Autore Topic: L'uomo del ressentiment  (Letto 1873 volte)

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L'uomo del ressentiment
« il: Luglio 12, 2014, 12:43:05 pm »



In principio era il ressentiment.
Ma il ressentiment era fonte di sofferenza.

Così arrivarono nuovi profeti, paladini di nuove morali.
Ci fu uno che promise di redimere gli uomini dal dolore della "coscienza".

Fu lui che vinse: “Degli eunuchi è il regno dei cieli”.

La nuova morale, se da una parte riusciva a risolvere il lacerante conflitto psicologico esistente tra forza volitiva e senzazione d'impotenza - la volontà che rimane insoddisfatta umilia la coscienza che deve prendere atto della propria impotenza -  dall'altra,  la negazione esigeva un tributo in termini .... d'incoscienza!

Quel Logos, che in occidente aveva toccato le vette più alte con la spiritualità ebraica e la ragione Ellenistica, con l'affermarsi della morale cristiana veniva constretto ad un pesante dietro front.

Ora,  la volpe convertita al cristianesimo è davvero convinta, in un mirabolante autoinganno, che non è bene mangiare quell'uva...che non può raggiungere!

Ciò che Esopo aveva indicato come una debolezza umana dalla quale "guardasi", col cristianesimo, quella debolezza diventa il valore più alto su cui fondare la "nuova tavola dei valori", ciò che Nietzsche riconoscerà come «falsificazione della tavola dei valori» o «morale degli schiavi».

Il problema infatti, è che "falsificando la visione del mondo",  è l'uomo stesso a divenire falso.

Non è falso perche dice bugie, cioè che mente , sapendo di mentire.
Quì l'inganno non è ad opera del soggetto verso terzi.... è sul soggetto stesso.
E' un uomo falso, che dice le sue "verità".
Un inganno di secondo grado!

Il tutto ovviamente benedetto dalla morale dei Falsari: "Dio perdonali perchè non sanno quello che fanno".

Ben diversa infatti, risuonerebbe una morale realmente consacrata al Logos: "Dio non perdonarli perchè non sanno! (ciò che fanno)".

http://anticristo.org/2014/07/12/luomo-del-ressentiment/
« Ultima modifica: Luglio 12, 2014, 12:55:24 pm da Animus »
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

Ha crocifissi falci in pugno e bla bla bla fratelli (Roberto Vecchioni)

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Re:L'uomo del ressentiment
« Risposta #1 il: Luglio 12, 2014, 13:14:06 pm »
Ottimo come discorso, ma lascia irrisolta una questione che da sempre mi arrovella: come fu possibile che il cristianesimo fu in
grado di penetrare E DA SUBITO nelle classi alte? Perchè mai il centurione Cornelio e l'intera sua famiglia romana invita Pietro a
casa sua ove tutti quanti si convertono alla nuova religione? E perchè il re Erode Agrippa II dopo aver ascoltato il discorso di
Paolo, invece di individuarvi una morale da schiavi e da falliti, esclama: "In breve tempo mi persuaderesti ad essere cristiano?"
E perchè auterovoli membri del Sinedrio ebraico, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, persone navigate, scafate ed esperta della vita e della politica trovano affascinante la predicazione di Gesù? E perchè Dionigi, giudice dell'Areopago di Atene crede alla
predicazione di Paolo e decide di battezzarsi seduta stante? In effetti, nel cristianesimo non ci può esserci stata soltanto la
valorizzazione delle sofferenze e dei patimenti e l'idealizzazione della povertà (che ai membri delle classi dirigenti non poteva
interessare). Deve esserci stato anche qualcos'altro: una SPIEGAZIONE (convincente o meno non importa) delle sofferenze e
una cosmologia e una escatologia e visione del mondo che il paganesimo non poteva offrire o non era più in grado di offrire.
Lo aveva detto un capo vichingo all'Althing, il parlamento islandese nell'anno 1000 in cui si decise di adottare il cristianesimo:
"Se questa religione ci fornisce delle spiegazioni sulle origini, sui motivi e sui rimedi delle sofferenze del mondo, bene, allora
adottiamola". Gli uomini, anche e persino i guerrieri, ricercavano SPIEGAZIONI e non consolazioni e il cristianesimo queste
spiegazioni (condivisibili o meno) le ha offerte. Quindi la frase "il cristianesimo è la religione dei perdenti" è a mio modo di
vedere affascinante ma non del tutto convincente e credibile. Andrebbe corretta in questo modo: "forse non è la religione
dei perdenti, PERO' SI PRESTA AD ESSERLO". Spero di averti fornito uno spunto di riflessione, Animus.




In principio era il ressentiment.
Ma il ressentiment era fonte di sofferenza.

Così arrivarono nuovi profeti, paladini di nuove morali.
Ci fu uno che promise di redimere gli uomini dal dolore della "coscienza".

Fu lui che vinse: “Degli eunuchi è il regno dei cieli”.

La nuova morale, se da una parte riusciva a risolvere il lacerante conflitto psicologico esistente tra forza volitiva e senzazione d'impotenza - la volontà che rimane insoddisfatta umilia la coscienza che deve prendere atto della propria impotenza -  dall'altra,  la negazione esigeva un tributo in termini .... d'incoscienza!

Quel Logos, che in occidente aveva toccato le vette più alte con la spiritualità ebraica e la ragione Ellenistica, con l'affermarsi della morale cristiana veniva constretto ad un pesante dietro front.

Ora,  la volpe convertita al cristianesimo è davvero convinta, in un mirabolante autoinganno, che non è bene mangiare quell'uva...che non può raggiungere!

Ciò che Esopo aveva indicato come una debolezza umana dalla quale "guardasi", col cristianesimo, quella debolezza diventa il valore più alto su cui fondare la "nuova tavola dei valori", ciò che Nietzsche riconoscerà come «falsificazione della tavola dei valori» o «morale degli schiavi».

Il problema infatti, è che "falsificando la visione del mondo",  è l'uomo stesso a divenire falso.

Non è falso perche dice bugie, cioè che mente , sapendo di mentire.
Quì l'inganno non è ad opera del soggetto verso terzi.... è sul soggetto stesso.
E' un uomo falso, che dice le sue "verità".
Un inganno di secondo grado!

Il tutto ovviamente benedetto dalla morale dei Falsari: "Dio perdonali perchè non sanno quello che fanno".

Ben diversa infatti, risuonerebbe una morale realmente consacrata al Logos: "Dio non perdonarli perchè non sanno! (ciò che fanno)".

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Re:L'uomo del ressentiment
« Risposta #2 il: Luglio 12, 2014, 18:23:35 pm »
La tua osservazione è corretta, ma non si può del resto pensare di svelare tutti i segreti, le dinamiche, la sua psicologia, la sua morale, insomma, il cristianesimo, in 18 righe ... vero?

Quello che tu apri, è un altro tema.
Paolo, da "rabbino mancato", sapeva che la religione  ha più livelli comunicativi: i testi sacri dell'ebraismo, sono scritti in "codice cifrato", proprio per questo, a seconda delle vocali che metti e di come formi le parole, al volgo fornisci una lettura, alla casta più elevata, un'altra.

Anche i testi cristiani, nonostante siano "in chiaro", grazie all'utilizzo del linguaggio metaforico, contengono un messaggio "dolciastro" per la plebe, per cui vale la fascinazione della "morale degli schiavi" etc etc (tutto ciò che nicce evince insomma), ed un messaggio, quello vero, fuor di metafora, per la classe agiata, più colta e potente.

I testi edulcorati servono per il popolo bue, e servono ad aumentarne la diffusione del cristianesimo presso le masse incolte.
I testi che "contengono l’autentico insegnamento del Rabbi Jeoshu ha Nozri (Gesù di Nazareth)" vanno per gli "altri", i nobili e i potenti.

Ma io ho parlato anche di questo ... non è un aspetto che ho trascurato.

Citazione
Spero di averti fornito uno spunto di riflessione, Animus.

Ti ringrazio, ma io le mie riflessione le ho già fatte da tempo, traendone, per quando scomode e spiacevoli, le conclusioni che dovevo trarne.

Un abbraccio
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Re:L'uomo del ressentiment
« Risposta #3 il: Luglio 13, 2014, 18:42:21 pm »
La tua osservazione è corretta, ma non si può del resto pensare di svelare tutti i segreti, le dinamiche, la sua psicologia, la sua morale, insomma, il cristianesimo, in 18 righe ... vero?

Quello che tu apri, è un altro tema.
Paolo, da "rabbino mancato", sapeva che la religione  ha più livelli comunicativi: i testi sacri dell'ebraismo, sono scritti in "codice cifrato", proprio per questo, a seconda delle vocali che metti e di come formi le parole, al volgo fornisci una lettura, alla casta più elevata, un'altra.

Anche i testi cristiani, nonostante siano "in chiaro", grazie all'utilizzo del linguaggio metaforico, contengono un messaggio "dolciastro" per la plebe, per cui vale la fascinazione della "morale degli schiavi" etc etc (tutto ciò che nicce evince insomma), ed un messaggio, quello vero, fuor di metafora, per la classe agiata, più colta e potente.

I testi edulcorati servono per il popolo bue, e servono ad aumentarne la diffusione del cristianesimo presso le masse incolte.
I testi che "contengono l’autentico insegnamento del Rabbi Jeoshu ha Nozri (Gesù di Nazareth)" vanno per gli "altri", i nobili e i potenti.

Ma io ho parlato anche di questo ... non è un aspetto che ho trascurato.

Ti ringrazio, ma io le mie riflessione le ho già fatte da tempo, traendone, per quando scomode e spiacevoli, le conclusioni che dovevo trarne.

Un abbraccio

"Perchè mai il guerriero, quando incontra l'asceta, il santo, sente la necessità di fargli delle domande e di prendere delle
informazioni da lui? Perchè una tale smaccata e sfacciata negazione della vita non può restare senza spiegazioni. Egli non
poteva fare a meno di interrogarlo". Così si espresse Nietzsche nella sua opera, Aurora. Ma Nietzsche non spiega, nè lì nè
in altre opere come mai il santo non interroga il guerriero nè come mai il santo spesso riesce anche a convincere il guerriero
mentre il guerriero non riesce mai a convincere il santo.

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Re:L'uomo del ressentiment
« Risposta #4 il: Luglio 13, 2014, 21:47:08 pm »
"Perchè mai il guerriero, quando incontra l'asceta, il santo, sente la necessità di fargli delle domande e di prendere delle
informazioni da lui? Perchè una tale smaccata e sfacciata negazione della vita non può restare senza spiegazioni. Egli non
poteva fare a meno di interrogarlo". Così si espresse Nietzsche nella sua opera, Aurora. Ma Nietzsche non spiega, nè lì nè
in altre opere come mai il santo non interroga il guerriero nè come mai il santo spesso riesce anche a convincere il guerriero
mentre il guerriero non riesce mai a convincere il santo.

Sì, non lo spiega Nicce ...lo ha spiegato Cioran perchè il "santo" supera il guerriero, e sia il secondo a subire il fascino del primo invece del contrario.

"è superato da un mostro ben più audace: il santo, esempio insieme fascinoso e ripugnante,  rispetto al quale ci si trova sempre a mezza strada e in una posizione falsa; la sua, per lo meno, è chiara ... In effetti, dietro la decisione con la quale si rinuncia a tutto,  dietro l’incommensurabile impresa di questa umiltà si cela un’effervescenza demoniaca: il punto iniziale, l’avvio della santità assume l’aspetto  di una sfida rivolta alla specie; successivamente il santo ascende la scala della perfezione, incomincia a parlare d’amore, di Dio, si volge verso gli umili, incuriosisce le folle … "

http://anticristo.org/2013/11/20/la-santita-e-il-rifiuto-di-pro-creare/
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Re:L'uomo del ressentiment
« Risposta #5 il: Luglio 17, 2014, 09:28:50 am »


La nuova morale, se da una parte riusciva a risolvere il lacerante conflitto psicologico esistente tra forza volitiva e senzazione d'impotenza - la volontà che rimane insoddisfatta umilia la coscienza che deve prendere atto della propria impotenza -  dall'altra,  la negazione esigeva un tributo in termini .... d'incoscienza!

Quel Logos, che in occidente aveva toccato le vette più alte con la spiritualità ebraica e la ragione Ellenistica, con l'affermarsi della morale cristiana veniva constretto ad un pesante dietro front.


Io sapevo che tutto l'ellenismo era in cerca di un salvatore, che ormai questa era la tendenza.
Poi anhe nei greci c'era una forte sensazione di impotenza davanti al destino, un senso di colpa per essere troppo felici o contenti o siccuri di se(hybris)
Invece è il re/imperatore cristiano quello che si sente il scelto di Dio sulla terra, c'è molto meno senso di umiltà in lui che in un re Edipo.

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Re:L'uomo del ressentiment
« Risposta #6 il: Luglio 17, 2014, 09:49:11 am »
Io sapevo che tutto l'ellenismo era in cerca di un salvatore, che ormai questa era la tendenza.

Mi sembra che sia un'interpretazione decisamente falsata del mondo greco, un'interpretazione cristiana insomma.
Il mondo greco cerca un "salvatore"?
Per salvarsi da che?  :D

Un eroe forse, non un profeta.

Citazione
Poi anhe nei greci c'era una forte sensazione di impotenza davanti al destino, un senso di colpa per essere troppo felici o contenti o siccuri di se(hybris)

Mi fai un favore?
Guarati gli ultimi minuti di questo video, non è molto, ma serve a capire come la cultura (e il senso della vita) greca fosse del tutto incompatibile con quello cristiano.

Dal 3'40''

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Re:L'uomo del ressentiment
« Risposta #7 il: Luglio 17, 2014, 10:35:39 am »
Mi sembra che sia un'interpretazione decisamente falsata del mondo greco, un'interpretazione cristiana insomma.
Il mondo greco cerca un "salvatore"?
Per salvarsi da che?  :D

Un eroe forse, non un profeta.

forse mi sbaglio, ma anche il dioniso viene rotto in pezzi e poi risuscita,
anzi ai personaggi mitologici succede spesso


Citazione
Mi fai un favore?
Guarati gli ultimi minuti di questo video, non è molto, ma serve a capire come la cultura (e il senso della vita) greca fosse del tutto incompatibile con quello cristiano.

Dal 3'40''


interessante, capisco che i greci non possono essere manipolati con la vita è altrove
ma io non posso non vedere nella paura di hybris una forma di senso di colpa, anche se senza perdono perché la sofferenza non riscatta.

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Re:L'uomo del ressentiment
« Risposta #8 il: Luglio 17, 2014, 11:31:43 am »
interessante, capisco che i greci non possono essere manipolati con la vita è altrove

Le testimonianze lo descrivono (Paolo di Tarso n.d.r) come un uomo dall’aspetto sgradevole ...  rabbino mancato,  rovescia sull’ebraismo le proprie tare fisiologiche (afflitto con tutta probabilità da impotenza) inventando di sana pianta una nuova alleanza col vecchio Dio, con tanto di morale modellata su misura.
Non contento, con una sfrontatezza senza limiti, osa innalzare la propria misoginia a modello etico: «È cosa buona per l’uomo non toccare donna» , «Vorrei che tutti fossero come me…ma se non sanno vivere nella continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere». 
Alla gramma ebraica, contrappone la legge dello Spirito, il suo naturalmente

Gli stomaci filosofici più sottili lo rigettano come un corpo estraneo.
Ad Atene, dopo aver preso la parola in nome del Theos Agnostos, cerca di convincere gli astanti che il suo dio, una volta morto, è resuscitato nella carne.
Al risuonare della parola anastasis, naturalmente viene sommerso dalle risate e trattato alla stregua di un demente, un ciarlatano.



Citazione
ma io non posso non vedere nella paura di hybris una forma di senso di colpa, anche se senza perdono perché la sofferenza non riscatta.

Mi sa che hai ragione, ma il greco, come qualunque altra cultura trovava nelle leggi (nomos:«ciò che è diviso in parti») degli antichi il contenimento dell' hybris.

"Quella divisione in parti" che proprio il cristianesimo, ha invece voluto rimuovere: Non c'è più uomo né donna,  giudeo né greco, schiavo né libero.

Se l'antico testamento (ebraico) fa della divisione  - il nomos appunto - la sua legge, "Dio separò la terra dalle acque, la luce dalle tenebre etc " e su questa divisione (oggi si chiama discriminazione, che significa appunto "separato", ma anche discernere, che è proprio della coscienza, il cui contrario, incoscienza significa che non c'è separazione, l'indifferenziato ) fonda la sua morale "e vide che era cosa buona e giusta", il nuovo testamento (il testo propriamente cristiano), segue il percorso inverso.

Ecco perchè il Logos, con la morale cristiana, dove la differenza è cosa "inequa" (la parola esprime perfettamente la morale dell'uguale, dove il non giusto è ciò che non è uguale), ha fatto un passo indietro.

E magari ne avesse fatto solo uno...
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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