Autore Topic: No alla Discriminazione Positiva.  (Letto 2159 volte)

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No alla Discriminazione Positiva.
« il: Marzo 13, 2010, 14:37:38 pm »
DATA, 13 MARZO 2010

da POLITICAMENTECORRETTO.COM
http://paternita.info/lettere/discriminazione-positiva

oggetto: da oggi sarà vietato fare
commenti pubblici di matrice sessuale discriminatoria


Condannati due uomini al pagamento di oltre 10.000 euro (oltre al reato di diffamazione) tra multa e risarcimento. Pubblicarono sul Corriere di Caserta la seguente opinione sulla direttrice del carcere locale: " SAREBBE MEGLIO UNA GESTIONE AL MASCHILE "

Motiva la Cassazione nella sentenza n.10164: "La frase SAREBBE MEGLIO UNA GESTIONE AL MASCHILE è oggettivamente diffamatoria, lesiva della reputazione, ed è da sola idonea ad affermare la responsabilità sia dell'intervistato che dell'intervistatore." - dice ancora la Cassazione - "L'affermazione è sganciata da ogni dato gestionale ed è riferita al solo fatto di essere una donna. [..] Gratuito apprezzamento, contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico dell'appartenenza all'uno o all'altro sesso".

Una sentenza da un lato sconcertante perchè mette oggettivamente "fuori legge" la semplice espressione di opinioni (anche se discutibili, ma siamo pur liberi di esprimere opinioni?). Ad ogni modo finchè non verrà fatta una legge in materia (la Cassazione equivale a legge dove non c'è normativa in merito) vediamone il lato positivo per tutti, anche per il maschile solitamente più tartassato: d'ora in poi guai a fare commenti sessisti! ad esempio "è più intelligente perchè donna", oppure "è migliore perchè madre" (rispetto al padre) non si potrà più scrivere o dichiarare (perchè "ancorato al dato biologico/sessuale") pena denuncia e multa salatissima anche ben oltre quella appena stabilita.

i migliori saluti
www.paternita.info

- - -

importante: appena poche ore dopo la pubblicazione di questo articolo la notizia è stata riportata anche dal TG1 (correttamente) e poi dal TG5 (offensivamente): la giornalista Brunella Matteucci, nell'enfasi di accanirsi su quei tanto "cattivi uomini" si è prodotta in affermazioni altrettanto diffamatorie.. ed altamente diseducative data l'ora e la presenza di bambini di fronte alla tv.

Pubblichiamo il video col fine di "sensibilizzare" la popolazione alla sempre più diffusa discriminazione verso le persone di sesso maschile, siano esse minori, anziani, padri. Tutelate i vostri figli, quando assistono in tv a tali discorsi.. spiegando loro precisamente qual'è il pensiero sbagliato e qual'è quello giusto, aiutandoli a comprendere la psicologia, la percezione, sostenendoli nello sviluppo di una capacità critica ed etica, valori di cui avranno bisogno nella vita.

VEDI IL VIDEO:


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Re: No alla Discriminazione Positiva.
« Risposta #1 il: Marzo 13, 2010, 15:00:24 pm »
Com'è...  simpatica la Matteucci.
Parla di buongusto lei. Sentite che finezza quando è fuori onda.

http://andreaatzori.blogspot.com/2008/08/tg-5-brunella-matteucci-da-lampedusa.html


Purtroppo non ho trovato alcun indirizzo mail per risponderle per come meriterebbe.

Offline ilmarmocchio

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Re: No alla Discriminazione Positiva.
« Risposta #2 il: Marzo 13, 2010, 15:14:31 pm »
Eccone un'altra

Stop alla pubblicità anti-donne
13 marzo 2010
Dopo Roma, La Spezia. Il sindaco Massimo Federici ha sottoscritto l’impegno a negare gli
spazi pubblici della città alle pubblicità offensive nei confronti della donna. Sarà il
consiglio comunale, ora, a dover tradurre questa promessa in un’ordinanza operativa: ma
il primo cittadino è convinto che si possa arrivare ad una adesione compatta. Il suo
impegno, scritto di pugno, ha aperto il “libro bianco” messo a disposizione dall’Udi
spezzina, per raccogliere adesioni ad una campagna che chiederà ora a tutti i sindaci del
Paese una analoga presa di posizione.

E i criteri di esclusione ? Come quelli dell'articolo di Giovane ? E la liberta' di opinione ?

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Re: No alla Discriminazione Positiva.
« Risposta #3 il: Marzo 13, 2010, 16:00:36 pm »
Eccone un'altra

Stop alla pubblicità anti-donne
13 marzo 2010
Dopo Roma, La Spezia. Il sindaco Massimo Federici ha sottoscritto l’impegno a negare gli
spazi pubblici della città alle pubblicità offensive nei confronti della donna. Sarà il
consiglio comunale, ora, a dover tradurre questa promessa in un’ordinanza operativa: ma
il primo cittadino è convinto che si possa arrivare ad una adesione compatta. Il suo
impegno, scritto di pugno, ha aperto il “libro bianco” messo a disposizione dall’Udi
spezzina, per raccogliere adesioni ad una campagna che chiederà ora a tutti i sindaci del
Paese una analoga presa di posizione.

E i criteri di esclusione ? Come quelli dell'articolo di Giovane ? E la liberta' di opinione ?


No, per "Parità" il Sindaco dovrebbe estendere l'ordinanza anche contro le pubblicità offensive verso gli uomini.

Cosa non si fa quando si è in campagna elettorale.......

Offline ilmarmocchio

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Re: No alla Discriminazione Positiva.
« Risposta #4 il: Marzo 13, 2010, 19:25:46 pm »
 A chi interessa, ecco AMBDP Cayetano Lopez Y Martinez eccc

      Adesso è vietato anche criticare le donne
       Scritto da Annamaria Bernardini De Pace
       sabato 13 marzo 2010
                                                      il Giornale - Se, dopo avere offerto il mio aiuto a un
                                                      uomo affaticato nello scaricare sacchi di calce da un
                                                      camion, egli mi dicesse: «No grazie, perché lei è
                                                      donna» non mi offenderei né mi sentirei diffamata
                                                      qualora ci fossero almeno tre persone presenti. Se
                                                      avessi bisogno di una guardia del corpo, vorrei un
                                                      uomo. Non mi basterebbe una donna, per quanto
                                                      nerboruta e perfino un po’ androgina. Non riterrei
                                                      davvero di compiere un reato, qualora esprimessi la
                                                      mia precisa preferenza, «mi serve un uomo» in
                                                      presenza di più persone e anche della stessa
                                                      bodyguard scartata.
       In osservanza della nota sentenza...
                                                      Se una lesbica, desiderosa di maternità, dicesse alla
                                                      compagna «qui serve un uomo», la compagna non
       potrebbe mai sentirsi ingiuriata per il solo fatto di essere donna e di sentirsi ricordare le
       diversità biologiche.
       Invece, la Cassazione penale ha deciso che le critiche verso una donna, se riferite al solo fatto
       biologico, sono lesive della dignità della persona.
       Il fatto in questione riporta a un articolo di giornale dal titolo: «Carcere: per dirigerlo serve un
       uomo». Un sindacalista, nel corpo dell’intervista, chiariva che la struttura penitenziaria, fino a
       quel momento diretta da una donna, richiedeva a suo parere «una gestione maschile».
       Le esimenti del diritto di critica e di cronaca non sono state considerate valide dai supremi
       giudici, che hanno condannato gli imputati - sindacalista, editore e giornalista - attribuendo
       oggettiva portata diffamatoria alla frase del sindacalista e al titolo del pezzo, poiché si tratta di
       un «riferimento gratuito, sganciato dai fatti, che costituisce una mera valutazione, ripresa a
       caratteri cubitali nel titolo... sganciata da ogni dato gestionale e riferita al solo fatto di essere
       una donna, gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perché ancorato al
       profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico della appartenenza all’uno o all’altro
       sesso».
       Dunque, se ho ben capito il senso della sentenza, qualora si fosse detto, per ipotesi, che la
       direttrice era incapace, pigra, alcolizzata o inesperta e si fossero portati fatti a riprova delle
        gravi affermazioni, gli imputati non sarebbero stati condannati, perché gli apprezzamenti del
        sindacalista non sarebbero stati «gratuiti». Cioè, le considerazioni specifiche, se comprovate,
        non avrebbero leso la dignità della persona, neppure a mezzo stampa, mentre il dato generico
        di appartenenza al sesso femminile si risolverebbe, in sostanza, in un’arbitraria discriminazione
        di genere «perché ancorato al profilo, ritenuto decisivo» del dato biologico.
        Be’, per quanto il ruolo di direttore di carcere sia aperto a entrambi i sessi e per quanto molte
        donne se la cavino egregiamente in questa funzione, forse è legittimamente pensabile - e
        dicibile - che qualche carcere e qualche direttrice non siano facilmente compatibili. Una
        determinata realtà carceraria di per sé, infatti, può avere l’esigenza di essere organizzata da un
        uomo più che da una donna. Non perché entrambi i sessi non abbiano medesimi doveri e
        opportunità, nonché competenze, giusta l’eguaglianza giuridica e sociale, ma perché non si può
        spensieratamente affermare, in termini categorici, che uomo e donna siano uguali anche
        biologicamente e psichicamente.
        Il dato biologico dell’appartenenza all’uno o all’altro sesso, è proprio ciò che fa muovere il
        mondo e condiziona i comportamenti umani e il pensiero individuale, senza necessariamente
        integrare fattispecie di reato quando se ne sottolinei la differenza. Se il camionista non vuole il
        mio aiuto fisico, perché sono donna, non mi offendo, ma anzi apprezzo il suo senso protettivo
        maschile. Se un imputato mi rifiuta quale difensore, preferisco sentirmi dire «perché donna»,
        piuttosto che «incompetente». Nel primo caso giudico il non cliente un cretino, nel secondo un
        ingiurioso.
        Affermare «qui serve un uomo» è un pensiero, anche non condivisibile, ma può rimanere
        un’opinione personale, che non mi sembra possa far perdere neppure un grammo della
        reputazione di chicchessia, più di quanto ne potrebbero giocare racconti particolareggiati su
        eventuali documentate inefficienze del ruolo in discussione.
        Sarebbe potuta essere considerata una frase infelice, forse maschilista, forse anche no, quella
        del sindacalista. Ma la frase in sé, dov’è che lede la reputazione? Dove si è consumata la lesione
        dell’identità personale e professionale della direttrice per il richiamo obiettivo e indiscutibile
        del dato biologico? Non tutte le affermazioni maschiliste e inopportune costituiscono reato, se
        no quasi tutte le donne ogni giorno consumerebbero il loro tempo a scrivere querele.
        In nome della legge.

Offline giovane

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Re: No alla Discriminazione Positiva.
« Risposta #5 il: Marzo 13, 2010, 19:37:45 pm »

ma per carità... la De Guerra..

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Re: No alla Discriminazione Positiva.
« Risposta #6 il: Marzo 13, 2010, 22:14:24 pm »
ma per carità... la De Guerra..

alias...  "De Odio". Stranamente stavolta ha scritto qualcosa di... leggibile.

Offline COSMOS1

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Re: No alla Discriminazione Positiva.
« Risposta #7 il: Marzo 15, 2010, 13:22:18 pm »
scusate ma in effetti la Bernardini 'stavolta c'ha azzeccato

peccato che non sempre sia suo interesse azzeccarci...
Dio cè
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