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http://www.losai.eu/donne-contro-femminismo-pagina-facebook-sta-spopolando/Donne contro il femminismo: la pagina Facebook che sta spopolando
👤by Daniele Di Luciano 0 Comments 🕔06.ago 2014
“I don’t need feminism because I do like being feminine”
Da Giulia Tanel
“Women Against Feminism”: un sito internet, una pagina Facebook che registra quasi 20.000 “Mi piace” e un hashtag su Twitter (#womenagainstfeminism) che sta spopolando.
Tante donne riunite per dire che il femminismo più che liberare il gentil sesso l’ha condannato ad appiattirsi su modelli di comportamento contrari alla natura femminile, conformandosi in tutto e per tutto al modello maschile.
E così facendo ha portato alla svalutazione del piacere che si può provare nell’accogliere e nel prendersi cura dell’altro; alla negazione delle gioie della maternità e all’affermazione, al contrario, che l’aborto è un “diritto” e che la gravidanza è una “malattia”; ha condannato le donne a privilegiare la carriera rispetto alla famiglia; ha creato una perenne competizione tra uomini e donne, invece di valorizzare le peculiarità (non a caso, complementari) dell’uno e dell’altra; ha imposto alle donne di essere forti, autonome, indipendenti… e molto altro.
Eppure oramai anche la scienza è giunta ad affermare che uomini e donne sono profondamente diversi. In proposito, il neurochirurgo Massimo Gandolfini ha recentemente affermato: “Negli ultimi vent’anni abbiamo acquisito il principio che la sessuazione dimorfica (maschio/femmina) riguarda il nostro organismo nella sua totalità, cervello compreso. Oggi parliamo di “cervello sessuato” volendo intendere che maschio e femmina sono differenziati anche dalla struttura anatomica e dal funzionamento del proprio cervello. Fin dai tempi di Vesalio e di Leonardo da Vinci sapevamo che volumetricamente il cervello maschile è più grande di quello femminile (perdonate la precisazione necessaria per evitare “battute scontate”: la funzione non è proporzionale alla massa!), ma solo negli ultimi vent’anni abbiamo compreso che la differenza è anche di ordine anatomico e funzionale. In estrema sintesi, il cervello maschile è caratterizzato da una rigida “lateralizzazione” – le aree del linguaggio sono, ad esempio, rigidamente localizzate nell’emisfero sinistro; al contrario, nella femmina vi sono rappresentazioni anche nell’emisfero destro – e le connessioni interemisferiche – cioè i collegamenti fra i due emisferi- sono più sviluppate e numerose nel cervello femminile. Grazie a complesse indagini che studiano il funzionamento del cervello (soprattutto le tecniche del neuroimaging, quale la risonanza magnetica funzionale e la PET), abbiamo compreso quali sono le basi anatomofunzionali per spiegare il dato che la psicologia comportamentista fin dagli anni ’50 ci proponeva, e cioè che l’elaborazione del “pensiero” maschile (detto “pensiero lineare”) ha caratteristiche diverse rispetto al pensiero femminile (“pensiero circolare”). E’ proprio la maggiore ricchezza di connessioni fra i due emisferi che rende il pensiero femminile “multitasking” (capace, cioè, di aprire e gestire contemporaneamente più file), rispetto al maschile, in grado – invece – di gestire un solo file alla volta. La sessuazione cerebrale è iscritta tanto profondamente nel nostro corpo che non è modificabile con la terapia ormonale che viene utilizzata in ambito di terapia per riassegnazione sessuale (ad esempio, nei casi di “disforia di genere”): tutto il corpo è rimodellabile, ma non il cervello”.
Ecco spiegato perché le “Women Against Feminism” sono tante, anzi tantissime, e spesso sono anche giovani. Si fotografano con in mano un cartello con il quale spiegano la motivazione della loro avversione al femminismo: “I don’t need feminism…”: “perché essere moglie e madre è la più grande fonte di gioia nella mia vita”; “perché uomini e donne sono uguali nell’essenza ma diversi”; “perché è l’irrazionale paura degli uomini mascherata come ‘uguaglianza’”; “perché il femminismo si basa su bugie”; “perché i miei bambini non sono una punizione”; “perché uccidere un bambino non è un diritto e non mi rende più donna”; “perché sono felice di essere casalinga”; “perché amo e rispetto gli uomini e il loro inestimabile contributo alla civilizzazione”; “perché non sono una vittima”; “perché mio marito è il mio migliore amico e mi tratta come una regina”; “perché le sole persone che si sentono oppresse sono le femministe”.
Ma forse, con un po’ di sano orgoglio, tutte le donne dovrebbero essere fiere di affermare: “I don’t need feminism because I do like being feminine”.
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