Autore Topic: Fabrizio Napoleoni : Apartheid di genere: “Nero, lavati!” .  (Letto 970 volte)

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Offline Stendardo

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Apartheid di genere: “Nero, lavati!”
di Fabrizio Napoleoni
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Immaginate un messaggio del tipo “Nero, lavati!”. Come dite, sembra razzista? Perché mai? In fondo raccomanda delle sane abitudini ad una porzione demografica della popolazione. Potremmo proporre la stessa esortazione a qualsiasi altra componente demografica, agli uomini, alle donne, agli ebrei, ai cattolici. Tutti si lavano, quindi rammentare un’abitudine salubre e socialmente ben accolta, perché mai dovrebbe urtare le coscienze?

Come dite? Esortare un “sano” comportamento che è nella norma, significa implicare che tale comportamento non è attuato adeguatamente? E restringere questo invito ad una porzione demografica, definisce i contorni di un’espressione razzista e squalificante del gruppo demografico individuato come target? Sono messaggi da apartheid?

Forse avete ragione.

Come molti (in realtà pochissimi) sapranno, in alcune città delle lontane Indie, qualche anno fa, sono stati introdotti scompartimenti riservati alle donne, in autobus e metro. In alcuni casi interi vagoni il cui accesso è interdetto agli uomini; e coloro che si avventurano nella violazione della norma, sono tipicamente redarguiti con le cattive maniere. Il presupposto di tale iniziativa è semplice. Poiché avvengono episodi di violenza sulle donne, e questi episodi sono principalmente commessi da uomini, è necessario, a malincuore ovviamente, proteggere le donne dagli uomini. Soluzioni più radicali non sono praticabili, al momento, quindi un po’ di segregazione è accettabile, per una buona causa.

In fondo cosa c’è di male? Non sarete mica per la violenza sulle donne, eh?

Ovviamente tale iniziativa non poteva rimanere isolata e le buone pratiche vanno allargate; d’altronde non sono mica “made in India”, semmai “made in ONU”.

E così il Cile su pressione dei soliti gruppi d’azione, seguendo l’illuminato tracciato della lotta alla “violenza sulle donne”, ha replicato tale iniziativa (vedi foto). Ovviamente con l’esplicito intento di ridurre il rischio che la presenza maschile comporta per le donne.



E così gli USA, dai cui movimenti femministi (stanziali in Università e con ambasciate permanenti all’ONU) tale campagna è partita, si sono trovati spiazzati. Gli USA non possono rimanere indietro in questa illuminata campagna. Ma può il Paese che ha abolito l’apartheid (verso i neri) solo 50 anni fa, replicarlo oggi in altra forma? Agli statunitensi non manca l’ingegno, anzi di ingegneria sociale sono ormai maestri. E così invece di dividere gli scompartimenti, col rischio di rievocare mai sopiti “spettri” razzisti e far insorgere inefficienze economiche, hanno optato per un’altra via; tappezzare gli scompartimenti della metropolitana di Los Angeles con un opportuno promemoria per uomini, che vi proponiamo qui nella foto in basso.



Il manifesto è ovviamente autentico, autenticità ulteriormente comprovata da un video prodotto da un noto video blogger statunitense (uomo femminista) che si è dimenato nel tentativo di difendere l’iniziativa e più in generale il femminismo. Ciò a riprova di quanto un uomo può scavare in basso nella disperata ricerca del consenso femminile e forse, soprattutto, del ritorno economico. Ma non divaghiamo.

Cosa dice il manifesto? Traduciamo, letteralmente, dall’inglese:

“Rispetta le nostre passeggere donne

Sei pregato di trattenerti da quanto segue:

-  Fissarle

-  Masturbarti

-  Seguirle

-  Toccarle in modo non desiderato

-  Avviare conversazioni non desiderate

-  Chiedere alle donne da dove vengono

Queste azioni creano uno spazio non sicuro e contribuiscono alla violenza contro le donne.

Se non riesci a trattenerti dal disturbare altri passeggeri, sei pregato di cambiare posto e notificarlo agli operatori del servizio.”

Non sappiamo se negli Stati Uniti ci sia un epidemia di masturbazioni in pubblico, ma evidentemente è ritenuto appropriato rammentare il divieto ai passeggeri uomini. E’ inoltre interessante notare che sia proibito fissare una donna. La materia non è nuova in Italia; alcuni si ricorderanno del passeggero del Treno di Lecco condannato in primo grado a 10 gg di carcere per aver fissato una donna.

Dei nuovi comandamenti “di genere” da rammentare agli uomini se desiderano condividere con le donne gli scompartimenti misti dei mezzi di trasporto.

Quello che è interessante non è tanto l’idea che si debba (e possa) rammentare ad un uomo di non masturbarsi in pubblico. E neanche il fatto che qualcuno possa arrogarsi la pretesa di vietare di “fissare” con lo sguardo. E tantomeno la paranoia di chi pensa di poter bandire comportamenti del tutto leciti e naturali perché “in potenza” possono tradursi in altro.

Quello che è stupefacente è la considerazione morale del “target”, dell’essere destinatario del messaggio. Il target è un uomo a cui si può vietare di guardare, perché se dall’altra parte della traiettoria visiva c’è una donna, sta compiendo un atto illecito. E al contempo un essere a cui non si riconosce l’autocontrollo, il raziocinio, in buona sostanza la natura umana, ma che può essere ricondotto nei binari giusti con un semplice cartello, un po’ come un cavallo con una stretta alle briglie, o un cane con una tirata al guinzaglio.

Cari amici Cileni ed Indiani, a voi tutto sommato è andata meglio che agli Statunitensi. Almeno nei vagoni per soli uomini, voi potete fissare, parlare agli sconosciuti e, diciamocelo, se proprio vi scappa, potete anche masturbarvi.
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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Re:Fabrizio Napoleoni : Apartheid di genere: “Nero, lavati!” .
« Risposta #1 il: Luglio 31, 2014, 03:18:18 am »
Immaginate un messaggio del tipo “Nero, lavati!”. Come dite, sembra razzista?
Più che razzista mi sembra sbagliato perché si dovrebbe dire negro. ;)