L'articolo iniziale è la cosa più stupida che ho letto, dice il falso dicendo cose vere.
Allora anche lo stupro non è immorale, serve solo ad aumentare le probabilità riproduttive. Si scorda però di dire che lo stupro aumenta le probabilità riproduttive dello stupratore ma diminuisce quelle della donna e la morale serve a questo, ci mettiamo d'accordo, facciamo delle leggi, per cui ci guadagniamo tutti nel complesso, perché la vita non è un gioco a somma zero. Per cui lo stupro è immorale, diminuisce le probabilità riproduttive di un uomo (il partner della donna stuprata) e della donna (la vittima). Per questo i partner delle donne violentate tendono ad arrabbiarsi un pochino.
Così anche le donne che sono disinibite hanno una probabilità più alta di tradire, per questo ci piacciono donne vergini e "sante" per un rapporto duraturo ma non disdegniamo donne più facili per un rapporto veloce, tradendo una donna aumenta la probabilità di sopravvivenza dei propri geni ma diminuisce quella dei geni del partner, per questo le adultere erano punite con la morte (e gli uomini che avevano rapporti con loro). Per questo certi comportamenti sono "immorali". Per questo esistono comportamenti quali la gelosia e la preferenza per le vergini.
E poi sono le altre femmine ad arrabbiarsi se una femmina è più facile, perché diminuisce il proprio valore, se una donna fa troppo la difficile rischia di perdere il partner che va con una donna più facile, se una è troppo facile rischia di avere un partner solo per un rapporto e non per un rapporto stabile.
I giornalisti riescono a rendere femministi pure gli articoli sull'evoluzione che sono la cosa più antifemminista che esiste.
È vero che avere più variabilità genetica aumenta le probabilità riproduttive, ma l'articolo si scorda di dire che c'è una guerra tra un maschio ed una femmina che stanno in una coppia e spesso l'aumentare delle probabilità riproduttive di uno diminuisce quelle dell'altro. Per esempio, seguendo la stessa logica del giornalista, il tradimento non è immorale, aumenta le probabilità riproduttive della donna.
E poi c'è il solito riferimento alla "popolazione" come se la selezione naturale fosse di gruppo e non individuale, come se esistesse un "bene comune". Il giornalista identifica il bene della donna, l'aumentare delle probabilità riproduttive della donna a discapito del partner, come "bene comune".