http://www.articolotre.com/2013/08/femminicidio-invenzione-di-regime-la-tesi-cattolica-che-sconvolge-le-donne/“Femminicidio invenzione di regime”: la tesi cattolica che sconvolge le donne
Per il giornalista Roberto Marchesini, il femminicidio sarebbe soltanto un'invenzione atta a distruggere gli onesti padri di famiglia.
-Redazione- -10 agosto 2013- "Femminicidio, invenzione di regime". E' questo il titolo shock dell'articolo comparso nella giornata di ieri sul quotidiano cattolico La Nuova Bussola, a firma del giornalista Roberto Marchesini.
Paragonata niente più a un villaggio polacco chiamato Manieczki, che, a detta del cronista, durante il comunismo veniva utilizzato come una sorta di specchietto per allodole, rappresentando un'economia florida mentre il resto della Polonia cadeva a pezzi, l'emergenza femminile per Marchesi è una fandonia, una frottola nata per sconfiggere il buon padre di famiglia.
"Ogni regime si inventa una realtà, le sue lotte, i suoi successi", ha scritto infatti l'uomo, rievocando alla memoria dei suoi lettori il capolavoro di Orwell, 1984 e i "due minuti d'odio" verso "il nemico pubblico numero uno". Quello che, secondo lui, è diventato il "maschio, eterosessuale, marito e padre".
Marchesini, nella sua apologia dell'onesto padre di famiglia, si scaglia anche contro coloro che hanno dato vita alla messinscena del femminicidio, su tutte due giornaliste italiane: Ritanna Armeni e Barbara Spinelli, entrambe non esattamente note per posizioni da ferventi cattoliche.
La prima, collaboratrice del Manifesto prima, e dell'Unità dopo, secondo Marchesini dichiarò come la violenza sulle donne "è la prima causa di morte in tutta Europa per le donne tra i 16 e i 44 anni”. "Un paio di mesi dopo", prosegue il giornalista, "Barbara Spinelli, sul Corriere della Sera, aveva fatto una rivelazione simile", ovvero che "La prima causa di uccisione [morte] nel mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio (da parte di persone conosciute)". E ancora. "Nel giugno dello stesso anno è intervenuta sul tema Rashida Manjoo, special rapporteur dell'ONU sulla violenza contro le donne, secondo la quale “[...] in Italia la violenza domestica è la prima causa di morte per le donne fra i 16 e i 44 anni di età”.
Foss'anche vero che i dati si siano gonfiati mano a mano che la notizia passava di bocca in bocca, è altrettanto vero che, nonostante ciò, l'emergenza c'è, e non deve esserci. E infatti per Marchesini il problema non sussiste, anzi: si tratterebbe più di un "maschicidio". Citando dei dati provenienti dal Rapporto Criminalità Italia, scrive: "È condivisa l’idea che determinate condizioni di “debolezza”, dovute al sesso femminile o all’età avanzata, aumentino la vulnerabilità e quindi la probabilità di essere vittima di un reato violento come l’omicidio. Al contrario, dai dati emerge che più frequentemente le vittime di omicidio sono maschi, fino ad un massimo di 8 soggetti su 10 tra il 1992 e il 1997”.
Per questo il decreto legge approvato giovedì, per Marchesini "è una grande vittoria del governo contro un nemico di paglia, il 'femminicida'; al quale sono stati rivolti i 'due minuti d'odio' al pari dell'evasore e dell'omofobo", ovvero "il solito “nemico del popolo” da stanare ed eliminare. Il cui identikit si delinea con una chiarezza sempre maggiore: il padre di famiglia."
E chi glielo dice adesso che, mentre lui pubblicava, altri parlavano di 99 donne uccise dall'inizio dell'anno? E che a darne la notizia non era un quotidiano di regime bolscevico, ma niente meno che "L'Avvenire"?
