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Contro-teoria umanistica nell'epoca della misandria
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Perché il genio creativo è maschile?
January 11, 2015 By Silvio Altarelli 8 Comments
Il blog femminista mantenuto dal Corriere chiede «Perché non ci sono state grandi artiste? (E di altre domande sbagliate)» e risponde in base ai dogmi dell’ideologia femminista del “gender”, che postula apoditticamente che uomini e donne siano interscambabili, e quindi interpreta ogni differenza come oppressione di un immaginario “patriarcato”.
Vediamo di dare invece la risposta suggerita dall’evidenza dei fatti.
Charles Murray ha stilato una classifica dei contributi al progresso umano cercando di seguire criteri il più possibile oggettivi [1]. Il contributo delle donne al progresso umano è valutato al 2%, con un massimo dell’8% nella categoria degli scrittori giapponesi, ed un minimo dello 0.2% fra compositori e inventori.
Un’altra classifica è quella dei premi Nobel: il 4.4% sono donne, di cui per 2/3 nei campi opinabili e politicizzati della letteratura e della pace.
L’oppressione non c’entra niente. Gli ebrei sono stati oppressi per davvero ma hanno ricevuto numerosi premi Nobel, pur essendo solo lo 0.2% della popolazione umana (100 volte meno numerosi delle donne). Ad esempio, fra i premi Nobel per la Fisica troviamo 44 ebrei (Pauli, Feynman, Weinberg, Einstein…) e 2 donne (Curie e Meyer: già 100 anni fa le donne potevano dedicarsi alla ricerca e vedere riconosciuto il loro valore reale).
La risposta vera alla domanda nel titolo è fornita dal seguente fatto sperimentale: nelle varie qualità di cui è stata misurata la distribuzione statistica gli uomini tendono ad avere una varianza maggiore: più geni e più idioti. Ad esempio, il “quoziente di intelligenza” IQ è una combinazione di tante capacità, che può essere ragionevolmente ed arbitrariamente definito in modo che uomini e donne abbiano in media lo stesse quoziente di intelligenza, fissato ad essere IQ medio = 100.
Ma gli uomini hanno una variabilità attorno alla media maggiore di circa il 15% rispetto alle donne. Si misura che il quoziente intellettivo segue una distribuzione Gaussiana [2], in cui gli uomini hanno media IQ 100 ± 17 e le donne hanno IQ 100 ± 15. La maggiore varianza maschile (17 invece di 15) sembra rimanere le stesse in diverse culture (dall’Europa all’amazzonia), in diverse epoche (prima e dopo il femminismo), in diverse qualità, essere presente anche in altri mammiferi, ed esistere già dalla nascita.
Questo significa che ad avere un IQ elevato sono soprattutto uomini:
Top 5% (2 sigma), IQ > 130, 82% uomini;
Top 0.2% (3 sigma), IQ > 145, 88% uomini;
Top 0.006% (4 sigma), IQ > 160, 97% uomini.
Larry Summers, all’epoca rettore di Harvard, mostrò che nelle università USA la quota di donne scende mano a mano che si sale dalle università
meno prestigiose a quelle più prestigiose fino ai premi Nobel, proprio nel modo previsto dalla diversa varianza in una società meritorcratica. Le femministe riuscirono a farlo dimettere ed a far sprecare centinaia di milioni di dollari in programmi di discriminazione positiva anti-meritocratici, ovvero sostituire uomini capaci con quote rosa.
Rimane da vedere se il progresso umano ha beneficiato del nuovo contributo delle femministe.
Luce Irigaray va oltre Einstein e scrive che E = mc2 è “un’equazione sessista perché privilegia la velocità della luce c rispetto alle altre velocità vitalmente necessarie per noi, non per il suo uso nelle armi nucleari, ma per aver privilegiato chi va più veloce”. Sandra Harding ha scoperto che “I Principia Mathematica di Isaac Newton sono un manuale dello stupro perché la scienza è uno stupro maschile della natura femminile”. Katherine Hayles ha capito il perché molti problemi di fluido-dinamica rimangono irrisolti: “l’aver privilegiato la meccanica dei solidi su quella dei fluidi, e l’incapacità della scienza di capire il moto turbolento, è attribuita all’associazione della fluidità con la femminilità. Mentre gli uomini hanno organi sessuali che si irrigidiscono, le donne hanno aperture da cui escono fluidi mestruali e vaginali. Da questo punto di vista, non è una sorpresa che la scienza sia stata incapace di costruire un modello della turbolenza”. Le femministe hanno svelato i misteri della cosmologia: il nome Big Bang tradisce il carattere maschilista della teoria.
[1] C. Murray, “Human Accomplishment: The Pursuit of Excellence in the Arts and Sciences, 800 BC to 1950”.
[2] In onore del matematico Gauss, che calcolò la distribuzione statistica risultante da molti fattori causali indipendenti.