Autore Topic: Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi  (Letto 7650 volte)

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #15 il: Luglio 21, 2014, 12:27:57 pm »
infatti dice che potrebbe credere solo in un Dio che ama danzare

A me ricorda questo.
“bisogna avere ancora il caos dentro di se' per generare una stella danzante"
 :)
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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #16 il: Luglio 21, 2014, 13:14:10 pm »
Caro animus,io solo per il fatto che Gogol era cristiano

Sì però Gogol era cristiano ortodosso.
Io (ma anche nicce) riconosco agli ortodossi uno "statuto" diverso.
Gli ortodossi non hanno avuto la scolastica.
Ecco, che forse gran parte del mio "anticristianesimo" potrebbe essere ridotto/ridimensionato ad una critica verso la scolastica?
E' possibile, ci penserò.


L'aristocrazia è una cosa di nascita,chi nasce plebeo,potrà anche avere 160 di qi,ma sarà sempre un plebeo.

La morale aristocratica è una maniera di pensare, di erigere la propria "tavola dei valori" morali.
Non è (solo) una questione di classe o di censo.
Non essendo ricco o rispetto ad uno che è molto più ricco di me, io posso avere una "morale arisocratica", che stabilisce che a chi vale di più deve essergli riconosciuto di più, come ce l'ho, e l'altro, molto più ricco di me, potrà benissimo avere una "morale del gregge", cioè che chi vale di più dovrà essere diminuito e livellato ...appiattito.

Ora, con me si potrebbe discutere su cosa significhi quel "vale di più", fare degli aggiustamenti, trovare degli accordi e compromessi per fare in modo che quello che vale meno non ri-senta troppo di questa differenza, non patisca troppo l'umiliazione, ma è fuori discussione che possa accettare che il "valoroso" (ripeto, concetto aperto alla discussione) possa essere in tutto e per tutto equiparato a quello "che vale poco".
Perchè non posso non riconoscere che si sta operando una "discriminazione" al contrario (anzi, è la vera discriminazione dato che come sappiamo discriminare significa differenziare), cioè, ad essere umiliato sarebbe in questo caso ... il valore!

Di fatto, per me è ragione di risa, quando leggo i soliti utenti del forum che vogliono "l'uguaglianza" tra U e D.
Io lo dissi tempo fa, che uno dei veri problemi degli uomini d'oggi (è sempre stato così, ma oggi è molto più accentuato), di cui però nessuno parla, nemmeno gli "intellettuali" del momas (figuriamoci gli altri, compresi gli "intellettuali da salotto"), è che l'uomo non riesce più a trovare valore nella differenza, che è la sua vera ontologia (perchè altrimenti non si capisce davvero qual'è il senso del M all'interno dell'"ordine naturale") e quindi deve, gioco forza, ripiegare nell'uguaglianza, che però, è un gioco al suicidio, un guadagnare tempo - sempre il solito nicce, che non ha capito nulla, infatti ci disse già 120 anni fa "il presente vive a spese del futuro"- non fosse altro, perchè quella è l'ontologia del femminile.

 
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Offline Salar de Uyuni

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #17 il: Luglio 21, 2014, 14:31:05 pm »
Io non AVREI MAI PENSATO DI DIVENTARE MARXISTA,eppure mi sta capitando.
Riconosco al filosofo barbuto sempre più cose di quelle che riconosco al baffuto.
Le dissertazioni di Nicce mi PAIONO FUORI DALLA REALTA',cioè tipiche di quelle persone astratte che vivono in un mondo fatto dalle loro idee.
Cioè ''tecnicamente e teoricamente'' sono magari giuste,ma dal lato pratico,sono assurde.

Cioè animus non esiste una morale,ovvero una coscienza che non sia il prodotto di una esperienza,e dunque di uno stato sociale, nel caso,dell'essere umano,il potere ha un ruolo chiave nella genesi di questa coscienza.

IL TEOREMA DEL VALORE E' QUESTO:
NON ESISTE NULLA CHE ABBIA UN VALORE DI PER SE.
CIOE' HA VALORE CIO' A CUI TUTTI DANNO VALORE.


Per la morale cristiana,i deboli diventano buoni.
E QUESTO E' UN DIFETTO DI CONSAPEVOLEZZA,CIOE' SE IO SONO DEBOLE,DEVO SAPERE DI ESSERE DEBOLE,E NON MASCHERARMI DA RINUNCIANTE.(MA NEANCHE DA FORTE-ARISTOCRATICO...)
SE A ME PIACE LA VILLA CON PISCINA,MA IO POSSO SOLO PERMETTERMI IL BILOCALE DI MERDA,NON DEVO FINGERE DI ESSERE CONTENTO,SE SONO INVIDIOSO,NON DEVO FARE IL SUPERIORE,SE SONO INCAZZATO NON DEVO DELOCALIZZARE LA MIA INCAZZATURA A UN DIO CHE BRUCIA LA GENTE COI FULMINI E LE APOCALISSI.

Cioè se io capisco di essere nato dalla parte sbagliata,non devo giustamente nascondermelo,perchè così si genera una falsa coscienza.

Per questo secondo me l'altro filosofo barbuto HA RAGIONE.
NON ESISTE MORALE E COSCIENZA CHE PRESCINDA DALLE CONDIZIONI DI VITA DELLA GENTE.
CHE SENSO HA PER ME LA MORALE ARISTOCRATICA,SE NON SONO ARISTOCRATICO?
NESSUNO.
E' FINZIONALE TANTO QUANTO QUELLA CHE CRITICHI TU STESSO.

CHE CAZZO AVRO' MAI DA RINUNCIARE IO,ADESSO (a parte la salute)?
NIENTE.
E ALLORA CHE SENSO HA FARE IL RINUNCIANTE?
NESSUNO.
MA ALLORA CHE SENSO HA DIRE DI SI' ALLA VITA SE LA VITA NON DICE DI SI' A ME?
NESSUNO.

PER QUESTO ALL'ATTO PRATICO IL SI' ALLA VITA DI NIETSCHE,SECONDO ME NON VALE NIENTE.
E' LA VITA CHE DEVE DIRE DI SI' A ME,E NON VICEVERSA.

Certo che poi se il Cristianesimo dovesse indurre delle persone ha rifiutare la vita,anche quando la vita non rifiuta loro,sarebbe una vendetta crudele  inutile,e infame.
Chi può,è giusto che possa,non deve essere indotto a rinunciare,anche perchè la sua rinuncia non metterà nelle mani NULLA a chi non può,e dunque sarà una solo una vendetta stupidamente crudele.
Ma tu ne conosci qualcuno,di quelli premiati dalla vita,che vi abbia rinunciato?
« Ultima modifica: Luglio 21, 2014, 14:48:30 pm da Salar de Uyuni »
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #18 il: Luglio 21, 2014, 14:40:01 pm »
Citazione
Non essendo ricco o rispetto ad uno che è molto più ricco di me, io posso avere una "morale arisocratica", che stabilisce che a chi vale di più deve essergli riconosciuto di più, come ce l'ho, e l'altro, molto più ricco di me, potrà benissimo avere una "morale del gregge", cioè che chi vale di più dovrà essere diminuito e livellato ...appiattito.

Non esiste qualcuno che vale di più o di meno di per sè stesso.
Chi stabilisce chi vale di più o di meno?

IL TEOREMA DEL VALORE E' FONDAMENTALE.
HA VALORE CIO' A CUI TUTTI DANNO VALORE.

Per cui il valore è secondario allo status sociale.

Tutto il resto sono cose buone a CONSOLARCI.
Che si tratti di paradisi post-mortem,o torri d'avorio che ci siamo costruiti per non soffocare in mezzo alle periferie di merda del nuovo mondo.
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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #19 il: Luglio 21, 2014, 15:03:49 pm »
Citazione
Sì però Gogol era cristiano ortodosso.
Io (ma anche nicce) riconosco agli ortodossi uno "statuto" diverso.

L'ortodossia,si è parzialmente mantenuta fedele al PRIMO COMANDAMENTO.
Io sono il Signore Dio tuo,non avrai altro Dio all'infuori di me,NON TI FARAI ALCUNA IMMAGINE DI ME.

Nelle icone si è creato un compromesso,fra il primo comandamento,e l'esigenza di trasmettere il catechismo alle masse analfabete che potevano conoscere la religione solo tramite le immagini.
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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #20 il: Luglio 21, 2014, 15:17:56 pm »
POOOVERI solo umani mortali!!!  :(
Nel giorno del giudizio sarà più sopportabile per Sodoma e Gomorra che per voi...  :w00t:

Offline Salar de Uyuni

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #21 il: Luglio 21, 2014, 15:47:36 pm »
Citazione
POOOVERI solo umani mortali!!!  :(
Nel giorno del giudizio sarà più sopportabile per Sodoma e Gomorra che per voi...  :w00t:

E tu sei Dio,visto che conosci già l'esito del giudizio universale?
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Offline Animus

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #22 il: Luglio 21, 2014, 16:06:55 pm »
IL TEOREMA DEL VALORE E' QUESTO:
NON ESISTE NULLA CHE ABBIA UN VALORE DI PER SE.
CIOE' HA VALORE CIO' A CUI TUTTI DANNO VALORE.

L'ha detto proprio Nicce:" i valori non scendono dal cielo, Nietzsche ci ha insegnato che sono prodotti di valutazione umana.
Se noi valutiamo che qualcosa valga, questo qualcosa vale. (Galimberti citando Nicce)".


Sai cos'è una delle cose che mi ha colpito nella lettura del "baffuto"?
Che nella sua vasta bibliografia, non cita mai il "barbuto"!
Chiunque si aspetterebbe una bella critica da parte di Nietzsche, ha la fortuna di essere arrivato dopo, lo conosceva, era tedesco come lui, Marx era più anziano di lui e già abbastanza famoso.
Poteva criticarlo come aveva criticato altri contemporanei o predecessori, invece nulla, niente, come se non esistesse.

Una sospensione del giudizio?
Non ne ha parlato per non parlarne bene?
Non lo sapremo mai.

Entrambi erano di un anti-borghesismo feroce (nelle idee, poi Marx era un borghese e Nicce un nobile), entrambi contro la religione, entrambi volevano iniziare una "rivoluzione culturale".
Una rivoluzione opposta certo, tra l'altro Nietzsche partendo da molto lontano e su un periodo più lungo, Marx, molto più da vicino, sia nelle cause che negli effetti.

Nicce non parla mai di Marx dunque, ma parla del socialismo:"ed ora tutto l' ideale socialista: che altro é se non una balorda incomprensione di quell' ideale cristiano?"

Vedi Salar, tu parli giustamente del ruolo del potere, ma il potere ha un gioco facilissimo nell'insinuarsi in un "ideale" (come un virus o un cavallo di troia per intenderci) per virarlo e dimostrarne l'insucesso, farlo fallire.
Il tutto, cioè il male, in nome di quell'ideale.

La conclusione è, che se a quel potere, non gli metti dei bei candelotti di dinamite alla base, e lo fai saltare dalle fondamenta (e questo è il programma di Nicce), quel potere...non te lo toglierai mai dalle palle....

Se devi fare le cose in fretta e in furia, come Marx, senza la necessaria disinfestazione in profondità, perchè devi risolvere i tuoi problemi materiali quì e ora, il potere .... te lo metterà sempre nel culo.

Infatti, Nietzsche aveva già previsto, con largo anticipo (ricordiamoci che lui vive nella seconda metà dell'800), quale sarebbe stato il destino del comunismo (lo chiama socialismo) e a cosa sarebbe servito (cioè a dimostrare il fallimento dell'ideale) decenni prima che questo si realizzasse storicamente:

 
Il socialismo riguardo ai suoi mezzi
Il socialismo è il fantastico fratello minore del quasi spento dispotismo, di cui vuole raccogliere l’eredità; le sue aspirazioni sono quindi nel senso piú profondo reazionarie.
Giacché esso ambisce a una pienezza di potere statale, quale solo qualche volta il dispotismo ha avuta, anzi esso supera di gran lunga ogni forma analoga del passato, perché aspira espressamente all’annientamento dell’individuo: che gli appare come un ingiustificato lusso della natura e che dovrà essere trasformato dal socialismo in un appropriato organo dalla comunità.
A causa della sua parentela, esso appare sempre in vicinanza di tutti gli eccessivi spiegamenti di potenza, come l’antico, tipico socialista Platone alla corte del tiranno siciliano; desidera (e in certe circostanze favorisce) lo Stato dittatoriale cesareo di questo secolo, perché, come si è detto, ne vorrebbe diventare l’erede.

Ma neanche una tale eredità basterebbe per i suoi fini, esso ha bisogno della piú servile soggezione di tutti i cittadini di fronte allo Stato assoluto, qualcosa di cui non è mai esistito l’uguale; e dato che non può neanche piú contare sulla vecchia pietà religiosa verso lo Stato, ed è destinato anzi a lavorare costantemente, senza volerlo, all’eliminazione di essa – in quanto cioè lavora all’eliminazione di tutti gli Stati esistenti – può qua e là sperare di esistere solo per brevi periodi, grazie al piú violento terrorismo.

Perciò si prepara segretamente a dominare col terrore e caccia in testa come un chiodo alle masse semicolte la parola “giustizia”, per privarle completamente del loro intelletto (dopo che questo intelletto ha già molto sofferto a causa della mezza cultura) e per creare in loro una buona coscienza per il cattivo giuoco che devono giocare.

Il socialismo può servire a insegnare in modo assai brutale e incalzante i pericoli di tutte le accumulazioni di potere statale, e in questo senso a ispirare diffidenza contro lo stesso Stato. Quando, la sua rauca voce romperà nel grido di guerra: “Quanto piú Stato è possibile”, in un primo momento questo grido diverrà cosí piú fragoroso che mai: ma tosto proromperà, con forza tanto maggiore, anche l’altro grido opposto: “Quanto meno Stato è possibile”.

Umano, troppo umano , 1878



 
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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #23 il: Luglio 21, 2014, 16:47:33 pm »
Animus,

IIILL MOOOOONDDO EEE' MIIIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!

 :diablo: :diablo: :alien: :alien: :diablo: :diablo: :alien: :alien:

Offline Lucia

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #24 il: Luglio 21, 2014, 16:49:27 pm »
L'ortodossia,si è parzialmente mantenuta fedele al PRIMO COMANDAMENTO.
Io sono il Signore Dio tuo,non avrai altro Dio all'infuori di me,NON TI FARAI ALCUNA IMMAGINE DI ME.

Nelle icone si è creato un compromesso,fra il primo comandamento,e l'esigenza di trasmettere il catechismo alle masse analfabete che potevano conoscere la religione solo tramite le immagini.

fedele al primo commandamento è solo l'unitarianesimo e l'arianesimo.

Gli ortodossi sono altrettanto se non piu perfidi dei cattolici. Vendono benedizioni anche loro a chi è scemo o disperato per pagare.

Offline Salar de Uyuni

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #25 il: Luglio 21, 2014, 20:28:51 pm »
Marx ha sbagliato,ma dove?

Non nell'analisi sul capitalismo in sè.
Marx ha previsto molte cose:
1) la globalizzazione
2)il trionfo del capitalismo in Cina
3)la deflazione cronica da deficit di domanda aggregata

Fu un buon economista.

Dove ha sbagliato Marx dunque?
Fu un cattivo sociologo,un buon psicologo,ma un cattivo sociologo.

L'errore di Marx fu quello di identificare il capitalismo con la classe sociale borghese,in primo luogo con i suoi valori.
Credeva che abbattendo i ''valori borghesi'' ''Dio,patria,famiglia'',il capitalismo avrebbe subito un colpo mortale.

Mai nulla fu più falso,come sappiamo bene oggi,il capitalismo convive benissimo,con femminismo,genderismo e ateismo.

E questo perchè?
In parte egli riuscì a rispondere a questa domanda quando definì il capitalismo:''lo stregone che ha evocato forze che non è più in grado di controllare''.

Nietsche aveva ragione sulla natura ''reazionaria'' del comunismo,io sono il primo a pensare che il comunismo è come un freezer che blocca il flusso inarrestabile della storia,basta vedere le cadillac anni 50 di Cuba,un orologio che si è bloccato nel preciso momento della ''rivoluzione comunista''.
Se tu leggi il concetto di famiglia ai tempi di Stalin,sono più tradizionalisti di quelli della chiesa Cattolica.

Ma c'è di più:il problema di considerare il capitalismo come uno strumento della borghesia,dunque dei suoi valori storici (il Cattolicesimo,la Nazione,la Famiglia tradizionale) E NON VICEVERSA,è stato un errore fondamentale.

Il capitalismo procederà inarrestabile,e passerà sul cadavere prima dei proletari sfruttati,ma a un certo punto probabilmente si disferà della borghesia.
Anche di quella nuova politicamente corretta.
Io vedo nel capitalismo non solo uno strumento della borghesia,MA UN PROCESSO DI EFFICIENZA PRODUTTIVO-ECONOMICO:

uno dei più grandi problemi a questo processo di efficienza SI CHIAMA FAMIGLIA.

In particolare la famiglia borghese,perchè nella misura in cui la famiglia distribuisce reddito e posizioni di potere su base ereditaria,in quella stessa misura rende terribilmente inefficiente il sistema produttivo.
Prova ne è il fallimento economico dell'Italia,dove la distribuzione del potere avviene su base familistica.


La famiglia distribuisce male la ricchezza,e la sua cattiva distribuzione minaccia la sopravvivenza del capitalismo stesso.

Dunque il capitalismo mira alla distruzione della famiglia e in particolar modo della famiglia borghese.

Il capitalismo si avvarrà di tutti gli strumenti tecnologici di cui dispone per eliminare la famiglia e la classe sociale borghese.
Fra queste la riproduzione artificiale e l'ingegneria genetica.

Mi immagino uno scontro finale tra i rampolli della borghesia e i figli delle multinazionali stesse,senza padre,senza madre,figli delle macchine.
Nuovi mandarini selezionati per essere alti,liberi da malattie e con quoziente intellettivo superiore alla media.
Insomma il comunismo lo creerà il capitalismo distruggendo la famiglia,come aveva previsto Huxley in brave new world.

Il comunismo sarà una parentesi inefficiente di un processo che avverrà in modo molto più perfetto attraverso tecnologie adeguate.
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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #26 il: Luglio 22, 2014, 14:44:25 pm »
Va bene, Salar, te lo concedo.
Del resto, ripeto, se Nicce non ha parlato mai (male) di Marx, significa che una (buona) ragione deve pur esserci.

"Pur nel mio profondo dolore non mi sentivo di scagliare una sola pietra su quei sacrileghi"

Però una cosa te la dico e devi credermi.
C'è stato un periodo, anni fa, in cui Nicce e Marx li leggevo insieme.
Ora non ricordo se prima uno e poi l'altro nello stesso giorno o un giorno uno e un giorno l'altro.

Di Nicce leggevo "umano troppo umano" di Marx, un compendio di diverse opere.

Sta di fatto che dopo alcuni giorni di lettura "mista", mi resi conto che tra la capacità di "penetrazione psicologica" di Nicce e quella di Marx, c'era un abisso.

Era come avere davanti il quadro di un "soggetto", uno dipinto da uno studente di belle arti, e l'altro da un grande della pittura, un Picasso, un Magritt, un Dalì, Mirò.

Ovviamente, quando mi resi conto che senza una pronda conoscenza psicologica dell'umano e del mondo, voler "proporre soluzioni" diventa del tutto inutile se non addirittura dannoso (si rischia di far sì che la cura sia peggiore del male che si vuol curare, circostanza che infatti Nicce coglie nel "socialismo", e Marx, no), quello di Marx, smisi di leggerlo.

Tutto qui.
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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #27 il: Luglio 22, 2014, 14:59:39 pm »
Citazione
Va bene, Salar, te lo concedo.
Del resto, ripeto, se Nicce non ha parlato mai (male) di Marx, significa che una (buona) ragione deve pur esserci.

"Pur nel mio profondo dolore non mi sentivo di scagliare una sola pietra su quei sacrileghi"

Però una cosa te la dico e devi credermi.
C'è stato un periodo, anni fa, in cui Nicce e Marx li leggevo insieme.
Ora non ricordo se prima uno e poi l'altro nello stesso giorno o un giorno uno e un giorno l'altro.

Di Nicce leggevo "umano troppo umano" di Marx, un compendio di diverse opere.

Sta di fatto che dopo alcuni giorni di lettura "mista", mi resi conto che tra la capacità di "penetrazione psicologica" di Nicce e quella di Marx, c'era un abisso.

Era come avere davanti il quadro di un "soggetto", uno dipinto da uno studente di belle arti, e l'altro da un grande della pittura, un Picasso, un Magritt, un Dalì, Mirò.

Ovviamente, quando mi resi conto che senza una pronda conoscenza psicologica dell'umano e del mondo, voler "proporre soluzioni" diventa del tutto inutile se non addirittura dannoso (si rischia di far sì che la cura sia peggiore del male che si vuol curare, circostanza che infatti Nicce coglie nel "socialismo", e Marx, no), quello di Marx, smisi di leggerlo.

Tutto qui.

Tutta la riflessione di Marx è incentrata sul potere e il denaro,non sull'uomo.
Per Marx l'uomo è una tabula rasa,non gli importa cosa è,e cosa non è,con il potere,esso può essere rasato a zero e plasmato a piacimento.
E anche questo è un errore...

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #28 il: Luglio 22, 2014, 15:19:13 pm »
non so cosa intende Marx con il potere, nell'autore che rileggo il potere è prima di tutto la sedduzione di na verità sul tuo corpo, desiderio e salute/salvezza, una veritò che quel potere lo sa meglio di te.

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Re:Il rispetto per i morti e il dispetto per i vivi
« Risposta #29 il: Luglio 28, 2014, 20:40:12 pm »
Tutta la riflessione di Marx è incentrata sul potere e il denaro,non sull'uomo.
Per Marx l'uomo è una tabula rasa,non gli importa cosa è,e cosa non è,con il potere,esso può essere rasato a zero e plasmato a piacimento.
E anche questo è un errore...
Marx ha avuto ragione nella pars destruens, cioè nella critica al capitalismo. E direi che la sua profezia sulla crisi del capitalismo
e sull'impoverimento globale si stia avverando nel presente, oggi. Dove ha avuto torto è sulla pars costruens, propositiva, la
società senza classi - l'equivalente laico del Paradiso Terrestre - che rischia di avverarsi solo in senso peggiorativo, nel senso
cioè che con il crollo del valore del denaro e del modello di sviluppo occidentale,  rischiamo di diventare tutti dei morti di fame.