Trascrivo questo articolo senza necessariamente appoggiarne tutte le tesi. I cristiani in Medio Oriente hanno un'importante funzione di mediazione. La loro cacciata da quelle terre è un'ulteriore passo verso uno scontro di civiltà i cui esiti potrebbero essere - forse anche in Europa- la creazione di mini-stati etnici.
Storicamente, il Levante è il luogo di nascita della Cristianità e le antiche comunità cristiane sono vissute lì ed in tutta la Mesopotamia dall’inizio dell’era cristiana. I primi Cristiani, prima di adottare questo termine, chiamavano sé stessi “seguaci” o gente della “Via”; in arabo il loro nome primigenio sarebbe stato “Ahl Al-Deen” [1]. Tracce di questo nome originario si trovano anche nella Bibbia e nel Nuovo Testamento (Giovanni 14:5-7, Atti 9:1-2, Atti 24:4 ed in 14). Dalla Mesopotamia, queste comunità si sono diffuse in Africa, Asia, ed Europa.
Inganno e furbizia sono all’opera: non è un caso che i Cristiani d’Egitto siano stati attaccati in contemporanea con il South Sudan Referendum, che si riteneva dovesse marcare una divisione fra i Mussulmani di Khartoum ed i Cristiani ed animisti di Juba. Non è neppure un caso che i Cristiani dell’Iraq – una delle comunità più antiche al mondo – si ritrovino a fare i conti con un moderno esodo, abbandonando nel 2003 le proprie case e la propria terra ancestrale. In coincidenza con l’esodo dei Cristiani dall’Iraq, anche Baghdad è stata spinta a diventare settaria quando squadroni della morte hanno praticamente costretto i Mussulmani Sciiti e Sunniti a creare delle enclave settarie.
Far tacere le campane dell’antica chiesa di Sham e Shinar
In Libano ed in Siria sono finite nel mirino le comunità cristiane, arabe e quelle di etnia assira ed armena, composte in maggioranza di Cristiani. Da Homs e Maaloula a Kessab, i Cristiani della Siria sono sotto assedio. Vari concili e sinodi hanno espresso preoccupazione, come il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I°, il Vaticano e la Santa Sede, Il Patriarca Ortodosso Russo di Mosca Cirillo I°, quello Cattolico Apostolico Armeno Aram I°, il Patriarcato Cattolico Greco Maronita in Libano, l’arcivescovo Greco Ortodosso Theodosios (Attallah) Hanna di Sebastia, la Sede Anglicana di Canterbury, il Presidente armeno Serzh Sargsyan, il Presidente libanese Michel Suleiman, Michel Aoun del Free Patriotic Movement of Lebanon, il Consiglio Mondiale delle Chiese, e molte altre istituzioni interreligiose. Anche celebrità americane quali Cherilyn Sarkisian (Cher) e Kimberly Kardashian si sono unite al coro dando voce alle preoccupazioni per i Cristiani della Siria dopo che il Governo turco il 24 marzo 2014 ha perfidamente aiutato Al-Nusra a prendere in mano, nel Governatorato di Lattakia, la città a predominanza armena di Kessab [2].
In Siria, l’Arcivescovo Cattolico Greco Maronita di Damasco Samir Nassar, il Patriarca Cattolico Greco Melchita Gregorio III° Laham, il Patriarca Greco Ortodosso di Antiochia Ignazio IV° ed il Patriarca Ortodosso Siriaco Ignazio Zakka I°, hanno tutti condannato la violenza. Sempre in Siria, i capi di altre fedi: lo sceicco druso Al-Aql Hamoud Hennawi, il Gran Mufti sunnita Ahmed Badreddin, e l’Imam degli Ashari Mohammed Said Ramadan, si sono uniti ai capi cristiani nella richiesta di pace e di condanna della guerra alla Siria. Prendendo tali posizioni, questi capi hanno rischiato le vite proprie e dei loro cari. Lo sceicco Ramadan – di etnia curda – per l’appoggio espresso al Governo siriano, è stato ammazzato mentre insegnava in una moschea. Ad Aleppo, è stato rapito il fratello del Patriarca Ignazio IV° ed il figlio 22enne del Gran Mufti Hassoun è stato ucciso ad Idlib mentre si recava all’università. Nonostante le minacce, hanno tutti parlato contro i ribelli antigovernativi definendoli un cancro che minaccia la coesistenza nella società siriana e nella regione tutta. Il Patriarca Melchita Gregorio III° Laham ha affermato a gran voce che il suo Paese è attaccato da banditi e terroristi che, fingendo una rivoluzione, vogliono distruggere i Cristiani e tutta la Siria [3].
Le comunità cristiane della Siria – che ammontano ad almeno il 10% della popolazione siriana – sono prese di mira sistematicamente: le loro chiese sono attaccate e dissacrate; sacerdoti, monaci e monache uccise da quelle forze antigovernative. Gli obbiettivi di tale esodo si ritrovano nei canti degli antigovernativi: “Gli Alaviti sotto terra ed i Cristiani in Libano”. Nel complesso, la Siria non è più in luogo dove Alaviti o Cristiani possono vivere.
Lo stupro di Cristiani in Siria ed Iraq
Fides News Agency, l’agenzia stampa ufficiale del Vaticano e della Chiesa Romana Cattolica, ha riferito che i cosiddetti “capi religiosi” dei combattenti anti-governativi hanno dichiarato legale per i combattenti anti-governativi lo stupro di “qualsiasi donna non-sunnita” essi vogliano. Le dichiarazioni di queste figure immonde sono così sfruttate per stuprare, umiliare, torturare ed uccidere donne e ragazze nei territori catturati da gruppi quali il cosiddetto Free Syrian Army, Jabhat Al-Nusra, ed i sedicenti Islamic State of Iraq and Levant/Al-Dawlah Al-Islamiyah fi Al-Iraq wa Al-Sham (ISIL/DAISH) [4].
Ecco il resoconto – fornito da due sacerdoti alla Fides News Agency – di cosa sia stato fatto ad una ragazzina siriana cristiana di 15 anni nel governatorato di Homs, dopo che gli anti-governativi ne avevano preso il controllo:
Il comandante del battaglione “Jabhat al-Nusra” a Qusair prese Mariam, la sposò e la stuprò. Poi la ripudiò. Il giorno dopo la giovane donna fu obbligata a sposare un altro militante islamico. Anche lui la stuprò e poi la ripudiò. E la cosa si ripeté per 15 giorni: Mariam fu stuprata da 15 uomini differenti. Diventata mentalmente instabile, Mariam alla fine è stata uccisa. I due sacerdoti cattolici greci – Fratello Issam e Fratello Elias, appena rientrati in città – concludono il loro racconto alla Fides: “ Non c’è nessuna Commissione Internazionale che racconti queste atrocità” [5].
Gli stessi gruppi internazionali di insorti, si stanno comportando nello stesso modo verso i Cristiani in Iraq. “Il 12 giugno [2014], solo due giorni dopo la presa di Mosul e di altri territori iracheni, l’Islamic State of Iraq and Syria ha emesso un primo decreto ordinando che le donne non sposate venissero inviate alla ‘jihad per il sesso’” ed un secondo decreto ordinava che le donne non sposate venissero offerte ai combattenti per fornicare [6]. Quanto segue è stato confermato dalla Iraqi High Commission for Human Rights e riportato dalla Assyrian International News Agency, ed è accaduto a Mosul dopo la sua presa da parte degli insorti entrati in Iraq dalla Siria il 25 giugno 2014:
A Mosul – Iraq – un Cristiano, non potendo pagare una tassa sulle persone, è stato costretto ad assistere allo stupro della moglie e della figlia da parte di membri del gruppo militante Islamic State of Iraq and Syria (ISIS). L’uomo, sconvolto, si è ucciso questo fine settimana [7].
Ma le molestie e gli stupri di donne e ragazze usate come oggetti sessuali non sono limitate ai Cristiani: donne e ragazze siriane, indipendentemente dalla loro fede, quando catturate dalle forze anti-governative sono molestate e stuprate. Mussulmani, Cristiani o Drusi sono tutti ugualmente a rischio. Questi atti pervertiti sono incoraggiati da “religiosi” corrotti che emettono decreti (fatwa) che incoraggiano lo stupro e l’abuso delle donne.
Queste affermazioni e questi decreti emessi da menti svitate arrivano anche al punto da chiedere che le donne straniere siano trattate come concubine dei combattenti anti-governativi in Siria, in quella che viene chiamata “guerra santa sessuale” (jihad al-nikah). Nel 2013, il Governo tunisino è stato costretto a reagire prontamente a queste profferte sessuali che stavano sfruttando delle giovani tunisine [8]. Il Ministro tunisino per gli affari religiosi, Noureddine Al-Khadimi, ha condannato i “religiosi” corrotti e tutte le persone che appoggiavano tali profferte, ribadendo che non avevano nulla a che vedere con gli insegnamenti mussulmani.
Le dichiarazioni del Ministro giunsero dopo la diffusione su internet di un decreto anonimo, una fatwa per una “jihad sessuale” delle giovani donne a sostegno dei combattenti dell’opposizione in Siria, donne invitate a fornir loro servizi sessuali. Stando ai media ed ai mujahideen rientrati in Tunisia dopo aver partecipato alla jihad in Siria, in risposta alla fatwa della “jihad sessuale”, 13 ragazze tunisine avevano raggiunto il campo di battaglia dei combattenti antigovernativi... [9].
Mesi dopo le condanne espresse da Al-Khadimi, il Ministro degli Interni tunisino, Lotfi bin Jeddou, ha testimoniato davanti ad una commissione tunisina, spiegando che le fanciulle “mal consigliate” potevano aver avuto oltre 100 partners occasionali; aggiungendo che: “[Queste ragazze], dopo le relazioni sessuali avute [in Siria] in nome della ‘jihad al-nikah’ (guerra santa sessuale), se ne sono ritornate a casa incinta” [10].
Assediare quelli “della Via”. Nel mirino: vescovi, sacerdoti, preti e suore
In un modo o nell’altro sono prese di mira le figure spirituali cristiane. C’è il caso dell’Arcivescovo Greco-ortodosso Sayedna Paul (Boulos) Yazigi e di quello Siriaco-ortodosso Metropolitano Mar Gregorios John Abraham (Yohanna Ibrahim), entrambi rapiti il 22 aprile 2013 vicino alla frontiera turca. Il loro autista – un sacerdote cristiano – viene ucciso all’istante perché si rifiuta di far abbandonare la macchina ai due prelati. La cosa si sa perché una quarta persona presente nella macchina riesce a scamparla [11]. Il Governo turco è direttamente coinvolto nel rapimento dei due arcivescovi cristiani ortodossi. L’agenzia stampa turca Dogan News Agency (Dogan Haber Ajansı) riferisce, il 23 luglio 2013, che gli “assassini” – questo il termine usato – dei due arcivescovi siriani sarebbero stati arrestati a Konya [12]. Gli arrestati risultano essere combattenti anti-russi del nord del Caucaso, il che corrisponde con quanto riferito da Foud Eliya: Boulos Yazigi e Yohanna Ibrahim erano stati catturati da militanti nord Caucasici vestiti come Talebani dell’Afghanistan [13].
Il Gran Mufti Hassoun ha rivelato che dei combattenti ceceni – addestrati dai Turchi – erano stati inviati da Ankara per rapire Sayedna Boulos Yazigi e Mar Gregorios per due importanti motivi. Stando allo Sceicco Hassoun, il primo motivo è che al Metropolita Gregorios era stato chiesto, dal Patriarca Siriaco Ortodosso Ignatius Zakka I° Iwas, di presiedere un comitato ecclesiastico per promuovere la richiesta della restituzione delle vaste proprietà della Chiesa Ortodossa Siriaca che il Governo turco aveva confiscato durante la sua persecuzione dei Cristiani Siriaci Ortodossi [14]. In un incontro fra il Primo Ministro Erdogan e Mar Gregorios, il Governo turco aveva chiesto che la Chiesa Siriaca Ortodossa di Antiochia creasse in Turchia una eparchia (cioè una provincia ecclesiastica od una zona amministrativa ecclesiastica con un Metropolita), e spostasse anche il proprio patriarcato da Damasco ad Hatay (Antiochia). Ma Gregorios Yohanna Ibrahim aveva rifiutato sostenendo che il patriarcato della Chiesa Siriaca Ortodossa non avrebbe mai spostato la propria sede; che i Cristiani Siriaci Ortodossi riconoscevano il Levante come una terra unificata e che sarebbe stato assegnato alla Turchia un vescovo solo una volta che il Governo turco avesse restituito alla Chiesa Siriaca Ortodossa le proprietà “confiscate”. Il che aveva fatto “innervosire” i rappresentanti turchi [15].
Il secondo motivo per il quale è stato preso di mira il clero Cristiano Ortodosso è che nel Governatorato di Aleppo si stavano riconciliando pacificamente i combattenti anti-governativi ed il Governo siriano. La qual cosa che aveva fatto arrabbiare i Turchi ed i loro alleati [16].
Un altro caso è quello che riguarda Padre (Abouna) Fadi Jamal Haddad, un sacerdote della Chiesa Greco-ortodossa di Antiochia che ha operato come mediatore nel Qatana durante i combattimenti. Il religioso era stato torturato; poi, quando aveva tentato di mediare il rilascio di un medico rapito per ottenere un riscatto in denaro, gli avevano sparato alla testa. C’è poi il caso di Padre (Abouna) Francois Al-Mourad, un prete cattolico dell’Ordine dei Francescani, ucciso nel tentativo di impedire che amici Cristiani e Siriani fossero presi di mira dai combattenti anti-governativi. O il caso di Padre Frans van Der Lugt, un sacerdote olandese dell’Ordine dei Gesuiti che lavorava ad Homs. Quando Padre Fadi portò il riscatto per liberare il medico rapito, fu rapito a sua volta per poi essere ucciso ed abbandonato sul ciglio di una strada, dove lo si è trovato il 25 settembre 2012 con “gli occhi cavati e segni di orribili torture” [17]. Stando al rappresentante in Siria dell’Ordine dei Francescani, i ribelli “penetrarono nel convento, lo saccheggiarono e distrussero ogni cosa. Quando Padre Franҫois cercò di difendere le suore ed altre persone, gli spararono, uccidendolo”. Era il 23 giugno del 2013 [18]. Gli insorti uccisero Padre Frans van der Lugt il 7 di aprile 2014. Ecco un resoconto delle circostanze della sua uccisione:
Wael Salibi, 26enne, ricorda che quando l’area cristiana di Homs cadde in mano ai ribelli, 66.000 Cristiani “abbandonarono le proprie case, solo pochi restarono. Lui [Padre Frans] era l’unico sacerdote e rimase nella sua chiesa”.
Salibi prosegue raccontando alla CNA che “Pochi mesi prima di morire, [il sacerdote] disse ‘Non posso abbandonare la mia gente, non posso abbandonare la mia chiesa, sono il direttore spirituale di questa chiesa, come posso abbandonarli?”.
Salibi, che proviene dalla città di Homs, è cresciuto come grande amico e pupillo di Padre Frans, che è stato brutalmente ucciso il 7 di aprile: pochi giorni prima del suo 76° compleanno. Uno sconosciuto armato è entrato nella sua chiesa, lo ha picchiato e gli ha sparato in testa” [19].
Molti Cristiani Siriani sono andati via da Hasakah (Hasce), ma almeno 30.000 sono rimasti come “rifugiati interni”. I Cristiani Siriani che appartengono alla Chiesa Cattolica Caldea, alla Chiesa Siriaca Ortodossa, alla Chiesa Siriaca Cattolica, alla Chiesa Apostolica Ortodossa Armena, ed alla Chiesa Cattolica Armena, tutti insieme, hanno chiesto aiuto al mondo perché si mettesse fine ai combattimenti. L’appello, di fine 2012, è rimasto inascoltato ed hanno quindi sùbito persecuzioni, abusi, rapimenti, ricatti ed uccisioni. Un Cristiano della zona ha dichiarato alla Fides News Agency che Al-Nusra prendeva di mira “tutti i giovani nati fra gli anni 1990 e 1992. Andavano a cercarli, li accusavano di essere soldati dell’esercito nazionale e li uccidevano a sangue freddo. Lo scopo era terrorizzarli ed impedire che si arruolassero” [20].
Un altro esempio di assalto alla comunità dei Cristiani è quello condotto da Al-Nusra alla città di Maaloula. Maaloula è uno dei pochi villaggi nei quali si è conservato un antico dialetto Aramaico noto come la lingua di Gesù. La città siriana conserva molte strutture cristiane ed antichi siti. La città è diventata la scena di combattimenti fra Al-Nusra e l’esercito siriano e fra la fine del 2013 ed il giugno del 2014 è passata di mano 4 volte fra insorti e Governo regolare. Molti dei residenti di Maaloula, sia Cristiani che Mussulmani, si sono ritrovati prigionieri nelle proprie case. C’erano anche 40 suore Cristiane Greco-ortodosse e gli orfani a loro affidati e la cosa ha gettato nel panico le popolazioni cristiane di Siria e Libano. Da ciò deriva il forte sostegno al Governo di Bashar Al-Assad da parte di tutte le minoranze siriane e la presenza, in quasi tutta la comunità cristiana siriana, di questo comune sentire, espresso da Odette Abu Zakham – una 65enne della congregazione che vive nel vicino storico distretto cristiano di Bab Touma – con le parole: “[gli insorti] ce l’hanno con noi.
Assad visita le zone colpite dalla persecuzione religiosa
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Tutto quello che fanno è massacrare la gente, tutto quello che conoscono è uccidere” [21]. Non solo quelli di Al-Nusra hanno tenuto in ostaggio le suore, ma i combattenti anti-governativi hanno completamente distrutto tutti i luoghi sacri di Maaloula e ne hanno rubato i manufatti per poi rivenderli al mercato nero. Ecco cosa raccontano dei testimoni sfuggiti a Maaloula:
[Gli insorti] hanno cercato di cambiare completamente l’aspetto religioso storico-architettonico dell’antica città cristiana: i “militanti” hanno completamente distrutto alcune chiese mentre da altre hanno rimosso le campane. Non meno tragico il destino di altri due monumenti di Maaloula di fama mondiale: gli estremisti hanno spaccato la statua del Cristo Salvatore, che si stagliava all’ingresso del Convento di Santa Tecla e la statua della Santissima Vergine Maria, posta vicino al Safir hotel, che per molti mesi è stato rifugio dei Takfiristi [22].
La Pasqua del 2014 è stata un momento speciale per Maaloula. Il Governo siriano si è ripreso la città e Maaloula è stata finalmente messa in sicurezza ed i residenti sono rientrati. Uno di essi – Lorain – commenta con la stampa quello che gli insorti avevano compiuto: “In quello che hanno fatto si riconosce facilmente l’odio: tutte le case distrutte, tutto il villaggio distrutto. Non si può avere un’idea della distruzione che hanno portato” [23].
Anche il Presidente Assad è giunto di persona a testimoniare la partecipazione del Governo siriano e la vicinanza alla popolazione tutta, indipendentemente dall’etnia e dalla fede religiosa. Tra l’altro, sia il rito occidentale che quello orientale delle celebrazioni cristiane per la Pasqua – il primo nel calendario Gregoriano, il secondo in quello Giuliano – cadevano nella stessa data: il 20 di aprile 2014.
Mahdi Darius Nazemroya