Ma seguiamo allora cosa succede di là.
Elettra Daiana interviene nella faccenda a sostegno di Fikasicula.
La parte a mio parere più interessante non è la pars destruens, ma bensì la pars costruens.
Noi sappiamo che il limite della QM è la pars costruens: siamo in grado di smascherare la regina nuda con la sua di lei pretesa di normare il mondo proponendo una gerachia sociale rovesciata rispetto ai propri femministi incubi: come loro favoleggiano di un patriarcato nel quale le donne erano represse e sfruttate, così vorrebbero imporre la repressione e lo sfruttamento maschile.
Fin qui è facile. Va bene, ci sono delle deficenti che non lo capiscono, come le demeti di MdM di cui abbiamo detto ieri:
vedi. Ma la parte migliore del femminismo, quella che ci deve preoccupare perchè ha delle ragioni, appunto, quella ha colto le nostre critiche e sta andando oltre.
Ora, con quel femminismo è arduo e urgente confrontarsi, ed è appunto la pars costruens della Elettra:
Cara Eretica, il femminismo è stata un’esperienza dell’umano, non un incipit metafisico, non l’epifania di un nuovo mondo. Solo un’esperienza dell’umano femminile, ma poderosa e dirompente, che ha cambiato il gioco delle parti, messo al mondo l’inaudito, condensato, per fare un esempio a me caro, nel dissacrante gesto della vagina, ostentato negli spazi pubblici a sfida del patriarcato. Ha insomma sbaragliato l’ordine del discorso dominante e alcune donne vi hanno contribuito con una particolare lucidità del pensiero e forza dell’azione, che va loro riconosciuta. Ma come tale – come esprienza dell’umano – il femminismo ne porta intrinsecamente i limiti, quelli per cui non si esce dalle ricorrenti follie umane o se ne esce in forma claudicante e provvisoria.
Dunque il femminismo sarebbe una esperienza dell'umano,
solo sembra sottintendere per escludere attese troppo alte. Solo una semplice esperienza umana, ma una esperienza che ha
messo al mondo l'inaudito.
Ora: io fatico a capire cosa sia una esperienza umana che mette al mondo l'inaudito, che realizza storicamente una novità assoluta, se non una esperienza epifanica. Cioè, da dove e cosa il femminismo avrebbe realizzato quel che avrebbe realizzato se ciò che ha realizzato è altro rispetto al mondo (patriarcale) senza con ciò stesso essere epifanico? Se metti nell'acquario un pesce nuovo, non puoi pescarlo laddove lo vuoi inserire, mi sembra banale.
Non c'è dubbio: le femministe hanno percepito la loro esperienza in modo epifanico, la manifestazione di un mondo altro.
Utile, in questa prospettiva la "preghiera" a Maria pubblicata proprio in questi giorni da
Abbatto i Muri. Estrapolo:
Vergine delle brame che sei pura voglia,
pura libertà e pura speranza,
fa’ che non s’estingua in me, in noi,
il desiderio della felicità,
Virgen de los Deseos que eres puro deseo,
pura libertad y pura esperanza
Haz que nunca muera en mi y en nosotras
el deseo de ser feliz
[sorvoliamo sulla forzatura di tradurre desiderio con brame e voglia, muera con estinguere etc, Ad ogni modo io avrei tradotto così:
Vergine dei Desideri che sei puro desiderio,
pura libertà e pura speranza,
Fai che non muoia mai in me e in noi
il desiderio di essere felici
!]
Ora: dobbiamo prendere sul serio l'affermazionde dell'esperienza epifanica. In un certo senso il problema dell'assimilazione del femminismo parte proprio da questa mancata comprensione dell'esperienza che l'ha sostenuto. Di fatto abbiamo contrapposto un ragionamento ad una esperienza.
Il ragionamento cuoce la carne dell'esperienza, senza la quale carne resta solo il fumo.
Credo che questo sia un punto dal quale si debba ripartire in modo radicale.
Perchè ad esempio non rileggere nella mistica dell'aborto il riafforare dei sacrifici ancestrali con i quali a fondamenta delle città si mettevano i propri figli sacrificati?
Il femminismo ha rappresentato la ripresa di contatto con l'esperienza in sè, in quanto tale, la ripresa di contatto con il corpo, il reale. Per quanto debole fosse il ragionamento che ne scaturì, era sempre più forte di quei ragionamenti esangui (=senza sangue, capitemi!) che gli si opponevano.
Ripartire perciò dall'esperienza, dal corpo, dal reale, rifiutando qualsivoglia verità o dogma che non abbia un immediato, carnale corrispettivo, perchè se si tratta di pietà o di collera, di orgoglio o di empatia, si tratta sempre, solo e comunque di esperienze che passano attraverso stati corporei, sensazioni fisiche, ed espressioni fisiche.
In questa prospettiva credo che il femminismo possa essere compreso come una risorsa dell'intera umanità nella misura in cui rappresenta per tutti noi una ripresa di contatto con la vita e non si riduce essostesso ad una volgare ed asfittica logica di potere. Se, appunto, la vita è più forte del potere e delle convenzioni, se dal proprio corpo e dal proprio sangue passa l'epifania del vero sacrale, assoluto, allora in definitiva nessun potere ha catene sufficenti per una sola persona libera.
Va da sè che l'appercezione immediata, corporale del vero, necessita di uno scardinamento di quelle stesse sovrastrutture femministe che oggi si sono sclerotizzate a soffocarlo.
Va da sè anche che la ierofania maschile ha molta più storia e molta più strada e futuro, se la sapremo recuperare, di questi neoterici balbettii.