavano i contadini nell'Inghilterra del Settecento, costringendoli a un degradante inurbamento chi le fece, la Chiesa o i grandi proprietari terrieri, che iniziarono la Rivoluzione Industriale?
E con l'unità d'Italia chi distrusse l'economia del Sud, la Chiesa o i "piemontesi" che ne confiscarono i beni, spesso destinati a sostentare il popolo temperando il latifondo (v. ad es. Il Gattopardo), unicamente per spartirseli tra loro?
- la scelta della Chiesa di accettare il mondo così com'è senza cercare minimamente di cambiarlo perchè tanto ci aspetta un
mondo migliore nei cieli, elaborata da Agostino di Ippona prima e perfezionata da Tommaso d'Aquino poi, scatenò ovviamente
l'indignazione di quanti si resero conto di come questa scelta opportunistica fosse in CHIARO contrasto con il messaggio e il
comportamento di Cristo.
A differenza di altre religioni che rispetto, ma che si rifugiano dichiaratamente nel "Nirvana" e nel fatalismo (Catari compresi che si davano la morte per fame), la Chiesa ha sempre coniugato ascesi e partecipazione storica. È errato affermare che Tommaso d'Aquino propalasse il fatalismo. Appoggiandosi su Aristotele, completò il passaggio iniziato da San Paolo da una concezione della Chiesa pellegrina e nomade a quella di una che partecipa e agisce nella storia.
Del resto, se tanti, nel Medioevo ed oltre, sentirono il bisogno di ritornare al cristianesimo delle
origini è perchè da questo cristianesimo la Chiesa si era allontanata.
D'accordo se parliamo di corruzione, ma non di dottrina per la quale si deve parlare di sviluppo e non di contraffazione come superficialmente si afferma.
- la Chiesa non si accontentava di ottenere un "minimo" di libertà di culto (solamente per essa stessa, sia chiaro). Quando
potè pretese di ottenere il MASSIMO: ma non di libertà di culto, bensì di potere, privilegi ed influenza anche sulla società laica.
Con i concordati si cercò di ottenere libertà di culto e di associazione. In moltissimi casi la Chiesa non beneficia di fondi, si mantiene con i donativi dei fedeli. Comunque: se esistono organizzazioni riconosciute di utilità sociale come quelle per la difesa di cani e gatti, o i centri antiviolenza di cui si parla ogni giorno qui, perché non la Chiesa (con devoluzione
volontaria delle imposte pagate dai cittadini) che una utilità sociale ce l'ha davvero?
- scopiazzare dal mondo pagano e dalle feste pagane non fa certo onore al cattolicesimo: di scopiazzare feste e concetti dal
paganesimo Gesù non ebbe mai il bisogni e con lui neppure i primi cristiani.
Invece di estirpare usanze secolari, queste furono cristianizzate. Diversamente da oggi che delle tradizioni popolari si fa piazza pulita in nome di utopie di ogni colore, con i risultati che ben vediamo.
E' vero che l'allontanamento dalla Chiesa ha
generato delle sette in contrasto tra loro. La Chiesa si è mantenuta invece compatta. Ma questo lo si deve alla struttura
burocratica ed organizzativa che ha creato nel corso dei secoli: non è merito della sua dottrina.
Le divisioni sono sempre frutto della superbia e delle passioni umane. È semplicistico dire che una qualsivoglia burocrazia basti ad impedirle: piuttosto il contrario, come si vede dall'esempio del tardo impero romano e delle spinte secessioniste che affliggono l'Italia di oggi.
E per concludere, è un ottima cosa che la religione sia un fatto privato:
In nessuna cultura la religione è un fatto privato, ha sempre una dimensione sociale e delle conseguenze pubbliche. Della visione della religione come fatto privato, riservata a dei perfetti che lasciano il mondo al diavolo, abbiamo un illuminante esempio storico: proprio come sostieni tu, Lutero affermava che la vera Chiesa è invisibile, non-temporale.
Eppure, paradossalmente favorì la costruzione di uno Stato onnipotente, perché la Chiesa fu riassorbita nello Stato, nel principe-pastore che deve riformare in base a principi "laici" la corrotta Chiesa "clericale".
La missione del suddetto principe si rivelò repressiva, castigare il male di cui solo è capace l'uomo corrotto, anziché contribuire a elevare le anime e portarle alla salvezza.
Comunque è in via di elaborazione una nuova "religione civile" di stampo neroniano (vedi recente articolo su Repubblica), di cui si parla troppo poco e che temo ci farà rimpiangere il giustamente fallito disegno teocratico del Savonarola.