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http://www.corriereadriatico.it/ANCONA/ancona_vendeva_sesso_casa_amica_via_pergolesi/notizie/787568.shNon è prostituzione, ‘approfondiva contatti di lavoro’
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ANCONA - Parte per le vacanze con il marito e lascia la casa all’amica sorpresa poi dalla polizia a prostituirsi nell’abitazione di via Pergolesi ad Ancona. Per questo fatto che risale al luglio del 2012, ieri il giudice di Ancona Paolo Giombetti ha condannato una trentaduenne di origine dominicana ma ‘cittadina italiana’ ad un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa. L’accusa per cui la donna è stata riconosciuta responsabile è favoreggiamento della prostituzione. L’imputata, difesa dall’avvocato Giacomo Curzi, ha sostenuto che era assolutamente ignara di ciò che l’amica avesse intenzione di fare nell’appartamento che le aveva lasciato per amicizia. In quel periodo la dominicana si apprestava a partire per la Toscana con il marito mentre la sua coinquilina si trovava in Spagna per il rinnovo del permesso di soggiorno: fu allora che una connazionale le chiese in prestito la casa perché aveva dei contatti di lavoro da ‘approfondire’ nel capoluogo. Ma invece di fare dei colloqui, l’amica il lavoro se lo portava a casa: mise annunci su siti internet e iniziò a prostituirsi nell’appartamento. Poi i vicini della casa iniziarono a lamentarsi del viavai sospetto e la polizia individuò la casa squillo. A quel punto un agente si finse cliente e contattò la squillo il 31 luglio 2009: entrato nella casa non ci volle molto per capire che si faceva sul serio. La prostituta venne portata in questura dove disse che la ‘padrona’ di casa sapeva tutto. Circostanze che fecero scattare la denuncia a carico dell’imputata: in realtà sostiene la difesa, la dominicana non sapeva nulla e non avrebbe mai acconsentito all’amica di prendere possesso dell’abitazione, dove viveva anche il marito, se avesse saputo come l’avrebbe poi utilizzata. In virtù del fatto che in quel periodo avrebbe trascorso fuori regione le vacanze e che la coinquilina non c’era, la trentaduenne aveva concesso la casa all’altra, accordandosi che semmai l’amica avrebbe potuto contribuire al pagamento delle bollette per i servizi consumati mentre dimorava in via Pergolesi. Una tesi che non ha convinto il giudice il quale ha comunque applicato una pena inferiore rispetto ai massimi di legge. La difesa ha già preannunciato che ricorrerà in appello contro la condanna.
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