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La Russia sta dando prova di essere una delle più grandi realtà provita nel mondo, certamente lo Stato più influente che su questa linea si sta muovendo.
Lo scorso dicembre ha approvato una legge che vieta ogni forma di pubblicizzazione dell’ aborto mentre il 1 di luglio il Parlamento russo ha approvato una legge che commina una serie di ammende per l’ aborto clandestino, da infliggere sia alla madre (in misura molto blanda, invero: si arriva ad un massimo di 150 Euro circa), al medico e alle strutture all’interno delle quali l’operazione viene svolta ( e le multe per questi sono molto più salate).
Durante il regime sovietico degli anni 70 ed 80 la Russia era uno degli Stati a più alto tasso di aborti, superiore addirittura alla Cina, senza contare le interruzioni clandestine.
Ora la tendenza è cambiata e il cambio di rotta è palpabile. Una delle principali motivazioni, almeno secondo Igor Beloborodov della World Pro-Family Coalition e capo del Dipartimento di Demografia e popolazione dell’Istituto russo per gli studi strategici, è porre in campo un vero sistema di consenso informato che metta nelle condizioni la madre di conoscere le conseguenze delle proprie azioni.
Hanno collaborato fattivamente ad addivenire a questa svolta la comunità ortodossa, associazioni familiari e membri del Parlamento, uniti da una comune lotta per la Vita.
Gli attivisti ortodossi hanno messo in campo anche una raccolta firme che ha contato più di 100.000 adesioni di cittadini che chiedono alla Presidenza russa non solo di muoversi verso una completa condanna dell’ aborto, anche sotto forma di contraccezione chimica post concepimento, ma anche di proibire l’utilizzo di embrioni per ricerche mediche.
Redazione