Ma perché gli uomini nelle pubblicità sono così stupidi?
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lunedì
set 2013
Pubblicato da ilmondodigalatea in Divagazioni, politica, Quota rosa ≈ 40 commenti
Tagdonne, educazione, femmina, femminismo, generi, italia, madri, maschio, padri, pubblicitari, pubblicità, pulizie di casa, società, spot, stereotipi, stereotipi di genere, uomini
C’è stata un gran polemica in questi giorni sull’immagine della donna negli spot pubblicitari italiani: una donna che è sempre o quasi descritta come una casalinga dedita alla ossessiva pulizia della casa con ogni tipo di detergente, o all’altrettanto ossessiva preparazione del cibo per tutti i membri della famiglia, nonché per parenti, amici e passanti, a qualsiasi ora del giorno. Sarebbe ora di finirla, ha detto la Presidente della Camera Boldrini, di raffigurare le donne solo così, in ruoli di servizio, di accudimento e di assistenza, come se non sapessero fare altro che questo, perché per gli spot italiani una donna, anche se è metti caso ingegnere nucleare, a casa è solo quella che porge le pattine e si angoscia per lo sgrassamento del tubo della lavastoviglie.
E io con la Boldrini sono d’accordo, perché anche a me spesso fanno sorridere (ma un po’ tristemente) questo universo pubblicitario che è ancora fermo, nel suo immaginario, agli anni ’50 e agli angeli del focolare. Ma vorrei invece partire da un altro punto, che è complementare: secondo me non bisogna tanto cambiare l’immagine della donna negli spot, quanto piuttosto difendere, poveretta, quella dell’uomo.
Ma li avete visti come vengono dipinti gli uomini di qualsiasi età negli spot italiani? No, perché, poveracci, c’è di che impietosirsi. A parte gli gnoccoloni degli spot dei profumi, capaci solo di declamare con sguardo intenso e perso nel vuoto (e addominali a tartaruga in vista) frasi romantiche così desolanti da essere scartate persino per le cartine dei Baci Perugina, gli altri sono ritratti come dei deficienti patentati.
Dagli zero ai vent’anni sono dei bamboccini o bamboccioni viziati e maleducati che arrivano a casa e sono totalmente dipendenti dalla mamma: seminano calzini per casa, portano amici a pranzo all’ultimo momento intimando alla genitrice di preparare cibo per tutti, portano il cane bagnato e pieno di fango in salotto, lasciano casino e briciole sul pavimento senza che nessuno dei due genitori ammolli loro un salutare scapaccione.
Superata l’adolescenza ed entrati nel mondo degli adulti, restano degli idioti incapaci. Se sono single, hanno bisogno della mamma al seguito come un’ombra, perché il bucato resta un mistero indecifrabile. Almeno l’uomo in ammollo cercava di risolvere il problema da solo, loro invece non sono in grado di scegliere nemmeno un ammorbidente, i capi del vicino sono sempre più bianchi dei loro, e se per caso il calcare rovina il filtro della lavatrice, è una donna che parla con l’idraulico, perché loro evidentemente non sono capaci nemmeno di fare quello. Persino quando c’è da scegliere qualcosa di tecnologico, tipo la connessione internet per casa, è mamma che decide, in base alle fotografie dell’infanzia da caricare o ai film in streaming che vuole vedere: se Chiara va a vivere da sola per fare l’università e suggerisce piani telefonici ai genitori, Savino restava a casa con mamma Majonchi, e tanti saluti.
Se poi si sposano, peggio che andar di notte. A fare la spesa al supermercato ci va la moglie, perché loro sono così cretini che se lasciati da soli sbagliano tutti i prodotti da prendere; si alzano di notte per andare fra gli scaffali di un supermarket solo se sono dei responsabili del controllo qualità, ma anche lì si sospetta che siano parecchio esauriti. Se hanno qualche forma di bua (al pancino, alla testa, due linee di febbre) non solo si stravaccano sul divano come se stessero per morire, ma non sono capaci di trovare da soli una pastiglietta, un analgesico, un’aspirina: è la moglie o compagna che gliela deve scegliere, comprare e porgere, assieme ai probiotici contro il colesterolo per le loro arterie intasate e allo yogurt con i fermenti per la regolarità intestinale, perché da soli manco sono in grado di organizzarsi per fare la cacca. Se cucinano, riescono a malapena a tirare fuori una pasta surgelata e scaldarla nel microonde, convinti peraltro così di fare colpo sulla vicina invitata a cena. Se gli vengono affidati dei figli, apriti cielo: non riescono neppure a pettinare una bimba o infilare nella cartella la merendina giusta. Quanto alle pulizie di casa, ai vestiti da stirare, alla polvere per terra, niente, non ce n’è uno che sappia come muoversi. Al massimo riescono a dare da mangiare al gatto, ma solo perché per aprire i croccantini è sufficiente una forbice e via; e comunque il ragazzo che dà da mangiare al gatto un po’ gay lo sembra.
Gli unici due uomini della pubblicità che paiono saper sopravvivere da soli nel mondo sono il papà separato di un noto mobilificio straniero (che è in grado – miracolo!!!!- di preparare una cena per la figlia a lui assegnata nel fine settimana), e il fratello che insegna alle due sorelle stordite come combattere il calcare in bagno. Gli altri, diciamocelo, lasciati da soli per una settimana paiono destinati a ridursi come barboni, accampati in mezzo a case unte e sporche e con addosso stracci non lavati. Il tutto perché i pubblicitari devono continuare a propagandare l’idea della donna moglie-madre-casalinga con casa lucente e figli pettinati e ordinatissimi, la riedizione moderna della Grande Madre Mediterranea, che, come tutte le Grandi Madri, castra i suoi figli per rimanerne sempre l’unica padrona.
Allora, cari uomini, io vi chiedo: se non ve ne frega nulla dell’immagine della donna in pubblicità, provate a rivoltare il problema e rispondere a questa domanda: ma a voi, di essere dipinti sempre come degli allucinanti cretini non scoccia?