Detesti la bellezza? Beh mica tutte le donne detestano la bellezza maschile.
Ho capito detesti la bellezza esteriore maschile. Per quanto mi riguarda se avessi anche quella a me non farebbe schifo senza farmene una ragione di vita.
Io detesto chi non capisce un razzo,perchè ho l'impressione di sprecare il mio tempo,e probabilmente è così.
Io speravo di aiutarti a uscire dai tuoi complessi,perchè secondo me essi ti impediscono di vedere la realtà.
Facciamo come alle elementari
Riesci a farmi il riassunto di questo testo che ti è stato postato?
Il riassunto è ''detesti la bellezza estetica maschile''?
3.2c.2 Il privilegio dell’estatica
Cosa significa venir valutate per il solo essere e misconosciute per ogni fare? Significa che non vi è alcuna necessità di agire per acquistare valore davanti all’Altro. Esser considerate solo per il corpo anziché per tutte le qualità intellettuali e morali significa che non è necessario averle, coltivarle ed accrescerle, che non vi è alcuna necessità di emergere con l’azione e perciò nessuna necessità di rischiare, di spendersi, di inventare e di creare per rendersi visibili. Significa ereditare il proprio valore anziché doverselo conquistare e mantenere per tutta la vita con fatica, energie e rischi senza numero. Un uomo che non abbia nulla e che non sappia far nulla non vale niente agli occhi di una donna, quanto vale invece agli occhi (cioè per il cuore degli uomini) una donna che non ha nulla e che non sa fare nulla? Tanto quanto le altre. Una differenza abissale separa dunque i due, l’una vale in quanto è, l’altro in quanto fa, beninteso se può fare e nella misura in cui sa fare. Il valore del corpo maschile è nullo quando la sua attitudine a produrre beni a favore della comunità (e perciò in primis del genere femminile) è nulla.
Se a monte di questo fatto non vi fossero ragioni profonde ci si sarebbe dovuti attendere un’altissima valutazione del corpo maschile proprio dal femminismo e le femministe per prime avrebbero dovuto tappezzare le loro camere di immagini di uomini nudi, ma i soli ad apprezzare il corpo maschile per quel che è anziché per quel che se ne può ricavare sono gli omosessuali. Si manifesta in tal modo il profondo significato delle affermazioni femministe e femminili laddove sostengono (ed è la verità) che per le donne la bellezza in un uomo non è importante perché essenziale è l’insieme delle utilità che da lui si possono ricavare, quella sessuale restando evidentemente agli ultimi posti. Non si tratta dunque né di una “superiorità etica nell’approccio” né di “una più completa considerazione delle doti umane” ma del puro e semplice calcolato interesse a quel che il maschio può garantire. Quel che le donne amano negli uomini è esattamente quel che è bene per esse, ciò che soddisfa i loro interessi. Siamo così ricondotti al punto d’origine: gli uomini cercano il sesso ed anche la loro azione nell’arena pubblica mira indirettamente ad esso, le donne offrono sesso in cambio dei benefici che l’attività maschile procura. Diventando ricca o famosa, salendo nella gerarchia sociale e nella valutazione della collettività una donna non guadagna nulla al suo appeal, non aggiunge nulla al suo fascino, esattamente il contrario di quel che avviene per gli uomini. Il maschio vale per quel che fa, la femmina per quel che è, dove con essere si intende tutto quel che viene lodato dal ‘bella’ e fare quel che viene elogiato con il ‘bravo’ e se fosse vera la sentenza di Machiavelli secondo cui gli esseri umani non fanno mai niente di bene se non per necessità si capirebbe perché la quasi totalità di ciò che esiste sia stata creata dagli uomini.i Essi inventano, costruiscono e creano perché il loro disvalore ve li costringe.
Un qualsiasi corpo può essere riguardato e valutato in relazione alla sua forma ovvero alla sua funzione, prendendone in considerazione la statica o la dinamica ed è perciò corretto parlare di ‘valore estetico’ e ‘valore dinamico’, estatica e dinamica. Se i criteri di valutazione sono due si capisce che è preferibile essere valutati su entrambi piuttosto che su uno solamente giacché è preferibile giocare due partite e sommarvi i risultati piuttosto che giocarne solo una. Questo è il punto chiave senza la visione del quale è impossibile comprendere cosa sia sotteso a rivendicazioni quali le “quote” in politica ed i “pari compensi” nello sport e nell’arte, perché giocare due campionati sommandone i punti è meglio che giocarne uno solo.
All’estatica femminile sono interessati non solo gli uomini ma anche le donne come prova il fatto che il corpo femminile appare con la stessa esorbitante ed invasiva frequenza tanto sulle riviste maschili che su quelle femminili e ciò senza tener conto della pubblicità nella quale, come si vede, svolge un ruolo quasi monopolistico indipendentemente dal fatto che il target sia maschile, femminile o bisex e persino quando è rappresentato dai bambini.ii Nel contempo siamo in presenza di un totale disinteresse femminile per la dinamica del corpo delle donne ed i campionati femminili di qualsiasi disciplina sono ignorati tanto dagli uni quanto dalle altre. Viceversa, alla dinamica di quello maschile sono interessate (pur relativamente) sia le donne che gli uomini e questi con una propensione la cui origine risulta quasi misteriosa. Lo stesso uomo che non ha mai guardato con ammirazione un corpo maschile nudo e che temerebbe di passare per omosessuale se lo facesse, non disdegna di dedicare tempo a guardare partite di calcio, di rugby o di football dove non ammira altro che il corpo maschile in movimento. Viceversa lo sport femminile non ha né spettatori né spettatrici e questa è la causa dei minori guadagni delle sportive rispetto ai loro colleghi. Strano fenomeno davvero, sembra quasi che i maschi pur ossessionati dal corpo femminile perdano ogni interesse per esso non appena lo vedono muoversi e corrano invece ad ammirare quello maschile (dal quale solitamente ritraggono lo sguardo) quando questo esce dalla staticità e così pure fanno le donne come se il valore del corpo maschile risiedesse dal punto di vista di entrambi nella dinamica e quello femminile nell’estatica. Questa prospettiva spiegherebbe, in modo banale, perché i gay siano i soli ammiratori del corpo maschile immobile e, a rovescio, il fatto che le stesse riviste femminili non si occupino mai dello sport femminile, del corpo femminile in azione. Tutto accade come se ognuno avesse il suo specifico campo di valore, la donna lo eredita e non ha che da difenderlo dalle aggressioni dei maschi, dai rischi materiali e dalla corrosione del tempo, gli uomini se lo devono conquistare. Una differenza radicale ma anche un bilanciamento delle possibilità, una parità valoriale che tale rimane pur esercitandosi in ambiti diversi e separati.
In un simile quadro, se io, seguendo Dostoevskij, volessi castigare gli uomini cancellandone il valore attraverso l’azzeramento della loro utilità non avrei che da imporre la valutazione forzosa delle opere femminili costituendo l’obbligo sociale al loro riconoscimento indifferenziato, esigendo la “pari visibilità” storica femminile (beninteso nel versante positivo) in tutte le manifestazioni dell’azione materiale e spirituale, tanto nel passato quanto nel presente, costituendo una sorta di diritto universale alla lode e al compenso a vantaggio delle donne aprendo loro anche quel tavolo sul quale sin qui hanno giocato gli uomini, il solo che possiedono, imponendo ad essi di accettarle, ope legis, nel campionato maschile della dinamica. In questo modo garantirei al genere femminile un doppio punteggio nel campionato dei sessi, quello ottenibile dal valore che gli uomini spontaneamente assegnano al corpo della donna il ‘bella’ e quello imposto forzosamente alle sue opere il ‘brava’ e tutto ciò senza paura di controeffetti negativi.
Non è possibile infatti costringere l’intero genere femminile a dire ‘bello’, a corteggiare gli uomini, a provare davanti al corpo maschile immobile quel che i maschi provano davanti a quello femminile, tutt’altro. Un artista vicentino concordava nell’autunno del 2001 con una storica casa produttrice di Treviso una linea di carte da gioco raffiguranti corpi maschili nudi in svariate pose. Niente di pornografico, ovviamente, parti del corpo o figure intere ivi compresi gli organi sessuali, questo sì, ma niente di più (anzi molto di meno) di quel che la televisione manda in onda dopo mezzanotte (e spesso prima) avente per oggetto il corpo femminile. Alla vista di quelle foto, come se il corpo maschile immobile rappresentasse qualcosa di indecente, le dipendenti affermarono che mai avrebbero lavorato a simili “oscenità” e l’azienda ubbidì.
Questo mentre casalinghe e studentesse si spogliano per figurare sui calendari territoriali fai da te “costrettevi”’ dalla nuova moda del localismo in salsa pubica. Come sarebbe dunque possibile costringere le femmine a provare quello stesso brivido che i maschi provano, a cadere in quella stessa trance, a perdersi nello stesso svagamento o, peggio, ad eccitarsi davanti ad immagini nude dell’altro sesso? E’ fuori discussione. Fuori discussione è quindi anche la semplice ipotesi che i maschi possano invadere il campo dell’estatica per trovarvi una fonte di valore, che possano giocare altra partita da quella che la natura ha assegnato ad essi: l’azione. Ed è qui che si apre la questione delle ‘quote’.