Autore Topic: Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme  (Letto 2695 volte)

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Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme
« il: Aprile 20, 2014, 14:23:41 pm »
Il miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme nel sabato santo.
L'autoignizione delle candele nel santo sepolcro,come continuazione del fuoco del roveto di Mosè,e delle fiammelle di Pentecoste.

Qui una descrizione storica:


Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme
« Risposta #1 il: Aprile 20, 2014, 14:30:49 pm »
A 1:18 c'è una sfera di luce,che procede in mezzo alla folla

Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme
« Risposta #2 il: Aprile 20, 2014, 14:41:06 pm »
Ci sono anche documenti arabi islamici che riconoscono il miracolo,questo è di Ibn Al Qass del 940 D.C.


Secondo la testimonianza storica anche le lampade della moschea della rocca a Gerusalemme vengono accese con il fuoco proveniente dal santo sepolcro,come sostanziale riconoscimento dell'origine divina della fiamma.
Nel 940 infatti al miracolo nel santo sepolcro presenziano anchel'imam e l'emiro,insieme al patriarca ortodosso,e descrivono la comparsa di una luce bianco-bluastra che accende le candele,e una volta passata 3 volte ritorna ad avere un'apparenza normale.

Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme
« Risposta #3 il: Aprile 20, 2014, 15:09:39 pm »
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme
« Risposta #4 il: Aprile 20, 2014, 15:32:32 pm »
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme
« Risposta #5 il: Aprile 20, 2014, 16:49:36 pm »
Descrizione in italiano

http://ortodossia-sija.ortox.ru/il_fuoco_santo_-_la_pasqua_ortodossa


 
Il Fuoco Sacro
della Pasqua Ortodossa
 
 
     Il fenomeno consiste nel fatto che il Grande e Santo Sabato, il giorno prima della PASQUA ORTODOSSA, nel Tempio della Risurrezione a Gerusalemme scende dal cielo il Fuoco Sacro che accende la ovatta posta sulla Tomba di Gesù Cristo nel Cuvu’clio (una cappella che comprende la tomba di Gesù). Il Cuvu’clio è all’interno del Tempio della Risurrezione.
     Il miracolo avviene in questo modo: già la sera prima, il Venerdì Santo, le persone di varie nazionalità e fedi entrano nel Tempio per prendere i loro posti, perché il giorno successivo il Tempio sarà strapieno. Anche durante la mattina seguente vi entrano  persone, ma ormai prendono i posti più lontani dal Cuvu’clio. Verso le tredici e trenta, quando arriva il Patriarca Ortodosso di Gerusalemme, nel Tempio si contano più di diecimila persone.
     Le chiavi del Tempio e del Cuvu’clio sono custodite, ormai da molti generazioni, da una famiglia araba di fede musulmana, e la polizia israeliana, prima che il Patriarca di Gerusalemme (della Chiesa Cristiana Ortodossa, naturalmente) entri nel Cuvu’clio, lo spoglia fino alla sottoveste (davanti al Cuvu’clio ed in mezzo alla gente) e lo controlla al fine di escludere la possibilità di far passare i fiammiferi, o altre cose simili, nel Cuvu’clio. Questo lo si fa ormai per tradizione, perché da secoli e secoli (il Fuoco scende almeno dal IV° secolo, secondo le testimonianza scritte accertate, cioè quasi da quando il Tempio è stato costruito dalla regina di Costantinopoli Elena, la madre di Costantino il Grande) ci sono stati molti tentativi da parte di infedeli di volere "smascherare il trucco" - naturalmente, hanno provato a farlo in tanti modi, fino ad oggi, ma non ci sono mai riusciti, perchè "il trucco” è Divino. Comunque, ogni volta il Patriarca viene controllato severamente.
     Poi il Patriarca entra nel Cuvu’clio, si chiudono le porte ed egli si mette in ginocchio a pregare davanti alla Tomba di Cristo sulla quale è steso un sottile strato di ovatta. La camera del Cuvu’clio è così piccola, che può contenere una sola persona. Il Patriarca inizia a pregare insieme con tutto il popolo; si dice che non si senta un sol fiato, c'è un totale silenzio carico di indescrivibile attesa presso una folla di oltre diecimila persone.
     Il silenzio è profondo non solo per l'attesa religiosa intensissima, ma anche per la profezia, secondo la quale il Fuoco Sacro, che scende nel giorno del Sabato Santo sin dall’inizio del IV° secolo, non scenderà più immediatamente prima della venuta dell’anticristo sulla terra. Per questo la gente in attesa si pone anche questa domanda: è arrivato il momento, o non ancora? E non è tutto: la profezia dice, che quando il Fuoco non scenderà, il Tempio crollerà e seppellirà tutti coloro che saranno là in quel momento... nessuno dei presenti potrebbe salvarsi. (Per questo i cristiani che ci vanno, prima si preparano: dopo un digiuno fanno la Comunione, per essere pronti alla morte)
     Ora ci si può immaginare con quale senso di attesa la gente attenda la discesa del Fuoco Sacro.
     Durante la preghiera, di solito verso le quattordici, sotto la cupola del Tempio cominciano ad apparire come piccoli lampi bluastri visibili a tutta la folla. Poi i lampi cominciano a scendere lungo le pareti e le colonne, ma sempre in alto, senza mai abbassarsi fino alla folla; contemporaneamente nel Cuvu’clio davanti al Patriarca, sullo strato di cotone steso sulla Tomba di Gesù, cominciano a spargersi come piccole perle di fuoco di colore celeste. Il Patriarca ha con sè alcuni mazzi da 33 candeline (secondo gli anni terreni di Gesù), lunghe, bianche e sottili, dipinte alla base di colore celeste (il colore del Fuoco Sacro) e alla punta di rosso (il colore del Sangue Divino versato per l’umanità), le avvicina alle perle di Fuoco e, dopo averle accese, passa subito i mazzi attraverso due finestrelle, l’una opposta all’altra, di cui dispone il  Cuvu’clio, per mostrare e consegnare alla gente. Appena la gente vede le candele del Patriarca apparire dalle finestrelle, comincia a gridare, a vociare, a fischiare, a lodare  Dio, a piangere e a cantare (la gente dei paesi meridionali usa esprimere la propria gioia assai apertamente) - ed ad accendere i propri mazzi da trentatrè candele da quelli del Patriarca. Si racconta che in meno di un minuto tutti ormai hanno le candele accese, il che realisticamente non sarebbe possibile, eppure succede ogni volta (anche perché alcuni mazzi di candele si accendono da soli nelle mani delle persone più devote, si racconta).
     Si può assistere a questo miracolo in trasmissione diretta anche su televisioni di molti paesi… tranne di quelli che non ne trovano vantaggio.
     Il Fuoco Sacro ha una proprietà molto particolare: pur avendo da subito l'aspetto di un fuoco normale, non brucia per i primi dieci minuti. La gente prende il Fuoco nelle mani e si lava il viso, le mani, cerca di far bruciare la propria camicia o capelli, barba... La gioia è talmente diffusa che in quel momento non è possibile sentir altro che grida da tutte le parti.
 
 
 

 
 
   
     Poi il Fuoco riacquista le proprietà normali, ma non lo si spegne; è messo nelle candeliere protette dal vento e portato a casa. Ci sono anche degli inviati da molti paesi del mondo aspettano il Fuoco per prenderlo e correre all'aeroporto dove sono pronti gli aerei per trasportarlo in tutte le parti del mondo.
     Tutto questo è sconosciuto al mondo cattolico, ebraico, musulmano, protestante etc. Perchè è una cosa talmente lampante che dice a tutti quale sia la Religione Vera - perchè il Fuoco Sacro scende solo il Sabato Santo prima della Pasqua Ortodossa che viene festeggiata secondo il calendario Giuliano da ormai più di due mila anni.
     Nei secoli scorsi non solo ci sono stati tantissimi tentativi di "smascherare il trucco" intrapresi da varie religioni, compresa quella cattolica, ma anche ci sono stati tentativi dei patriarchi delle altre religioni di ricevere il Fuoco Sacro, sempre il Sabato Santo della Pasqua Ortodossa. Ma quando nel Cuvu’clio entrava il papa (per es., nel 1101) od un patriarca non ortodosso, il Fuoco, quell’anno, non scendeva. Invece, in presenza di un Patriarca Ortodosso, il Fuoco è sempre sceso. E sempre nel giorno del Grande Sabato della Settimana di Passione Ortodossa. Esiste anche una storia molto famosa, che coinvolse la chiesa Armena, che anch’essa di definisce Ortodossa, ma in realtà non lo è. Essa infatti si è separata dalla vera Chiesa Ortodossa vera alcuni secoli fa, perché non essendo presente in un Concilio Ecumenico delle Chiese Ortodosse (l'ultimo Concilio, il Settimo, è stato nel VIII° sec.), dichiarò di non dover aderire alle decisioni prese dal Concilio, si è staccò, nel 506, dalla Chiesa Ortodossa ed ora è portatrice dell’eresia monofisita; tale confessione crede che Gesù Cristo abbia solo la natura divina e non abbia la natura umana; per noi invece il Salvatore ha tutte e due le nature, il che è molto importante.
     Gli Armeni dunque come eretici non possono ricevere il Fuoco Sacro, ma  un anno  (nel 1579) fornirono denaro al sultano Murat il Veritiero e alle autorità di Gerusalemme perché quelli, contro la tradizione, li introducessero nel Tempio della Risurrezione ed impedissero agli Ortodossi di fare lo stesso. E così quando al mattino gli Ortodossi giunsero al Tempio, trovarono le porte chiuse e i gendarmi a cacciarli via. Gli Armeni erano già nel Tempio con il loro Patriarca e pregavano per ottenere il Fuoco, mentre gli Ortodossi stavano sulla piazza davanti al Tempio, con il loro Patriarca Sofronio IV°, piangevano e pregavano anch’essi. Il Patriarca armeno pregò ventiquattr’ore, ma il Fuoco Sacro non discese. Quell'anno il Fuoco non scese nel Cuvu’clio ma, con grande ritardo di ventiquattr’ore, arrivò da sotto il tetto e con violenza passò attraverso la colonna esterna del Tempio, spaccò il marmo (v. foto) ed accese le candele in mano agli Ortodossi veri, che erano fuori dal Tempio con il loro Patriarca.
     Gli arabi ortodossi che da sempre assistono al miracolo e sono parte integrante ed indispensabile di esso, cominciarono a danzare e gridare: "Sei l’Unico Dio nostro, Gesù Cristo, e unica la nostra Fede giusta, la Fede dei Cristiani Ortodossi!” (testimonianza del monaco Partenio)
 
 

 
 
     In quel momento tra i soldati turchi che sorvegliavano la festa, uno di loro di nome Omir (Gianvar), dopo aver visto il miracolo, gridò: "L’unica Fede vera è quella Ortodossa, anch’io sono un Ortodosso!” - e con queste parole  saltò giù dal muro sulla piazza dove si trovavano gli ortodossi. Nonostante l’altezza di dieci metri non si ferì, perché le pietre della piazza si erano fuse sotto i suoi piedi come fossero di cera; così egli vi lasciò le impronte dei piedi; i turchi in seguito cercarono di cancellarle, ma non vi riuscirono. E in seguito uccisero Omir ne bruciarono il corpo. Ancora oggi, vicino alla colonna attraversata dal Fuoco Sacro, si possono vedere le impronte del martire turco.
     Questo, è stato l’unico caso nella storia, quando il Fuoco Sacro scese fuori del Tempio.
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Re:Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme
« Risposta #6 il: Aprile 25, 2014, 14:59:13 pm »
Presunti orbs luminosi durante la cerimonia

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Re:Miracolo del fuoco sacro a Gerusalemme
« Risposta #7 il: Giugno 20, 2014, 23:08:17 pm »
La festa del fuoco nuovo a Gerusalemme
La festa del fuoco nuovo a Gerusalemme
Il Fuoco Santo è la celebrazione più importante della fede ortodossa a Gerusalemme. È difficile descrivere brevemente questo avvenimento della Città Santa senza avere l’impressione di snaturarlo. Riporterò, dunque, una lunga cronaca della giornata, accompagnata da alcuni riferimenti storici.

Sabato 26 aprile 2008. Quest’anno ci sono cinque settimane di sfalsamento con la chiesa cattolica, per le Chiese ortodosse è Sabato Santo. Sin dalle 3. 30 della mattina, il quartiere cristiano della Città Vecchia di Gerusalemme parla in greco, russo, rumeno. I fedeli ortodossi, accolti nei monasteri e dagli abitanti della città sin dall’inizio della settimana, escono in piccoli gruppi e si dirigono verso il Santo Sepolcro, la cui grande campana, regolarmente e fino a mezzanotte, ha suonato il rintocco funebre per la morte di Cristo.

Non è ad un ufficio liturgico mattutino, che si recano nel cuore della notte. Vanno alla celebrazione del “Fuoco Santo”, il fuoco nuovo, che inaugura la vigilia della Pasqua. Partono con un anticipo di dieci ore, essendo la celebrazione prevista per le ore 13.00, anche se la basilica della Resurrezione dista soltanto cinque minuti a piedi.

Nella giornata, migliaia e migliaia di persone convergeranno verso questo Luogo santo, ma soltanto i più mattinieri avranno delle probabilità di entrare nella basilica e vedere, forse, qualche cosa della celebrazione.

Intorno alle 5.00 della mattina, tale movimento di gente si amplifica. Quando arrivo all’entrata della via dei Cristiani, sono già circa duecento, ammassati dietro le transenne tenute chiuse sotto la vigilanza di poliziotti israeliani. Questi ultimi non vogliono che i fedeli entrino nella chiesa troppo presto, chiusa del resto, quindi dovranno aspettare in piedi senza più potersi muovere. Tutti gli accessi alla chiesa risultano così chiusi.

Il termometro segna 18 gradi. I pellegrini più giovani, spesso, finiscono per trascorrere la loro notte a terra, all’aperto. È il caso di Georgetta, finché la porta contro la quale si era rannicchiata non si apre e si sveglia. Georgetta è rumena di Bucarest. Ha una trentina di anni, viene per la seconda volta ed ha in programma di tornare per i due prossimi anni. " Sono rimasta qui tutta la notte. L’anno scorso, sono stata bloccata dodici ore tra la folla nella strada, poi ho pagato 100 euro ad un arabo. Ci ha detto di seguirlo, siamo entrati in un negozio, eravamo in quattro e, miracolo di Dio, abbiamo potuto arrivare fino al sagrato della basilica." Ma quest’anno, Georgetta intende riuscire ad entrare.

La folla è fitta, molti discutono, numerosi sono anche quelli che sono in preghiera. Arriva un furgoncino carico di pane. Come tutte le mattine, fa le sue consegne ai chioschi della via dei cristiani. Alcuni pellegrini vogliono acquistare questo pane ricoperto di semi di sesamo, il kaak. Ordinariamente costa 8 centesimi di euro. L’occasione fa l’uomo ladro, stamattina costerà 1 euro al pezzo. Ma si trovano ugualmente degli acquirenti. In arabo, dico al fattorino che lui "ha il braccio lungo", espressione locale per dire che è un ladro. Mi risponde: "Un euro, un euro", prima di comprendere quanto gli avevo appena detto nella sua lingua. Abbassa lo sguardo, confuso, ma il giovane uomo che l’accompagna ha meno scrupoli e continua ad incassare soldi mentre il suo furgoncino fende la folla. Il trabiccolo parte e si perde tra la gente.

Un venditore di acqua si è piazzato alla porta della moschea vicina. Vado ad informarmi del prezzo. "Tre scekel la bottiglia piccola (50 centesimi di euro), 5 la grande (90 centesimi)". Il prezzo abituale. "Il panettiere ne approfitta" mi dice spiacente. "Non è bello".

Il sole si alza dolcemente. Improvvisamente la folla si agita. Le transenne si muovono. Forse si riesce a raggiungere la chiesa ed unirsi al centinaio di pellegrini che sono riusciti a nascondersi negli angoli dei suoi muri per passarvi la notte. All’alba, restano tutti rannicchiati, per molto tempo, nei loro nascondigli per non essere cacciati via dall’imponente spiegamento di polizia e da tutti i militari incaricati della sicurezza.

Per quanto riguarda le transenne false speranze. Alle 8.30 della mattina, sono chiuse sempre come lo sono la maggior parte, se non tutte, le porte della Città Vecchia. Le Porte del Santo Sepolcro devono essere aperte alle 9.30 per gli Armeni. Sarà allora, che le forze di polizia coadiuvate dai soldati regoleranno il flusso dei pellegrini, stimati, dalla polizia alle 8.00 del mattino, intorno ai 10.00.

A Porta Nuova, varco per mezzo del quale si accede a San Salvatore, né gli impiegati del convento, né i partecipanti alla giornata di studio organizzata dallo “Studium Biblicum Franciscanum” riescono ad entrare. La Custodia, così, invia un rappresentante incaricato di parlare con le forze di polizia. Gli studenti ed i professori della Flagellazione, fanno loro stessi fatica a raggiungere il convento. All’interno stesso della Città Vecchia e lontano dagli accessi del Santo Sepolcro, alcune vie sono sbarrate. Discuto con un gruppo di russi che aspettano sin dalle 3.00 della mattina alla porta di Giaffa. Sono stanchi e sono in piedi da cinque ore, senza la minima possibilità di potersi sedere. Siamo ognuno da un lato della transenna. -"Di dove sei? Come userai queste foto?" - "Sono francese". - "Ma allora sei cattolica, come hai potuto passare, questa è una festa per gli ortodossi". La vecchia signora teme di non potere trovare posto nella basilica, se anche dei non ortodossi entrano lì.

Ore 10.00. Speravo di prendere alcune ore di riposo. Ma un vicino di casa ha installato un impianto di amplificazione sul tetto che diffonde dei canti religiosi. Gli altoparlanti sono indirizzati verso le mie finestre… Quando la musica termina, sono i giovani uomini della città che ne prendono il posto, tamburi e darbouka risuonano nelle strette strade, ritmando slogan inneggianti alla gloria di Cristo e alla fede cristiana. Percorrono così il quartiere cristiano prima di aprirsi un varco verso la basilica intorno a mezzogiorno. Uno di essi è portato sulle spalle da un altro. Dirige gli slogan e brandisce con una mano una croce di olivo, nell’altra porta una sciabola. Gli altri portano delle bandiere greche, armene, del Vaticano, della Custodia… si perdono nella confusione. Del resto questi giovani sono di tutte le confessioni cristiana, ortodossa, cattolica e protestante.

Mezzogiorno, al Santo Sepolcro la densità della folla è al massimo. Alla fine le persone sono potute entrare, secondo un’espressione araba "se tu gettassi del sale, non cadrebbe a terra". La chiesa oramai non altro che una grande voce, in cui le preghiere si confondono con le discussioni. L’attesa è lunga, ma la gioia e la fede, commiste alla stanchezza, sono palpabili. Finalmente sono potuti entrare. Sono lì. Ora Dio non ha che da fare il resto.

Ma qual’è la celebrazione che ha suscito una tale infatuazione? Cosa è questo fuoco tanto atteso che degli aerei l’aspettano sulla pista di decollo dell’aeroporto, per consegnarlo a Mosca, Atene, Sofia (è stato noleggiato il Falcon presidenziale per l’occasione), Bucarest… per la Veglia della notte?

"E’ un miracolo di Dio", diranno i fedeli. Secondo un sito ortodosso (www.holyfire.org), bisogna fare risalire la prima manifestazione del Fuoco Santo al giorno stesso della Risurrezione, citano i padri della chiesa Gregorio di Nissa e Giovanni Damasceno, che essi stessi sono andati a Gerusalemme; il primo, nella sua seconda omelia sulla Risurrezione, scrive: "Pietro, aveva visto con i propri occhi, ma anche per profondità di spirito apostolico, che il Sepolcro era illuminato, mentre era ancora notte, lo vide sia con i sensi, che spiritualmente". Il secondo, nei suoi canti liturgici, fa spesso memoria della luce che brilla miracolosamente nel Santo Sepolcro. Così afferma per esempio: "Pietro, essendosi avvicinato velocemente al Sepolcro, ed avendo visto la luce nel sepolcro, si spaventa".

Le prime testimonianze scritte dai pellegrini risalgono all’epoca carolingia, intorno all’810. Il monaco latino Bernardo, nel IX secolo scrive: "Il Sabato Santo, durante la Veglia pasquale, al momento del servizio liturgico Mattutino nella chiesa del Santo Sepolcro del Signore, il Patriarca passa il fuoco al Vescovo ed infine a tutto il popolo, affinché ciascuno possa accendere questo fuoco nella propria casa. Il Patriarca attuale è Teodosio (853-879); è stato elevato a questa dignità per la sua pietà religiosa". Predicando la Crociata il papa Urbano II durante il concilio di Clermont, nel 1095, ne fa Lui stesso riferimento: "In verità, in questo Tempio, il Sepolcro del Signore, Dio riposa; fino ad oggi. Non smette di manifestare miracoli giacché, nei giorni della Sua Passione, mentre tutte le luci sono spente nella Sua tomba e nella chiesa, improvvisamente, le lampade spente si riaccendono. Quale cuore, può essere così indurito da non intenerirsi davanti ad un tale spettacolo!” Il cronista della Chiesa romana Baronius riporta nel suo diario di viaggio: "I cristiani occidentali, avendo ripreso Gerusalemme dalle mani dei Saraceni, gridano al miracolo allorché, il Sabato Santo, le loro stesse candele si accendono vicino al Sepolcro del Signore. Questo miracolo accade laggiù regolarmente". (Baronius, Annali ecclesiastici (1588-1593).

Il sito internet (russo) ortodosso riporta: "A quei tempi (1093-1112), poco dopo le crociate, regnava a Gerusalemme il re Baldovino I, un cattolico. Secondo il racconto di Daniele, apprendiamo che Baldovino era presente all’apparizione della Luce Santa e ricevè dal Vescovo una candela, il vescovo era ortodosso e non cattolico, malgrado Baldovino fosse cattolico e Gerusalemme presa dai Crociati cattolici fosse sotto l’obbedienza del Papa".

Il patriarca ortodosso Simone, all’arrivo dei crociati latini nel 1099, aveva lasciato la città alla volta di Cipro e poi di Costantinopoli [1].
La sede patriarcale era vacante, i Crociati insediarono così, essi stessi Arnolfo Malecorne, chiamato anche Arnolfo di Chocques [2]
Ciò che apprendiamo anche dalla testimonianza del monaco Daniele, è che i preti e fedeli di tutte le tradizioni cristiane attendevano insieme il miracolo, invocando Dio, ciascuno secondo la propria tradizione. Daniele scrive in russo, lingua sconosciuta ai crociati, commentando sosteneva che il canto dei latini si avvicinava più a della grida, che non al canto e sottolinea che i latini godono del potere sulla città e fanno sì che sia favorita la presenza di tutte le confessioni alla cerimonia [3].

I patriarchi cattolici, dunque, presiedevano alla celebrazione del Fuoco Santo, lungo tutto il periodo delle crociate. I cronisti dell’epoca non esitarono a ricordare che il Signore non rispondeva sempre alle loro preghiere di implorazione del miracolo, giudicando la loro fede troppo debole e il comportamento dei crociati stessi fin troppo lontano dal regno di Dio. Capitò dunque che la luce non si accendesse al Santo Sepolcro, ma nella moschea Al-Aqsa diventata chiesa, o alla chiesa dell’ospedale San Giovanni (dei cavalieri ospedalieri, detti oggi di Malta) o, ancora, il Signore, tanto contestatario quanto scherzoso, accendeva le candele in una cappella ortodossa piuttosto che nell’edicola dove si trovava il patriarca latino [4].

Quando fu nuovamente un patriarca ortodosso a presiedere alla celebrazione, i francescani non esitavano ad immischiarsi alla folla. Più tardi, questo fu vietato sotto pena di scomunica. Scomunica ritirata soltanto una cinquantina di anni fa. Oggigiorno, vari cattolici cercano di immischiarsi alla folla del Santo Sepolcro, certamente oltre che per vedere l’aspetto folkloristico agli occhi degli occidentali, per unirsi alla fede incrollabile nel miracolo degli ortodossi.

Gerusalemme, venerdì 25 aprile 2008. Tutte le luci del sepolcro sono state spente e le porte dell’edicola chiuse, sono state sigillate da un pane di cera d’api di due a tre chili. Innanzitutto l’edicola è stata perlustrata da cima a fondo, per assicurarsi che non ci sia nessuno mezzo per accendere le candele. Deve entrare lì il sabato mattina verso le 13.00 il patriarca ortodosso, dopo che ha compiuto tre giri attorno alla Tomba, seguito da monaci e da preti che implorano Dio affinché si compia il miracolo. La sua entrata è seguita normalmente da quella del patriarca armeno - questo punto solleva tra le due Chiese alcune discussioni; non è tuttavia questi ad accendere le candele, ma il Signore stesso. È il miracolo del Fuoco Santo che si perpetua di anno in anno. Per i fedeli ortodossi, non è permesso di dubitare. Il patriarca nell’edicola, seguendo il rituale della celebrazione, prende la/e candela/e, accesa/e da Dio e distribuisce il Fuoco Santo, cominciandolo a far portare fuori della cappella detta dell’apparizione degli angeli, vestibolo della tomba, attraverso i due oblo laterali. Poi la folla si divide e la chiesa si illumina di migliaia di candele al punto che sembra prendere fuoco essa stessa. Ma per evitare un incendio reale, deve essere spento dopo pochi minuti. È anche la tradizione ortodossa. La candela deve essere accesa, ma velocemente spenta, preziosamente conservata, testimonierà l’avvenimento.

Il Fuoco nuovo, secondo la tradizione, non scotta durante i primi minuti. I fedeli passano le loro mani attraverso la fiamma e molti, poi, si toccano il viso. La cera che cola generosamente da queste candele composte di 33 ceri è meno generosa. I giovani della città che corrono a distribuirla lungo le vie del quartiere cristiano ne fanno una calda esperienza, ma non importa, per loro tutto ciò ha quasi un valore di rito iniziatico ed è un onore.

Tutti i cristiani, ortodossi e non, i quali non sono riusciti a trovare un posto nei pressi della chiesa, aspettano il loro arrivo, perché portano il Fuoco Santo: “Devi accendere (la candela) almeno per tre giorni e non dovrai spegnerla soffiandovi sopra". Certi hanno chiuso la fiamma nelle lanterne per poterla trasportare. Sono le lanterne che saranno caricate sull’aereo.

"Il miracolo del fuoco, annunzia la Risurrezione di Cristo", mi dice un prete ortodosso. Lungo la strada, i fedeli si salutano con le parole "Cristo è risuscitato. È davvero resuscitato". Sono le ore 16.00.

Per quanto riguarda la liturgia pasquale, avrà luogo nella notte, a partire dalla mezzanotte. I pellegrini presenti nella basilica possono, dunque, prendere alcune ore di riposo. Quelli che non erano potuti entrare vanno, tuttavia, ad accendere le loro candele nella basilica della Risurrezione, che sarà di nuovo piena all’inverosimile anche questa notte.

MAB


Le foto all’interno del Santo Sepolcro sono del 2007, quelle scattate all’esterno del 2008.

[1] « Nel 1099 i Crociati nominarono un Patriarca latino al posto del Patriarca Greco Ortodosso, il quale visse a Costantinopoli fino al 1187 ». Vedere wikipedia
- Da notare che l’articolo è preceduto dalla nota: "Questo articolo riguardo il Patriarca di Gerusalemme concorda con la tradizione Greco ortodossa".

[2] Vedere wikipedia

[3] Daniele Eugumeno, Itinerario in Terra Santa, Ed. Garzanti, p 161

[4] Sabino de Sandoli ofm, Itinera Hierosolymitana crucesignatorum, Voll. I, II, III
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