Ottimo come discorso, ma lascia irrisolta una questione che da sempre mi arrovella: come fu possibile che il cristianesimo fu in
grado di penetrare E DA SUBITO nelle classi alte? Perchè mai il centurione Cornelio e l'intera sua famiglia romana invita Pietro a
casa sua ove tutti quanti si convertono alla nuova religione? E perchè il re Erode Agrippa II dopo aver ascoltato il discorso di
Paolo, invece di individuarvi una morale da schiavi e da falliti, esclama: "In breve tempo mi persuaderesti ad essere cristiano?"
E perchè auterovoli membri del Sinedrio ebraico, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, persone navigate, scafate ed esperta della vita e della politica trovano affascinante la predicazione di Gesù? E perchè Dionigi, giudice dell'Areopago di Atene crede alla
predicazione di Paolo e decide di battezzarsi seduta stante? In effetti, nel cristianesimo non ci può esserci stata soltanto la
valorizzazione delle sofferenze e dei patimenti e l'idealizzazione della povertà (che ai membri delle classi dirigenti non poteva
interessare). Deve esserci stato anche qualcos'altro: una SPIEGAZIONE (convincente o meno non importa) delle sofferenze e
una cosmologia e una escatologia e visione del mondo che il paganesimo non poteva offrire o non era più in grado di offrire.
Lo aveva detto un capo vichingo all'Althing, il parlamento islandese nell'anno 1000 in cui si decise di adottare il cristianesimo:
"Se questa religione ci fornisce delle spiegazioni sulle origini, sui motivi e sui rimedi delle sofferenze del mondo, bene, allora
adottiamola". Gli uomini, anche e persino i guerrieri, ricercavano SPIEGAZIONI e non consolazioni e il cristianesimo queste
spiegazioni (condivisibili o meno) le ha offerte. Quindi la frase "il cristianesimo è la religione dei perdenti" è a mio modo di
vedere affascinante ma non del tutto convincente e credibile. Andrebbe corretta in questo modo: "forse non è la religione
dei perdenti, PERO' SI PRESTA AD ESSERLO". Spero di averti fornito uno spunto di riflessione, Animus.
In principio era il ressentiment.
Ma il ressentiment era fonte di sofferenza.
Così arrivarono nuovi profeti, paladini di nuove morali.
Ci fu uno che promise di redimere gli uomini dal dolore della "coscienza".
Fu lui che vinse: “Degli eunuchi è il regno dei cieli”.
La nuova morale, se da una parte riusciva a risolvere il lacerante conflitto psicologico esistente tra forza volitiva e senzazione d'impotenza - la volontà che rimane insoddisfatta umilia la coscienza che deve prendere atto della propria impotenza - dall'altra, la negazione esigeva un tributo in termini .... d'incoscienza!
Quel Logos, che in occidente aveva toccato le vette più alte con la spiritualità ebraica e la ragione Ellenistica, con l'affermarsi della morale cristiana veniva constretto ad un pesante dietro front.
Ora, la volpe convertita al cristianesimo è davvero convinta, in un mirabolante autoinganno, che non è bene mangiare quell'uva...che non può raggiungere!
Ciò che Esopo aveva indicato come una debolezza umana dalla quale "guardasi", col cristianesimo, quella debolezza diventa il valore più alto su cui fondare la "nuova tavola dei valori", ciò che Nietzsche riconoscerà come «falsificazione della tavola dei valori» o «morale degli schiavi».
Il problema infatti, è che "falsificando la visione del mondo", è l'uomo stesso a divenire falso.
Non è falso perche dice bugie, cioè che mente , sapendo di mentire.
Quì l'inganno non è ad opera del soggetto verso terzi.... è sul soggetto stesso.
E' un uomo falso, che dice le sue "verità".
Un inganno di secondo grado!
Il tutto ovviamente benedetto dalla morale dei Falsari: "Dio perdonali perchè non sanno quello che fanno".
Ben diversa infatti, risuonerebbe una morale realmente consacrata al Logos: "Dio non perdonarli perchè non sanno! (ciò che fanno)".
http://anticristo.org/2014/07/12/luomo-del-ressentiment/