Autore Topic: Davide Arai : La democrazia dell'aborto è l'aborto di ogni civiltà .  (Letto 1331 volte)

0 Utenti e 2 Visitatori stanno visualizzando questo topic.

Offline Stendardo

  • Veterano
  • ***
  • Post: 3501
Fonte : http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=6813

LA DEMOCRAZIA DELL’ABORTO È L’ABORTO D’OGNI CIVILTÀ

 L’EDITORIALE DEL VENERDI

  di Arai Daniele

FETOPenso che la discussione sull’«aborto legale» debba qui tornare sul suo vulnus originale, poiché è urgente contestarlo dallo stato larvale, cioè dalla moderna democrazia che invita a votare questioni riguardanti il diritto naturale e divino; infido modo d’infrangere la legge di Dio in nome di legislatori umani giustificati da una vaga sovranità popolare.

E il risultato è venuto a galoppo: dopo qualche decennio è il suicidio demografico di un’Europa anticristiana e abortista, la cui sicurezza sociale già si dimostra al collasso irreversibile mentre la mentalità suicida dell’eutanasia è coltivata dalla tenera età e diviene legge in Olanda e ora in Belgio, senza minimi di età! «Civiltà» più abortita di così, solo nel prossimo futuro inferno!

Il vulnus risale all’idea democratista che contaminò il partito detto cristiano, col più grave successivo allineamento a tale idea della «Chiesa conciliare».

E tutto culminò nello scempio del referendum sull’aborto in Italia e altrove.

Ciò non risulta da una questione isolata, ma da un continuo processo rivoluzionario «religioso» da tener presente se veramente si vuole affrontare la questione.

Altrimenti, il «pensiero cattolico» odierno non sarà capace di risalire alle vere cause di cotanto disastro a livello di principi.

Per capire tale processo, che ora pare indecifrabile perfino a un F. Agnoli, d’illustre cognome, qui ricorreremo al nemico stesso: a Gramsci.

 L’inaudito discorso del democristiano Paolo 6º alla chiusura del Vaticano 2º

“L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella sua terribile statura ed ha, in certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto. Una simpatia immensa lo ha pervaso. La scoperta dei bisogni umani ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito in questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo. [...] Riguardo i «valori» del mondo rinunciatario alla trascendenza: sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette.”
Quali idee precedono tale inconcepibile discorso modernista che benedice, in nome della Chiesa, la libertà politica nemica della trascendenza nel governo del mondo? Che cosa lega questo discorso all’aborto e a tutte le crisi attuali? Ora, della “religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio”, non sono di certo esclusi i pedofili, abortisti e assassini della stirpe di Caino impegnati ad abbattere la stessa “religione del Dio che si è fatto Uomo” e i suoi capi (com´è successo virtualmente con la gerarchia cattolica, rappresentata nella visione del Segreto di Fatima, più chiaro dalla morte di Pio XII.
Che cosa è capitato? I massoni, modernisti e democristiani hanno scalato il Vaticano per farla finita con le difese della Fede, che implicavano scontri, rosari, lotte e anatemi. Era la nuova religione dell’“amore immenso per il dialogo sociale e socialista” prevista dal comunista Gramsci, in occasione della fondazione del Partito Popolare (democristiano). Infatti, egli vide più lontano dei vertici vaticani scrivendo su “Ordine Nuovo” (2.1. 1919): “Il Cattolicesimo riapparve alla luce della storia, ma alquanto modificato, alquanto riformato [...]; i Popolari rappresentano una fase necessaria del processo di sviluppo del proletariato italiano verso il comunismo. Il cattolicesimo democratico fa ciò che il socialismo non potrebbe: amalgama, ordina, vivifica e si suicida”.

Il piano di Gramsci era: “coinvolgiamo i Cattolici nella collaborazione con noi e poi li facciamo fuori” (Quaderni dal Carcere). Gramsci vedeva, già allora, un cattolicesimo e un papato come una floscia corrente politica, conseguenza inevitabile del “pensiero democristiano” che faceva leva sulla “dottrina sociale della Chiesa” come su di un «programma politico», anche senza o in senso contrario alla Religione.
In tal senso, si sono pure avverate le sue parole al riguardo: “Il Papato [con San Pio X] ha colpito il modernismo come tendenza riformatrice della Chiesa, ma ha sviluppato [con Benedetto XV]il popolarismo, cioè la base economico-sociale del modernismo”.
Infatti, l’ammissione dei valori e dei metodi democratici comportava l’idea che la socio-politica fosse la priorità cui la religione doveva servire… L’idea democristiana è essenzialmente un capovolgimento del rapporto tra politica e religione: l’uomo (la politica) al posto di Dio (la religione), contrapponendo la religione dell’uomo a quella di Dio. Ma a questo punto:  “Il socialismo è precisamente la religione che ammazzerà il cristianesimo” (Gramsci, ‘Audacia e fede’, in Avanti!, in ‘Sotto la Mole’, 1916-20. Einaudi, Torino 1960, p.148). “La filosofia della praxis” – nome con cui indica il materialismo dialettico e storico – “presuppone tutto questo passato culturale, la Rinascita e la Riforma, la filosofia tedesca e la rivoluzione francese, il calvinismo e l’economia classica inglese, il liberalismo laico e lo storicismo che è alla base di tutta la concezione moderna della vita. La filosofia della praxis è il coronamento di tutto questo movimento di riforma morale e intellettuale […]: riforma protestante + rivoluzione francese [...]”.

 Il «nuovo ordine abortista» si fonda su tale utopismo democratista

 «Utopismo eresia perenne», è il titolo dello studio del filosofo e storico Thomas Molnar, il cattolico ungherese che vide da subito quale disordine mentale induceva l’utopismo del mondo clericale modernista col Vaticano 2º (questo da Roncalli a Bergoglio).

Il filosofo Augusto del Noce aveva scritto sull’inevitabile «suicidio della rivoluzione» e perciò dei suoi sofismi, toccando la questione «utopistica», della «libertà di coscienza», sì, quella riservata agli innovatori (ma pure agli sterminatori e abortisti) per imporre le loro ideologie demenziali come verità obiettive e quelle abortive come evolute!

Oggi si capisce trattarsi del suicidio della «rivoluzione degli intellettuali demistificati»: quelli dell’aggiornamento conciliare. Si pensi a Ratzinger, l’emerito auto-decapitato!

Dice il filosofo Augusto Del Noce: “All’intellettuale era assegnata da Gramsci una funzione simile a quella che Marx assegnava al proletariato: quella di chi, liberando se stesso, libera il mondo. La decomposizione lo trasforma in funzionario dell’industria culturale, dipendente da una classe di potere che ha bisogno così dell’intellettuale dissacratore (quale «custode del nichilismo») come esperto aziendale” (Il suicidio della rivoluzione, Rusconi, Milano, 1978 – anno della 194).

Così il chierico, ridotto a operatore sociale, fruisce di ampi spazi virtuali nella TV, ecc., onde amplificare le sue libertà sovversive: errore degli errori per consacrati intenti a anteporre «valori umani» a principi trascendenti nelle coscienze. Libertà di coscienza? Sì, ma riservata a tali novatori «consacrati» per inoculare nuove teologie e «utopie» nella «vecchia» Chiesa di Dio. Tutto ciò in combutta con umanisti rinunciatari alla trascendenza ma correligionari del nuovo umanesimo alla Paolo 6º, il gran «cultore dell’uomo», per il quale tutti i «valori del mondo rinunciatario alla trascendenza… sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette.» (vedi demenziale arringa del 1965 alla chiusura del V2)

All’utopismo dei chierici modernisti, da Roncalli a Montini, poi Paolo 6º e successori, spetta convincere sulla «bontà illuminista», quella lodata e raccomandata da Ratzinger perfino ai mussulmani: rinunciare alla trascendenza nel governo del mondo, di modo a organizzarlo secondo un nuovo ordine di libertà e pace estranee alla Legge di Dio!

Come definire la relazione del pensiero dei “papi utopisti” con la crisi che devasta il mondo spirituale umano? Una risposta si ha dal noto scrittore cattolico G. K. Chesterton: «Oggi il criminale più pericoloso è il filosofo moderno, emancipatosi da ogni legge»! Ciò messo in termini «teologici» viene: «Oggi l’abortista più pericoloso è il modernista conciliare, emancipatosi da ogni legge naturale e divina»!

Ben inteso, tali «papi conciliari» non parlano a favore dell’aborto e tutto il resto, anzi, si pronunciano come suoi oppositori. Ma svelandosi favorevoli al democratismo e alle illuministiche libertà di coscienza e di religione, concedono tutto il resto per giunta!

E così inducono un gran numero di attivi intellettuali, detti cattolici, ad accantonare i principi innegoziabili sulla vita per operare a favore dei «mali minori»; ciò dimentichi che il maggior male è l’alienazione dei veri principi, come accade ora ovunque a causa della «liquidazione» dell’autorità cattolica, risalente al nefasto conclave del 1958. Da allora, l’aborto è il fatto ricorrente nel piano gerarchico, politico, demografico…mentale.

 Il «compromesso modernista» per affrontare l’aborto radicale in Italia

 La «DC», che a causa della sua anima democratista si trovava a disagio nel governare senza alleati, fu messa ironicamente alla prova proprio in occasione dell’approvazione della legge sull’aborto. In quell’occasione essa era sola al governo, onde a firmare e ad attuare quella legge iniqua fu una compagine ministeriale di soli democristiani. Democristiano era il presidente, Leone, il primo ministro, Andreotti, la Anselmi nel Ministero della salute, indaffarata ad organizzare il sistema abortivo nazionale!
Il fatto è che, nell’accettazione della legge sull’aborto vi sono chiaramente i termini della trasgressione della legge di Dio da parte del legislatore umano. Perciò il più grave fu l’allineamento di questi detti cattolici del partito «cristiano», giustificati dalla fasulla «Chiesa conciliare», alla prassi abortiva in occasione del referendum sull’aborto in Italia.
La CEI, col tacito consenso del «vescovo di Roma», GP2, sostenne un piano di aborto «minimo», come se esso fosse meno contrario alla legge divina!
Fu così che in occasione del referendum per la legalizzazione dell’aborto in Italia quattro erano le alternative: – votare la proposta radicale di aborto totale; – votare la proposta mista DC-CEI di «miniaborto»; – votare «no» a queste proposte di legge, mantenendo l’«aborto parlamentare» della legge 194 del 1978;

- ASTENERSI DI VOTARE, seguendo la norma morale cristiana, opposta a ogni male.
Anni dopo, la CEI di Ruini avrebbe adoperato l’«astensionismo», no come principio, bensì come furbesca strategia per impedire il progresso della «bioetica». Però non lo fecero allora, quando alcuni (noi di Ssnn) ricordavamo la necessità per i cattolici di astenersi alla luce dei principi cattolici, dettati anche dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, che il (18.11.74) che diceva: «Non è lecito partecipare a una campagna in favore dell’aborto né dare il suffragio del voto ad essa, né collaborare alla sua applicazione». L’esatto contrario è quanto voleva la DC, la CEI e il Vaticano conciliare, che hanno alienato tali principi legati alla Fede.

 Breve conclusione per quest’ora d’iniziative devianti

Poiché la piaga dell’aborto è l’effetto di una mentalità sociale distorta che corrode a fondo le coscienze, dopo aver demolito nella società i baluardi dell’Ordine cristiano, si deve risalire alle sue cause che sono essenzialmente d’ordine religioso: cioè alla politica democratista conciliare a favore di un nuovo ordine per un mondo libertario che scarta i principi cristiani. La questione dell’aborto non è certamente l’unica perfida ambiguità della nuova classe clericale, ma essendo clamorosa, serve per capire l’inganno in cui la falsa autorità modernista coinvolge non solo i cattolici, ma tutta la società umana con la sua «nuova libertà religiosa». Non si poteva cambiare la natura omicida dell’aborto, ma si poteva portare i fedeli ad accettare la visione democratica sulla questione, tacendo sul fatto che essa implica la distinzione tra bene e male. La novità sta nell’invitare i fedeli alla dialettica rivoluzionaria per cui una maggioranza può decidere, contro quanto è stabilito dalla Legge divina. Fu il modo di sottomettere la verità a inganni e la moralità all’arbitrio di una manovrata volontà popolare. Ecco che la volontà civile delle persone compromesse con tale andazzo – penso a F. Agnoli -, è minata. Nella stessa misura che dovrebbero sapere che non si può niente senza poggiarsi sulla Parola di Gesù Cristo, dovrebbero capire quanto inutilmente si sforzano abbandonando i Principi derivati da Essa. E poiché il suo supremo custode è il Papa, Vicario di Cristo, nella sua tragica assenza la prima opera di carità è testimoniarlo affinché si possa ricorrere alla divina Misericordia per riaverlo. In breve: il vero guaio è la chiesa democratista piegata al culto della sovranità popolare, aliena della Sovranità di Gesù Cristo. Quindi il primo passo per affrontare pure la disgrazia dell’aborto è la re-instaurazione del vero Papato cattolico. Ciò è in gioco! Misure palliative possono salvare qualche vita, ma sono la negazione della civiltà fondata sulla rettitudine delle coscienze formate cristianamente, ad maiorem Dei gloriam!
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius