Fonte :
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-famiglia-cosi-come-cronaca-di-una-bella-giornata-9634.htmLa famiglia così com'è. Cronaca di una bella giornata
di Gianfranco Amato
03-07-2014 AA+A++
L'aula del Consiglio regionale lombardo
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La mozione sulla famiglia naturale proposta dal gruppo della Lega Nord, di cui questo giornale aveva dato notizia è stata approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia. Si tratta della mozione n.263 Iniziative per la tutela della famiglia naturale, depositata su proposta della Lega Nord con le firme di Massimiliano Romeo (Lega Nord), Silvana Santisi (Lega Nord), Dario Bianchi (Lega Nord), Stefano Bruno Galli (Lista Maroni Presidente), Marco Tizzoni (Lista Maroni Presidente), Donatella Martinazzoli (Lega Nord), Angelo Ciocca (Lega Nord), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia), Claudio Pedrazzini (FI-Pdl), Alessandro Sala (Maroni Presidente), Lara Magoni (Maroni Presidente), Fabrizio Cecchetti (lega Nord), Carolina Toia (Maroni Presidente), Antonio Saggese (Maroni Presidente), Jari Colla (Lega Nord), Francesca Attilia Brianza (Lega Nord), Pietro Foroni (Lega Nord), Roberto Anelli (Lega Nord), Federico Lena (Lega Nord), Fabio Rolfi (Lega Nord), Antonello Formenti (Lega Nord), Luca Del Gobbo (Ncd), Francesco Dotti (Fratelli d'Italia), Salvatore Carlo Malvezzi (Ncd), Alessandro Sorte (FI-Pdl), Luca Daniel Ferrazzi (Maroni Presidente), Mauro Piazza (Ncd) e Maria Teresa Baldini (gruppo misto).
Durante il dibattito in aula, il consigliere Massimiliano Romeo ha denunciato il verificarsi nelle scuole di «episodi che nulla hanno a che vedere con la lotta alla discriminazione», non apparendo, infatti, comprensibile «il senso di introdurre nelle scuole delle fiabe che invitano a contrastare quello che è il concetto di famiglia naturale». «Questa è la verità», ha tuonato Romeo, «oggi si vuole educare i ragazzi all’omosessualità». Anche secondo la consigliera Bandini (Gruppo misto), si vuole «esaltare l’omosessualità e la vita gay», portando alla perdita del valore del ruolo paterno che risulterebbe «attaccato nella sua autorità», mentre occorrerebbe ribadire che la famiglia contemplata e tutelata dall’art.29 della Costituzione è solo quella in cui «una madre genera il figlio e il padre lo responsabilizza». l consigliere Carugo (Ncd) ha poi sostenuto che stiamo andando alla deriva ed è necessario inserire il «fattore famiglia» in ogni provvedimento emanato dalla Regione al fine di favorire la «famiglia naturale».
Per la consigliera Nanni (M5S), invece, la mozione «tradisce i fatti e dietro le false parole» al solo fine di «perpetrare discriminazioni» a scopi politici. Dopo aver sottolineato come la mozione non avesse alcuna urgenza, ha sottolineato il fatto che sia arrivata proprio subito dopo il Gay Pride e il patrocinio concesso all’evento da parte della Regione. Contestando il parere espresso dai colleghi, la Nanni si è così rivolta ai proponenti della mozione: «Siete voi volete imporre un modello di famiglia che chiamate "naturale" mentre invece le tipologie familiari non si limitano alle coppie sposate», tant'è che la Legge regionale ha norme «che tutelano la famiglia di fatto», e vanno in una direzione opposta a questa mozione. Le vibrate contestazioni degli esponenti della Lega Nord (che in segno di protesta si sono tolti la giacca) hanno poi imposto alla consigliera grillina di levarsi la maglietta dell’Arcigay che indossava a sostegno della comunità Lgbt
Per il gruppo di Fi e Pdl, il consigliere Fermi ha sostenuto che alcuni avvenimenti hanno portato al «completo abbandono del tema cardine della nostra società che è la famiglia», pur puntualizzando che «la famiglia naturale è quella composta da un uomo e una donna, e da un uomo che è fatto in un certo modo e una donna che fatta in un certo modo». Nel suo intervento, De Corato (Fratelli d'Italia) ha affermato che la nostra Costituzione parla di «famiglia» e non di «famiglie», al plurale, motivo per cui è necessario riconoscerne un unico modello. Ha inoltre dichiarato: «Questo non vuol dire che siamo per le discriminazioni, ma non si può distruggere il valore delle famiglie. Vent’anni fa il Gay Pride aveva una ragione, ora non ce l’ha più; dove sono queste discriminazioni? Ora sono gli eterosessuali ad essere discriminati [...] Ormai la normalità non è più vista come un valore e i bambini si sentiranno a disagio ad avere un padre e una madre naturali». Carra (Pd) ha ricordato come una Festa della Famiglia ci sia già e non si capisce se «questa dovrebbe essere “La festa della famiglia tra uomo e donna fondata sul matrimonio”». Riguardo alla citazione della Costituzione, ha raccontato come i costituenti avessero scelto una definizione pregiuridica di famiglia in contrapposizione alle discriminazioni e i distinguo del fascismo, motivo per cui Aldo Moro sottolineò come la «famiglia naturale» fosse la «famiglia razionale». Da qui Carra sostiene che «la nostra Costituzione non vieta le famiglie non unite in matrimonio, ma privilegia quest'ultime». Carra ha annunciato anche l’astensione dal voto del Partito Democratico.
L’assessore Cantù ha parlato di «sacralità della famiglia» ed ha bollato come «folklore» i Gay Pride, ed ha affermato: «Se la natura non ha previsto che due persone dello stesso genere possano fare un figlio, un motivo ci sarà. Un bambino può ricevere amore da due persone dello stesso sesso, ma non chiamiamola famiglia. Evitiamo che chi è normale debba sentire diverso. Noi ci impegniamo a difendere la salvaguardia della famiglia naturale». L’assessore ha anche suggerito di accorpare la Festa della famiglia Naturale con la Festa della Sacra Famiglia. Galli (Lista Maroni) ha sostenuto la necessità di difendere «la normalità» e il fatto che il termine «naturale» usato testualmente nella Costituzione debba essere inteso come l’unione fra un uomo e una donna, che non devono rendere conto allo Stato né subirne ingerenze. Ha inoltre aggiunto che «non si può negare il principio che un rapporto fra un uomo e una donna è su un piano diverso da qualsiasi altro rapporto», e che «la famiglia naturale è quella costituita da un uomo, una donna e possibilmente qualche figlio».
Il consigliere Del Gobbo (Ncd) ha lamentato che «la famiglia naturale è sotto attacco», e si è detto favorevole dell'introduzione di un fattore familiare nei provvedimenti regionali. La consigliera Castellano (Patto Civico), infine, ha semplicemente definito «inutile e strumentale la mozione», annunciando l’abbandono dell’aula. Questo quanto accaduto nella seduta del Consiglio Regionale della Lombardia il 1 luglio 2014. Scontata la reazione negativa alla mozione da parte dell’Arcigay, che in un comunicato diramato prima della discussione aveva bollato la mozione come «omofoba» e «intrisa d’odio». La stessa Arcigay è arrivata persino al punto di appellarsi a Silvio Berlusconi invitandolo a dimostrare «di aver capito l’importanza della lotta diritti» e, quindi di «bocciare pubblicamente l’iniziativa». Appello caduto, a quanto pare, nel vuoto. Sempre secondo l’Arcigay la mozione sulla famiglia naturale rischia «di diventare la prima legge dichiaratamente discriminatoria nei confronti delle persone omosessuali nel territorio lombardo da almeno 170 anni».
Tanto per avere idea della lucidità del giudizio espresso dall’associazione gay meneghina basta continuare a leggere il comunicato: «Lega e centrodestra con questa mozione si confermano di essere dei gruppi pericolosi che non conoscono l’abc di quello che antropologia, pedagogia e sociologia ci raccontano del nostro mondo, del funzionamento delle scuole e dell'evoluzione dei modelli e degli strumenti educativi». Il presidente dell’Arcigay di Milano, Marco Mori, aveva azzardato incautamente una previsione: «Se la Lombardia approvasse una mozione del genere farebbe passi indietro nell'immaginario collettivo mondiale quale luogo di accoglienza, inclusione e territorio di sviluppo e progresso sociale economico e politico, con anche delle forti ripercussioni sul Pil e sull’occupazione e occupabilità». Fortunatamente il Consiglio Regionale lombardo ha approvato la mozione facendo un grande passo avanti nel campo della libertà di opinione, e della libertà di educazione, con buona pace del Pil, dell’occupazione e dell’occupabilità. Marco Mori e l’Arcigay di Milano se ne faranno una ragione.