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aprile 14, 2014 Benedetta Frigerio
Resoconto di un incontro milanese in cui si è discusso di editoria per l’infanzia all’avanguardia. Anche se permangono ancora le resistenze dei cattolici e delle Sentinelle in piedi
fiabe-gay«Bisogna liberare anche le bambine»; «gli adulti non devono imporsi sui piccoli»; «no all’educazione a senso unico». Sono queste le “novità” pensate per «spazzare via gli stereotipi del passato» e illustrate a un pubblico riunitosi mercoledì 9 aprile presso la Libreria dei ragazzi di Milano per assistere all’incontro intitolato: “Libri messi all’indice. Da Cenerentola a Piccolo uovo, i libri per bambini e ragazzi tra stereotipi e questioni di genere”.
Riuscire a pubblicare libri per bambini «che rappresentano famiglie omosessuali è stata dura», ha raccontato a un centinaio di educatori, genitori e librai Maria Silvia Fiengo, cofondatrice delle famiglie Arcobaleno e della casa editrice per bambini Stampatello. Insieme a lei sono intervenuti Francesca Pardi, compagna di Fiengo con cui alleva quattro figli ottenuti tramite fecondazione assistita, l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino, la giornalista di Repubblica Zita Dazzi, Patrizia Colosio, presidente di Lista lesbica, l’illustratrice Emanuela Bussolati, lo psicoterapeuta Alberto Pellai e Nicola Fuochi, responsabile della libreria di Mestre “Il libro con gli stivali”.
PERCHE’ HAI DUE PAPA’? «Per fortuna l’ambito dell’editoria è aperto di vedute», ha spiegato Fiengo durante l’incontro. Ad esempio Altan, illustratore della Pimpa, «non ha avuto paura di metterci la faccia». Anche se restano delle preoccupazioni perché è «un momento particolare. Hanno bloccato i libretti dell’Unar intitolati “Educare alla diversità a scuola”» e poi è «nato il movimento delle Sentinelle in Piedi, molto intollerante ed aggressivo, anche se vogliono passare per pacifisti, dicendo che stanno lì in silenzio a leggere un libro per la libertà».
Il timore della relatrice è che «si stia creando una nuova consapevolezza nel mondo conservatore, che non sapeva ed è rimasto spiazzato dalla nostra presenza. Purtroppo si stanno organizzando (…) ad esempio mi hanno girato un invito dell’arcidiocesi di Milano a partecipare a un incontro contro l’ideologia gender». Secondo Pardi gli “oscurantisti” «si illudono, perché non riusciranno a trasmettere ai figli il contrario, non ce la faranno». Infatti, il libro Perché hai due papà?, edito da Stampatello, in cui due bambini crescono con due uomini, «ha entusiasmato i figli maschi delle famiglie eterosessuali perché c’era solo il papà». E poi «presentiamo l’omosessualità in maniera felice: la può capire anche un bambino. Questa è la cosa che li fa arrabbiare più di tutto».
“PISELLINI” E “PATATINE”. Dazzi ha sottolineato che «siamo noi adulti ad avere paura dei libri messi all’indice», per questo «in casa mia ne ho uno con diverse forme di “piselli” e di “patatine” e tutti i tipi di posizioni». Dazzi ha raccontato che «quello è il libro sicuramente più gettonato. Addirittura quando vengono i compagni di scuola di mio figlio si chiudono tutti in camera. Passano lì anche delle ore ed escono tutti contenti, con le guance arrossate, perché finalmente trovano quegli argomenti che i genitori non hanno il coraggio di raccontare». Anche se purtroppo c’è ancora da superare una «barricata dei cattolici che hanno paura per i loro figli».
beck-unarNON DITELO AI GRANDI. Colosio si è detta «entusiasta del fatto che la Fiera del libro di Modena abbia pensato a un padiglione intero per ragazzi dal titolo “Non ditelo ai grandi”, prendendo spunto dal libro di un’autrice per cui la letteratura per ragazzi ha un potere sovversivo, che aiuta a escludere certi tipi di adulti come quelli citati prima».
Colosio ha passato in rassegna i volumi con cui si cominciò a «liberare le femmine», come Alice nel paese delle meraviglie, «che mette alla berlina il sistema educativo» o Pippi calzelunghe, che mostra come «si può vivere senza famiglia» e Matilda che «decide di abbandonare la famiglia per andare a vivere con la sua maestra». Soprattutto ha molto elogiato Bianca Pitzorno, l’autrice che già negli anni Ottanta introdusse nei suoi libri per bambini «l’idea di Judith Butler, la pensatrice americana ideatrice della “Queer Theory” (per cui ogni giorno si può scegliere se essere uomini o donne a prescindere dal sesso biologico, ndr)». Fra i suoi racconti, che secondo Colosio avrebbero precorso i tempi, c’è La casa sull’albero, la storia di una bambina di 8 anni che va a vivere con una donna adulta. A loro saranno affidati quattro figli a cui fare da mamme. Ma purtroppo, «quando la incontrai, mi disse che la russia di Putin aveva censurato due dei suoi libri». Un altro capolavoro della pedagogia moderna sarebbe poi Nei panni di Zaff, la vicenda di un bimbo che si vuole travestire da donna. Questo rappresenterebbe «finalmente la liberazione anche del maschio». Zaff, infatti, si vestirà da principessa e l’amica principessa da calciatore, scoprendo che per essere felici occorra «essere ciò che si sente di essere, senza mai vergognarsi». L’ultimo messaggio di speranza, oltre che da papa Francesco «che ha detto che la Chiesa non si deve occupare di omosessualità», arriva dalla diocesi di Parma che «nel 2012 ha organizzato il convegno sulla Fede E tu la pipì come la fai? (per bambini dagli 0 agli 8 anni, ndr), corredato da una biografia di tutto rispetto, scritta da un’autrice che parla di “nuove storie per esprimersi in libertà”».
«IL ROSA PUZZA». Contro gli stereotipi che si trovano nel mondo del gioco si è invece scagliata Bussolati, che ha illustrato Extraterrestre alla pari, sempre della Pitztorno, edito nel 1971, che «racconta la difficoltà di un alieno sulla terra: tutti gli chiedono se è un maschio o femmina e lui non sa che dire perché nel suo pianeta i bambini decidono da grandi cosa essere». Per Bussolati bisogna smettere di dire «questo non è normale», perché «tutto è normale». E se si «mettono delle rotaie ai bambini si vergogneranno di quello che esce dalle rotaie». Occorre quindi combattere contro la divisione dei giochi in rosa o azzurro, dato che le femmine sono costrette a «scegliere il rosa perché vedono tutto rosa e i maschi l’azzurro perché vedono tutto azzurro». Per questo i complimenti sono andati all’Inghilterra «che ha condotto la campagna “Pink stinks”, il rosa puzza». L’adulto poi ha il «dovere di proporre una varietà di scelte ai bambini piccoli», perché anche loro «hanno il diritto ad essere informati, quindi alla varietà delle informazioni». Vietato dunque «leggere loro fiabe a senso unico».
TANTI SE STESSI. Come parlare ai bambini di «argomenti di scabrosi?» Lo psicoterapeuta Alberto Pellai ha risposto alla domanda di Dazzi spiegando che «quando temi sconosciuti arrivano nelle mani dei ragazzi sono una grande risorsa», d’altra parte «spesso gli adolescenti obbediscono a “diktat” e così non diventano ciò che sono ma ciò che altri vogliono che siano». Per Pellai, invece, l’adolescenza è il momento in cui bisogna «montare e smontare se stessi per poi decidere l’identità che ti porterai dietro per il resto della vita, quindi occorre prima provare tanti se stessi». Ecco perché nel «pensare alle storie l’identità di genere è davvero molto importante».
ITALIA MEDIOEVALE. L’assessore Majorino è stato presentato da Dazzi come il politico «nell’occhio del ciclone di questa sciagurata iniziativa dei moduli con scritto “genitore 1” e “genitore 2”, per cui alcuni genitori si stanno tanto scandalizzando». Giunto dall’inaugurazione di una mostra sul gender presso il Politecnico di Milano ha spiegato che «non sono il padre dei moduli, ma sono per parlare di più famiglie e non di famiglia tradizionale». Peccato solo che l’Italia sia «un paese medioevale, che fatica a riconoscere le differenze», cioè «una realtà che c’è: questi bambini non si possono discriminare». Anche perché non vogliamo «uno Stato etico che ci dica che cosa possiamo o non possiamo fare».
Il libraio Fuochi, infine, ha chiarito che fine abbiano fatto le favole gay concesse e poi bloccate dal Comune di Venezia. Fuochi ha tranquillizzato la platea: pare che tutto si sia risolto e che «i libri siano finalmente arrivati a destinazione».
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