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Febbraio 5, 2014 Benedetta Frigerio
Vita e carriera dell’attivista austriaca che ha dato il nome alla relazione votata ieri in Europa. Diritti gay e aborto le sue bandiere. E chi la contesta? È un «bigotto di destra»
lunacekLa controversa “relazione Lunacek“, presentata come una «tabella di marcia dell’Ue contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere», è stata approvata ieri dal Parlamento Europeo nonostante le proteste.
EDUCAZIONE GENDER. Di fronte a un testo che mette a repentaglio la libertà di pensiero e impone agli Stati il matrimonio e le adozioni omosessuali, insieme all’educazione “gender” obbligatoria sin dall’infanzia, più di 200 mila cittadini avevano firmato una petizione che era arrivata sugli scranni di Bruxelles. Per paura di perdere anche questa battaglia, come accadde alla sua collega Edite Estrela, Ulrike Lunacek, eurodeputata austriaca dei Verdi, lesbica e attivista Lgbt, aveva inviato una lettera ai suoi colleghi per cercare di confutare la tesi dell’appello.
«BIGOTTI DI DESTRA». Ma chi è Ulrike Lunacek? La deputata verde nel 2013 tentò di legittimare la pedofilia, proponendo un emendamento che invocava la necessità di una «educazione sessuale interattiva e libera da tabù» per i bambini maggiori di 4 anni. A quanti la criticarono, votando contro la proposta, la Lunacek rispose per le rime, accusandoli di essere dei «bigotti di destra».
In un’intervista al quotidiano europeo West nel 2011, in occasione dell’Europride di Roma, disse: «Dare più diritti ha un effetto sul comportamento della società, perché se “l’autorità”, “lo Stato” accetta (pari) diritti per le persone Lgbt allora i cittadini tenderanno ad essere d’accordo con quelli e a cambiare il loro atteggiamento».
FRA LE FEMMINISTE AL CAIRO. Dopo aver studiato un anno negli Stati Uniti, tornò in Austria e, all’età di 23 anni, fece “outing” dichiarando la propria omosessualità. Tre anni dopo, alla fine dell’università, la neolaureata in lingue sedeva fra i responsabili della Frauensolidarität (Solidarity among Women), la ong femminista fondata a Vienna nel 1982. E nel 1994 fu mandata come sua rappresentante alla Conferenza del Cairo, la prima in cui furono lentamente introdotti nel diritto internazionale le istanze Lgbt. La conferenza divenne famosa anche per l’azione scorretta con cui le femministe riuscirono a imporre la loro agenda contro la maggioranza delle presenti, rimandando le votazioni più importanti nel pomeriggio dell’ultimo giorno appena dopo la partenza delle donne africane contrarie alle loro idee. Vennero poi presentate le denunce di chi scoprì che le proprie dichiarazioni di dissenso durante i meeting non erano mai state inserite nei rapporti ufficiali, nonostante fosse stato assicurato il contrario.
LE POLEMICHE UNGHERESI. Qualche mese dopo il ritorno dal Cairo, Lunacek divenne la rappresentante politica di punta dell’Austrian Lesbian ad Gay Forum, candidandosi all’interno del partito austriaco dei Verdi. E dopo una militanza di dieci anni sul territorio, nel 1999, divenne la prima politica lesbica del Parlamento austriaco. Quando fu eletta al Parlamento europeo, nel 2009, entrò a far parte della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, continuando a sponsorizzare la piena parità delle coppie omosessuali anche in Europa. Qui, oltre alle polemiche sorte per via delle sue idee sui diritti sessuali dei bambini e e degli omosessuali, l’eurodeputata balzò alle cronache nel 2012 per le dichiarazioni rilasciate dopo la Marcia per la Vita ungherese. Aveva messo agli atti la presenza di slogan e cartelli antisemiti di cui non si trovarono prove. Ma evidentemente per Lunacek non erano necessarie. Solo l’anno dopo mirava a far diventare l’aborto un diritto umano e ad abolire l’obiezione di coscienza «per consentire alle donne di non essere ferite o uccise a causa della mancanza di accesso sicuro all’aborto».
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