Autore Topic: Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo  (Letto 7271 volte)

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Offline Salar de Uyuni

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E' possibile conoscere o capire ciò che piace agli altri?
Ha senso inferire la soggettività altrui inferendola dal comportamento?
Dialogo di Zhuangzi.

Quello che piace ai pesci


« Zhuangzi e Huizi stavano passeggiando nei pressi della cascata di Hao quando Zhuangzi disse:



"Osserva come i pesci saltellano sull'acqua e poi si rituffano. Questo è ciò che ai pesci piace realmente!"
Huizi disse, "Tu non sei un pesce — come puoi sapere quello che piace ai pesci?"
Zhuangzi replicò, "Tu non sei me, quindi, come puoi sapere che io non so cosa piace ai pesci?"
Huizi, "Non sono te, e per questo non so di certo cosa tu sai.
D'altro canto, tu di certo non sei un pesce — quindi, questo prova che tu non sai cosa piace ai pesci!"
Zhuangzi disse, "Torniamo alla domanda originale, per favore.
Tu mi hai chiesto come so cosa piace ai pesci — quindi, tu già sapevi che lo sapevo quando mi hai posto quella domanda.
Io lo sapevo semplicemente stando qui vicino all'Hao". »
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline Rita

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #1 il: Luglio 16, 2014, 13:15:44 pm »
non è che sono molto brava con le storielle orientali (o a percepire il significato pratico delle storielle).
Anche perché alla fine il soggettivismo esiste.
DIventa un po' come la storia dello scrittore.
Siamo sicuri che capiamo il senso di quel che voleva dire lo scrittore?
Oppure ognuno legge un libro e gli da un senso che si discosta da quel che voleva trasmettere lo scrittore?
Ci sono intere scuole di pensiero di interpretazione di tutti gli scritti esistenti, dalla Bibbia all'ultimo romanzo di Eco.

E però se non vogliamo star chiusi ognuno nel proprio soggettivismo dobbiamo trovare un riferimento comune e dargli una qualche oggettività.

Così.. en passant mi verrebbe da dire che il comportamento è quello che più o meno consciamente rivela la mia soggettività.

A me ricorda un po' la storia del queer... se non posso definirmi e nessuno può definirmi o includermi in macro-categorie perché di volta in volta cambio la mia essenza e questa dipende dal mio pensiero non categorizzabile non entro in comunicazione con nessuno.



L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Salar de Uyuni

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #2 il: Luglio 16, 2014, 17:03:32 pm »
Ma difatti non rispecchia nemmeno il mio modo di ragionare,per cui esiste un vero o un falso...
però nel Taoismo è presente questo relativismo molto forte:

« Come ha potuto il Tao oscurarsi al punto che vi debba essere distinzione tra il vero e il falso? Come ha potuto la parola offuscarsi al punto che vi debba essere distinzione tra l'affermazione e la negazione? Dove, dunque, il Tao non è? E quando, dunque, la parola non è plausibile? Il Tao è offuscato dalla parzialità. La parola è offuscata dall'eloquenza. (...) Si sostiene la teoria della vita, ma in realtà la vita è anche la morte e la morte è anche la vita. Il possibile è anche impossibile, e l'impossibile è anche possibile. (...) C'è davvero una distinzione tra l'altro e se stesso, o non c'è affatto? Che l'altro e se stesso cessino di opporsi, questo è il perno del Tao[9] »
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Offline Rita

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #3 il: Luglio 16, 2014, 17:11:09 pm »
Ma difatti non rispecchia nemmeno il mio modo di ragionare,per cui esiste un vero o un falso...
però nel Taoismo è presente questo relativismo molto forte:

« Come ha potuto il Tao oscurarsi al punto che vi debba essere distinzione tra il vero e il falso? Come ha potuto la parola offuscarsi al punto che vi debba essere distinzione tra l'affermazione e la negazione? Dove, dunque, il Tao non è? E quando, dunque, la parola non è plausibile? Il Tao è offuscato dalla parzialità. La parola è offuscata dall'eloquenza. (...) Si sostiene la teoria della vita, ma in realtà la vita è anche la morte e la morte è anche la vita. Il possibile è anche impossibile, e l'impossibile è anche possibile. (...) C'è davvero una distinzione tra l'altro e se stesso, o non c'è affatto? Che l'altro e se stesso cessino di opporsi, questo è il perno del Tao[9] »

io del Tao sapevo che gli opposti devono fluire come onde sul mare, ma continuano ad esistere. Poi io non sono esperta di Taoismo per questo rimanderei a Red-

Per come la intendo io nel brano che riporti non c'è del relativismo.  C'è quella roba per cui c'è il pallino bianco nella metà nera e viceversa no?. il Simbolo del Taoismo. Le due metà si abbracciano e si fondono, però i colori restano netti, il bianco e il nero (con il po' di bianco che c'è in uno e viceversa) sono distinguibili.

Così immagino sia della morte /vita, del maschile/femminile, del caldo/freddo, del secco/umido, del giorno/notte e di tutti i dualismi di questo mondo

Non so se mi sono capita...
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Offline Lucia

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #4 il: Luglio 16, 2014, 18:46:02 pm »
basta immaginarsi che sei un pesce o che sei la donna che ti interessa, cosi capisci subito cosa vuole.


Offline Salar de Uyuni

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #5 il: Luglio 16, 2014, 18:49:05 pm »
io del Tao sapevo che gli opposti devono fluire come onde sul mare, ma continuano ad esistere. Poi
Citazione
io non sono esperta di Taoismo per questo rimanderei a Red-

Per come la intendo io nel brano che riporti non c'è del relativismo.  C'è quella roba per cui c'è il pallino bianco nella metà nera e viceversa no?. il Simbolo del Taoismo. Le due metà si abbracciano e si fondono, però i colori restano netti, il bianco e il nero (con il po' di bianco che c'è in uno e viceversa) sono distinguibili.

Così immagino sia della morte /vita, del maschile/femminile, del caldo/freddo, del secco/umido, del giorno/notte e di tutti i dualismi di questo mondo

Non so se mi sono capita...

La partecipazione di Red alla discussione è cosa gradita...comunque

il Taoismo,il Buddhismo sono sistemi di pensiero che differiscono dal pensiero occidentale,perchè escludono l'aristotelico principio di non-contraddizione.
C'era già stata una discussione anche con un orientalista che però non era d'accordo su questa cosa.
L'idea di base è che l'occidente e l'oriente divergano proprio sul principio di non contraddizione.

Da qui il paradosso citato nel testo:la morte è vita.

Alla tua domanda se per i taoisti,gli opposti hanno un'esistenza vera e propria,oppure siano un'illusione non so cosa rispondere.
Dico solo che il Taoismo secondo me è una ''religione matematica'',ovvero prende atto che qualsiasi numero e dunque qualsiasi cosa nel mondo è riducibile ad una sequenza di 0 e 1,ovvero Yin e Yang,e questo è ben visibile nell'I Ching,basato su un sistema numerico binario.
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Offline Red-

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #6 il: Luglio 17, 2014, 00:14:19 am »
Ciao Salar.
Dunque, iniziamo col precisare che il sottoscritto è stato ed è (ma da tanto non approfondisco più) un appassionato di taoismo, ma non un grande esperto.
Il taoismo è una filosofia, secondo me, molto intelligente e interessante, ma anche molto complessa.
Diciamo subito che ciò che rimane incompreso e a mezzaria non è che sia poi così interessante e intelligente. Quindi deduciamo che il taoismo, se rimane sospeso e a mezzaria, vuol dire che semplicemente non è stato compreso bene, non vuol dire che la volontà di chi ha scritto quelle cose era di lasciare tutto incompreso. Là dove non si capisce, non è che si voleva che non fosse capito, vuol dire che semplicemente chi legge non ha capito, per motivi che possono essere diversi e che magari vedremo in parte.

Il taoismo non è relativista. Tao ha il significato di "via", percorso, sentiero; la via, il percorso e il sentiero migliore, questo volevano e vogliono intendere. In un certo senso l'unico.  in quel modo si vuole dire che seguendo quel percorso si perviene a delle verità; che poi la cosa sia molto complessa è un altro discorso. Ma non si perviene a mille verità, ma ad una sola, con solo qualche variante secondaria. Un "mistico" taoista perverrà quindi alle stesse verità cui perviene l'asceta indiano a distanza di molti km, etc, etc.

La cosa notevole del taoismo è che si è tramandato abbastanza bene nei secoli e nei millenni, attraverso il canale delle arti marziali e della cultura tradizionale cinese.
Si è tramandato attraveso gli scritti (specie quelli tradizionali classici) ed anche per via orale, attraverso, appunto, il canale delle arti marziali et similia.

I testi classici (tre, i principali) sono stati scritti oltre duemila anni fa.
C'è però un problema. Sono stati scritti in cinese antico. Quindi si deve prima tradurli dal cinese antico a quello moderno, poi, visto che i cinesi usano gli ideogrammi, occorre "latinizzare" parole e concetti, cioè trasformare gli ideogrammi in parole e concetti "occidentali". Poi bisognerà tradurli ancora nelle varie lingue. In ultimo dar loro un senso compiuto.
Tutte operazioni non facili, come si può evincere. Ciononostante l'operazione a mio avviso è riuscita notevolmente bene, ma per essere abbastanza certi di on commettere errori nell'interpretare, serebbe utile appoggiarsi alla cd tradizione orale, ovvero quella che si tramanda da maestro ad allievo, di solito infatti nelle scuole taoiste (arti marziali, medicina tradizionale, etc) si studiano proprio i testi classici.

Per tradurre dall'ideogramma cinese alle lingue occidentali occorre seguire delle regole precise, ovviamente, altrimenti ognuno tradurrebbe a modo suo in anarchia. Esistono diversi metodi di traslitterazione, ovvero diversi insiemi di regole.
Se vuoi, al link qui sotto puoi saperne di più:
http://www.tuttocina.it/tuttocina/lingua/roman.htm#.U8bx6PLm5WE

In genere i metodi più usati sono due o tre.
Non mi ricordo affatto quale sia il metodo usato nei tuoi post, comunque lo "Zhuangzi" di cui parli è forse più noto col nome di Chuang-tzu ed è l'autore di uno dei tre testi classici. Gli altri due sono il Tao Te Ching e il Lieh-tzu. Il termine "tzu" è un appellativo che significa ,maestro, libro, insegnamento. Quindi Chuang-tzu= il libro, l'insegnamento del maestro Chuang; Lao-tzu= il libro, l'insegnamento del maestro Lao, etc.

Venendo al testo che hai citato, per poter dare un parere più certo bisognerebbe contestualizzarlo, sapere da dove è stato estrapolato, di cosa si parlava, etc. Forse è stato preso dal Chuang-tzu, ma anche no.
Per comprendere uno scritto taoista occorre leggere, rileggere, poi lasciar maturare e poi rileggere ancora.



« Zhuangzi e Huizi stavano passeggiando nei pressi della cascata di Hao quando Zhuangzi disse:

"Osserva come i pesci saltellano sull'acqua e poi si rituffano. Questo è ciò che ai pesci piace realmente!"
Huizi disse, "Tu non sei un pesce — come puoi sapere quello che piace ai pesci?"
Zhuangzi replicò, "Tu non sei me, quindi, come puoi sapere che io non so cosa piace ai pesci?"
Huizi, "Non sono te, e per questo non so di certo cosa tu sai.
D'altro canto, tu di certo non sei un pesce — quindi, questo prova che tu non sai cosa piace ai pesci!"
Zhuangzi disse, "Torniamo alla domanda originale, per favore.
Tu mi hai chiesto come so cosa piace ai pesci — quindi, tu già sapevi che lo sapevo quando mi hai posto quella domanda.
Io lo sapevo semplicemente stando qui vicino all'Hao". »


Per me qui c'è un maestro taoista che tenta di spiegare, attraverso una sorta di "percorso circolare",  che se due sono simili possono arrivare a "verità" comuni, se non sono simili possono arrivare solo a verità soggettive, che si deducono osservando i comportamenti "in natura" dell'altro essere, e solo in quel modo si possono dedurre. Non ci si può quindi immedesimare più di tanto, poichè il sentire di due esseri diversi sarà per forza diverso.
Da cosa deduce che ai pesci piace saltellare e rituffarsi? Semplicemente perche lo fanno (e lui li vede).


Il testo, in specie l'ultimo pezzo, per me è mal tradotto e quindi risulta ancor meno chiaro del solito.
Questo è quel che penso, ciao.
« Ultima modifica: Luglio 17, 2014, 13:50:13 pm da Red- »
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline COSMOS1

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #7 il: Luglio 17, 2014, 15:44:33 pm »
Citazione
DUE AMICI SU UN PONTE

Vedi, disse l'amico all'amico sul ponte, la gioia dei pesci nel fiume!
Ma l'altro lo riprese: Come tu, non pesce, conosci la gioia dei pesci nel fiume?
Egli rispose: Dalla mia gioia sul ponte

(Da Introduzione alla Vita Interiore, di Lanza del Vasto, pag.36)

Questa non è una traduzione ma, come diceva Red, una rielaborazione dalla tradizione orale.
Io suppongo che qui si possa intuire il problema dell'empatia (Husserl, Edith Stein) e dei neuroni specchio...
Dio cè
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Offline Salar de Uyuni

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #8 il: Luglio 17, 2014, 22:31:27 pm »
Citazione
Per me qui c'è un maestro taoista che tenta di spiegare, attraverso una sorta di "percorso circolare",  che se due sono simili possono arrivare a "verità" comuni, se non sono simili possono arrivare solo a verità soggettive, che si deducono osservando i comportamenti "in natura" dell'altro essere, e solo in quel modo si possono dedurre. Non ci si può quindi immedesimare più di tanto, poichè il sentire di due esseri diversi sarà per forza diverso.
Da cosa deduce che ai pesci piace saltellare e rituffarsi? Semplicemente perche lo fanno (e lui li vede).

Ho trovato questa storiella solo ora,ma trovo che è molto pertinente a quella discussione che ha avuto molta enfasi sulla vera o presunta libido femminile.
Ovvero c'è chi ha esordito affermando una libido femminile che sarebbe straripata nel post 68,chi invece non l'ha proprio vista (io e altri).
Dunque io non vedo donne corteggiare uomini e andare in giro in cerca di ''cazzo'',dunque questa libido è poca cosa.
Ma io sono una donna?
No,però questo non vuol dire che non possa giudicare una donna,semplicemente osservandola.
Come Zhuangzi coi pesci.
In questo caso però i pesci parlano.
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Offline Red-

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #9 il: Luglio 17, 2014, 23:16:25 pm »
Sono d'accordo con te, Salar. Se possiamo valutare il sentire di esseri diversi da noi principalmente per come si comportano, allora dobbiamo (una volta di più) dedurre che alle donne il sesso ludico e fine a sè stesso non piace.

Ma del resto è scritto in innumerevoli testi, è nella tradizione, sta dappertutto. Poi c'è sempre chi viene fuori con la storia di suo cugino (o anche sua), in cui lei faceva sesso a go go. Ma non fa testo, primo perchè è una su 500 (se va bene) che se li gira tutti, e poi quelle fatte così sono sempre esistite.

Ps.
ho cercato quel brano sui testi, ma non l'ho trovato. Sarebbe stato interessante "contestualizzarlo", ma pazienza.
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Offline Rita

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #10 il: Luglio 17, 2014, 23:46:50 pm »
Adesso dico una cosa eh... che è un po' cattiva, ma io tante volte ho questa impressione sia da parte maschile che femminile.
Dipende da come viene percepita la parola "libido"
Io alle volte ho l'impressione che se nel discorso "libido" viene presentata come una debolezza o una cosa di cui vergognarsi (una cosa che si subisce e che non si controlla- per esempio se viene esasperato il potere sessuale femminile calcando sulla parola "potere") gli uomini tendono in genere a sostenere la tesi della pari libido, che da parte maschile viene lasciata cristallinamente libera e da parte femminile viene nascosta con ipocrisia per raggiungere i loro biechi scopi  :cool:
Se viene presentata come una forza (per esempio se dico che la libido maschile è energia creativa) allora si tende a sminuire quella femminile e si passa all'estremo dell'azzeramento totale della libido femminile.
La stessa cosa avviene da parte femminile. Se alle donne presenti la libido come una cosa ganza, che esprime potenza, liberatoria e rigenerante, allora improvvisamente tutte le femmine tendono a sostenere  di avere in sé questa gran forza, ma che sono costrette ad occultarla. Se presenti la libido in maniera canzonatoria, come un bisogno o un prurito ossessivo allora tendono a negarla.

La realtà poi è osservabile. Alla fine nessuna morale conosciuta è riuscita ad invertire l'iniziativa attiva maschile e la risposta passiva femminile.
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Offline Vicus

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #11 il: Luglio 17, 2014, 23:57:59 pm »
Con la filosofia fenomenologica husserliana, l'empatia diventa elemento fondamentale e istitutivo della genesi della socialità: l'essenza della capacità di istituire comunicazioni intersoggettive, fino a mettersi nei panni dell'altro sarebbe condizione genetica di ogni comunicazione e, quindi, "di ogni inizio di società".
La socialità come empatia rivela il soggettivismo radicale della fenomenologia: negando la validità oggettiva delle nostre percezioni, essa tende implicitamente a negare la realtà sensibile, che esisterebbe solo nella coscienza sotto forma di "disvelamento".
Ma il soggettivismo, oggi estremamente diffuso, rende la comunicazione e la socialità impossibili. Per comunicare è necessario un linguaggio condiviso, un universo simbolico comune di riferimento, altrimenti anche l'empatia diviene inattuabile: il soggettivismo permette di comunicare solo l'incomunicabilità.
« Ultima modifica: Luglio 18, 2014, 08:50:02 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Lucia

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #12 il: Luglio 18, 2014, 07:40:45 am »
Con la filosofia fenomenologica husserliana, l'empatia diventa elemento fondamentale e istitutivo della genesi della socialità: l'essenza della capacità di istituire comunicazioni intersoggettive, fino a mettersi nei panni dell'altro sarebbe condizione genetica di ogni comunicazione e, quindi, "di ogni inizio di società".
La socialità come empatia rivela il soggettivismo radicale della fenomenologia: negando la validità oggettiva delle nostre percezioni, essa tende implicitamente a negare la realtà sensibile, che esisterebbe solo nella coscienza sotto forma di "disvelamento".
Ma il soggettivismo, oggi estremamente diffuso, rende la comunicazione e la socialità impossibili. Per comunicare è necessario un linguaggio condiviso, un universo simbolico comune di riferimento, altrimenti anche l'empatia diviene inattuabile: il soggettivismo permette di comunicare solo l'incomunicabilità.

Secondo me la fenomenologia non nega affatto la realtà sensibile, anzi, prova solo escludere dalla percezione tutto ciò che sarebbe una proiezione dovuta alle proprie intenzioni, con coscineza che questo alla fine è impossibile
Però devi capire che solo tu puoi vedere la faccia ( e il corpo intero) dell'altro( e dell'altra),
come anche la tua faccia e il tuo corpo per intero la possono vedere solo gli altri.

Quando tu vedi una donna attraente la tua percezione di lei viene subito offuscata dal desiderio o dal senso estetico che te la da, mentre la sua autopercezione o senso di se anche nello stesso momento è determinata da ciò che lei vede, sente, pensa. Il fatto di avere un corpo attraente o non, passa su un piano cosi secondario, inosservabile che non ce ne accorgiamo nemmeno di avere il corpo se non ci fa male. Non siamo per noi stessi la stessa realtà sensibile oggettiva che siamo per gli altri. E questa che bisogna capire con l'empatia come percepisce l'altro se stesso e non come la vediamo noi.
« Ultima modifica: Luglio 18, 2014, 08:50:14 am da Vicus »

Offline Vicus

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #13 il: Luglio 18, 2014, 10:07:20 am »
Quanto segue richiede un po’ di attenzione, ma non sono argomenti astratti: possono servire a capire la svalutazione della ragione e la conseguente conflittualità, e incapacità di collaborare insieme per il bene comune, che domina la società del villaggio globale.
Secondo Heidegger il reale si rivela nella propria coscienza attraverso un procedimento di astrazione e superamento delle percezioni sensibili.
Si noti questo passo: «Se ci apriamo autenticamente all'essenza della tecnica, ci troviamo insperatamente richiamati da un appello liberatore».
Heidegger afferma qui che la realtà si rivela quando tramite la mimesi, ci sottomettiamo alla moderna tecnologia basata sull’elettricità, caratterizzata dall'audiovisivo e da comunicazioni globali e istantanee.
Questa docile introiezione della tecnologia comporta un accantonamento assoluto dell'identità individuale o dei valori puramente umanistici: la robotizzazione. La mimesi avversata da Platone era nulla paragonata all'influenza esercitata dalle nuove tecnologie. Platone sapeva bene che la civiltà era incompatibile con la mimesi incantatoria dei bardi. Rientrare in quel mondo vuol dire spogliarsi della civilizzazione: ma questo sembra essere sfuggito a Heidegger, che identifica la simbiosi con la tecnologia elettrica con la via della salvazione.
Come ha evidenziato Erich Fromm in Anatomia della distruttività umana, l'interiorizzazione di qualsiasi tecnica o tecnologia è una forma di nichilismo. Dissolvendo la separazione tra mondo interno ed esterno, spingendoci all'introversione, la tecnologia elettrica/audiovisiva trasforma il «mondo esterno» (non più «là fuori») in un obsoleto parto dell'immaginazione. Diceva Wyndham Lewis sull'uomo in armonia con le sue tecnologie: “L'uomo ben integrato è un robot; la sua umanità è stata cancellata ed egli non è altro che un servomeccanismo.”

È interessante come Husserl e poi Heidegger, introiettando il nuovo ambiente tecnologico, sviluppino un misticismo dalle tendenze pietistiche:

Il pietismo si rapportava in modo critico con i dogmi imposti da gerarchie ecclesiastiche, predicando piuttosto una religiosità interiore strettamente individuale. Era animato e sorretto da un'esperienza mistica, con la quale gli adepti si sollevano al grado di "ridestati" o "rigenerati".

Il pietismo vedeva la fede come una trasformazione interiore totale, una conversione radicale, e non soltanto un miglioramento e una correzione. L'uomo percepirebbe in un lampo, come l'apostolo Paolo sulla via di Damasco, la strada della salvezza, che è anche la via verso l'interiorità.

Per Olivier Roy (La santa ignoranza) i movimenti religiosi oggi si focalizzano essenzialmente sul concetto di salvezza immediata, della fede pura e dell’adesione totale e individuale, delle regole religiose. Quindi sono caratterizzati dal fenomeno “born again”, «nati di nuovo», secondo cui non basta essere stati educati in una cultura religiosa, essere stati battezzati, ma bisogna, in età adulta, consacrarsi interamente a Dio. Questo movimento dei “born again”, lo troviamo in certe recenti derive del protestantesimo come dell’islam, e pure in alcuni ambiti del cattolicesimo, dove tra l’altro si cerca di sostituire l’approccio tomista al reale con la fenomenologia.
In questi movimenti, la cosa più importante non è il sapere, bensì la conversione del soggetto alla fede. Chi torna a Dio non deve fare degli studi: entra immediatamente nella sfera dell’assolutezza della fede. Ed è questo, attualmente, che caratterizza i nuovi movimenti religiosi: si privilegia la comunità di fede, ossia il gruppo di coloro che condividono la stessa fede, con la stessa intensità, e ci si pone in modo diverso nei confronti del resto del mondo, ossia della società, che viene considerata sempre più profana.

Già con la fenomenologia e Heidegger vediamo una svalutazione della ragione e della realtà sensibile e una deriva verso un misticismo cieco e irrazionale, che oggi si sta diffondendo a livello planetario in ogni gruppo umano.
Secondo McLuhan le nuove tecnologie elettriche e audiovisive, che hanno creato il villaggio planetario, danno l’illusione di un “corpo mistico” globale, di cui sono una contraffazione.

Che sia questa la ragione dell’emergere di integrismi un po’ ovunque, uguali nel fondo ma che mettono gruppi umani di ogni etnia e religione l’uno contro l’altro impedendo il dialogo? E non sarebbe invece possibile rendere il villaggio globale un luogo di incontro anziché di scontro?
« Ultima modifica: Luglio 18, 2014, 14:28:45 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Quello che piace alle donne,anzi ai pesci,storiella sul soggettivismo
« Risposta #14 il: Luglio 18, 2014, 12:43:00 pm »
Secondo me non hai capito molto né da Husserl né da Heidegger.

La percezione non può essere che soggettiva. Come potrebbe essere diversamente? L'autopercezione è soggettiva per definizione.. Peraltro Loro non si mettono sulla posizione del ego cogito carteziano che divide il mondo nettamente nel io e il mondo ma cercano
 i pre-supposti del fatto che l'uomo si sente in rapporto con il mondo, la condizione della possibilità di percepire qualsiasi cosa e i presupposti di dare senso all'esistente graie al suo modo tipico di essere.

La tecnica e la tecnologia e la metropoli9 per Heidegger sono quelle che non permettono all'Esserci di arrivare nell'apertura dell'essere e di realizzare il suo essere acasa nel mondo. Da qui nasce l'alienazione.

Gli dai un'interpretazione opposta a quel che dice.  :hmm:

Questo movimento dei “born again”, lo troviamo in certe recenti derive del protestantesimo come dell’islam, e pure in alcuni ambiti del cattolicesimo, dove tra l’altro si cerca di sostituire l’approccio tomista al reale con la fenomenologia.
In questi movimenti, la cosa più importante non è il sapere, bensì la conversione del soggetto alla fede.

è nel gnosticismo più importante il sapere che la fede. Sei gnostico?

Citazione
Già con la fenomenologia e Heidegger vediamo una svalutazione della ragione e della realtà sensibile e una deriva verso un misticismo cieco e irrazionale, che oggi si sta diffondendo a livello planetario in ogni gruppo umano.

ma quale svalutazione? Se io ne rendo atto che ogni enuncio anche se mi sembra una verità assoluta infatti è determinata da una situaione, da un tempo storico, d aun ambito dove vivi, da varie presupposti culturali significa che non uso la raggione? A me significa che la usao ancora di più di chi crede di avere la scienza infusa. Neanche la realtà sensibile è sminuita ma oscientizzi che ogni perceione è determinata di un orientamento dello sguardo, da una intenzione,

Citazione
Che sia questa la ragione dell’emergere di integrismi un po’ ovunque, uguali nel fondo ma che mettono gruppi umani di ogni etnia e religione l’uno contro l’altro impedendo il dialogo? E non sarebbe invece possibile rendere il villaggio globale un luogo di incontro anziché di scontro?

Non, gli integralismi emergono perché la gente non può vivere senza una verità assoluta, nel cui nome escudere qualcuno e sentirsi migliori.


« Ultima modifica: Luglio 18, 2014, 12:55:41 pm da Lucia »