Fonte :
http://www.qelsi.it/2013/femminismo-omosessualismo-anti-razzismo-come-si-genera-il-pensiero-unico/Femminismo, omosessualismo, anti-razzismo: come si genera il pensiero unico
Di Pietro Torri, il 28 settembre 2013 - # - 12 commenti
femministeBruciavano i reggiseni, altro che regolamentare il nudo nelle foto pubblicitarie; predicavano l’amore libero, altro che matrimoni gay, lì il matrimonio non c’era per nessuno; esaltavano la vita nelle “comuni” e i figli allevati da padri a madri multipli, una sorta di poligamia paritaria. E ci dicevano che era vietato vietare.
Ora ci vogliono imporre la dittatura del pensiero unico, il loro, con i genitori 1 e 2, i mulini che da bianchi diventano arcobaleno e la riprovazione sociale se fumi una sigaretta, a meno che non contenga della marijuana perché allora fa figo, e se non ti adegui scatta la denuncia penale e giù mazzate.
Quando un paio di secoli fa un signore si è svegliato ed ha affermato che la religione era l’oppio dei popoli è sembrato per un po’ che l’elite culturale che lo aveva elevato a nuovo Messia ( e già questo avrebbe dovuto far nascere qualche dubbio…) fosse seriamente interessata a garantire all’uomo la libertà di scegliere come gestire la propria vita. Poi si sono rivelati per quello che erano, una nuova aristocrazia, senza terre ma con tante cattedre universitarie, che aveva la sacra missione di guidare la plebe incolta sostituendo le vecchie religioni con la loro, fresca di giornata, e se questi ottusi individualisti non ne volevano sapere di adeguarsi poco importava, erano sempre disponibili tanti bei campi di concentramento dove “rieducare” i riottosi.
Sconfitto il Nazismo e scomparsa l’utopia dei paesi del Socialismo Reale – anche la Cina non è più un modello da idealizzare perché, pur essendo ancora un grande gulag a cielo aperto, è diventata la patria dell’arricchimento selvaggio – adesso ci vogliono imporre il pensiero unico a suon di leggi sulla morale, con carcerazione conseguente, che fanno tanto Arabia Saudita o Iran.
Spazzano via Giovanna d’Arco e la sostituiscono con il santino di Robespierre o magari con quello di Napoleone che avrà pure invaso mezza Europa con le sue armate, ma lo faceva a fin di bene per esportare la “Liberté”, mica come un Bush qualsiasi in Iraq.
E chi sarà il nuovo gran sacerdote? Ma il ministro socialista dell’educazione, bien sûr.
Proibiscono, ex lege, di esprimere idee che neghino l’olocausto, come in Austria, o lo sterminio compiuto dai turchi a danno degli Armeni, come in Francia. Peccato solo che non ci sia una gran differenza di metodo rispetto alla legge, considerata da qualsiasi persona di buon senso liberticida, che in Turchia punisce con il carcere chi questa pulizia etnica la ricorda.
Manifestano al grido di “ora e sempre Resistenza” ogni qualvolta si inaugurano sedi di Forza Nuova o Casa Pound ma vanno in brodo di giuggiole al sorgere di ogni nuovo centro culturale islamico con moschea annessa, che notoriamente sono molto all’avanguardia in materia di diritti delle donne, parità dei sessi, libertà di espressione e applicazione di pene corporali.
Stigmatizzano la pubblicità della Barilla perché propone l’idea della famiglia classica e non propugna la bellezza della coppia gay, con figli avuti in adozione o da uteri in affitto: a chi ha una certa età viene subito in mente quel fantastico video dei Queen con Freddy Mercury in divisa da cameriera. E lo fanno con il solito corollario di indignati, sembra che il mondo politicamente corretto non possa fare a meno di quelli che si indignano, che propongono di boicottare gli spaghetti numero 5 (accidenti, saranno mica un simbolo fallico?). E ti viene da chiederti quanto tempo passerà prima di avere una legge che stabilisca le quote per le pubblicità come succede per l’accesso alle università americane. Qualcosa tipo “quote obbligatorie per famiglia che mangia la pasta a tavola: 10% omosessuale, 10% islamica, possibilmente con più di una moglie e con chador regolamentare, 20% multietnica e il restante 60% lasciato alla creatività del pubblicitario”.
Censurano pesantemente i cori allo stadio per “incitamento all’odio razziale”, in pratica se gridi ad un giocatore “negro!” è immensamente più grave che se gli dai del “coglione”, ma non muovono un dito se in una partita internazionale i tifosi fischiano l’inno nazionale degli avversari, offendendo di fatto una nazione intera. Nessuno si sogna di difendere i cori razzisti, espressione somma di stupidità umana come molte altre manifestazioni da branco, ma di questo passo ci promulgheranno una bella legge contro “l’incitamento all’odio sportivo” e ci troveremo nei derby striscioni tipo “W INTER, ma anche il Milan non è male” o “forza Toro, però anche voi della Juve siete bravi” pena la chiusura di intere curve.
Oggi possiamo dire che non ci piacciono i bambini e andare in vacanza in alberghi che non ammettono minori di sedici anni senza essere esposti alla riprovazione generale, anzi essendo molto al passo con i tempi, ma non potremmo mai difendere in pubblico un albergo che non ammette i cani. Con l’aria che tira potremo in un futuro dire che non ci piacciono i cani senza essere assaliti da un branco di Erinni della LAV?
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