Autore Topic: Ministero: chi non ha ancora adottato programmi contro gli stereotipi di genere?  (Letto 867 volte)

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Offline Stendardo

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Il ministero alle scuole medie milanesi: chi non ha ancora adottato programmi contro gli stereotipi di genere?
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aprile 11, 2014 Benedetta Frigerio

L’Ufficio per la Lombardia del Miur ha inviato ai presidi delle scuole secondarie di primo grado di Milano un curioso questionario per sapere se «nella scelta dei libri di testo, l’attenzione alle pari opportunità costituisce un criterio»

scuola-francia-uguaglianza-genere-genderChi non ha ancora sentito parlare delle differenze di genere? Vuole saperlo l’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia del ministero dell’Istruzione che ha inviato a tutti i dirigenti scolastici degli istituti secondari di primo grado di Milano e provincia un questionario per capire in quali istituti non si sono ancora svolti progetti che parlino delle «differenze di genere», allo scopo di «elaborare criteri per misurare l’attenzione delle istituzioni scolastiche ai temi delle pari opportunità/differenze di genere».

I MODULI. La modulistica dovrà essere riconsegnata entro lunedì 14 aprile e dovrà contenere risposte affermative o negative a domande come queste: «Nella stesura delle documentazioni scolastiche (regolamento, piano di lavoro annuale, relazioni finali, registri, ecc.) e nelle comunicazioni interne (circolari) c’è attenzione ad adeguare il linguaggio ai due generi?». E nella «nella stesura della documentazione per le famiglie?». Si chiede inoltre se i docenti sono ancora legati ai vecchi stereotipi o se «hanno richiesto o seguito corsi di formazione relativi ai temi delle pari opportunità o delle differenze di genere». E ancora se «nella scelta dei libri di testo, l’attenzione alle pari opportunità costituisce un criterio», sebbene poi non sia spiegato da nessuna parte cosa significhi adottare un testo di matematica o italiano in base al criterio delle pari opportunità.

NUOVI MODELLI. Non è difficile comunque capire dove si voglia andare a parare. L’indagine è situata all’interno di un progetto, imPARIaSCUOLA, promosso dalle consigliere di parità della Provincia di Milano e della Provincia di Monza e Brianza, Tatiana Biagioni e Serenella Corbetta, in collaborazione con Afol Milano e finalizzato «a contrastare gli stereotipi di genere che producono segregazione e limitano la piena espressione e realizzazione delle persone». Già svolto fra alunni, docenti e famiglie di alcune scuole elementari medie e superiori delle province di Milano e di Monza e Brianza, imPARIaSCUOLA mira a contrastare «le differenze e gli stereotipi di genere». Con un programma che non fa della «differenza di genere solo un destino, ma piuttosto una vocazione inserita in una realtà più grande di quella individuale», che «nel tempo può incoraggiare il cambiamento». Come? Nel confronto «tra generi» e nella «scoperta dei cambiamenti (p.es. nei modelli , nell’educazione…)», per «interpretare il cambiamento e guidarlo/generarlo».

LA CULTURA. Quanto ai risultati ottenuti nelle scuole, il sito di imPARIaSCUOLA festeggia perché, se da una parte «un gruppo di ragazzi dichiara che esistono differenze fin dalla nascita», tuttavia «in generale i ragazzi riconoscono l’esistenza di importanti influenze esterne nello sviluppo che possono determinare le differenze». In altri istituti si sono tenute lezioni contro il cliché della differenza fra uomo e donna, in base al quale quest’ultima sarebbe più propensa ad accudire i figli e a praticare la danza del primo: «Grazia e abilità», ad esempio, sono stati attribuiti al ballerino Roberto Bolle, mentre un «fenomeno del pallone» è Carolina Morace. Grazie a queste particolari lezioni gli studenti milanesi hanno potuto imparare che «uomini e donne sono descritti con caratteristiche diverse nei testi che leggiamo» e che «nel passato uomini e donne hanno avuto ruoli diversi». Un altro ciclo è servito a stabilire che è un preconcetto pensare che, «per esempio, le facoltà umanistiche hanno un’adesione prevalentemente femminile, mentre le facoltà scientifiche sono frequentate di più dai maschi», o che un uomo «svolge lavori faticosi» mentre la donna «si occupa della famiglia». Infine, però, gli animatori del progetto devono ammettere che ancora «dominano immagini stereotipate attinte dalla realtà più prossima ai ragazzi ed alle ragazze», perciò «si dovrà continuare questa proposta formativa».

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