Pure i brasiliani patiscono la "sindrome della sfiga rosa"...
Brasile, real a picco dopo la bocciatura di S&P a «spazzatura»Schiaffo al Brasile da Standard & Poors’. Il Paese ha infatti perso il merito creditizio di investment grade. L'agenzia ha tagliato il rating sul debito sovrano brasiliano di un livello portandolo a BB+ e quindi in territorio “junk” (speculativo) per la prima volta dal 2008. L'agenzia americana ha inoltre confermato l'outlook negativo lasciando la porta aperta a ulteriori tagli del giudizio. Nel mese scorso Moody's aveva già portato il rating del Brasile al livello più basso della categoria investment grade assegnando un outlook stabile.
La decisione, che era ampiamente attesa, è dovuta alle ripercussioni sul governo delle sfide politiche che pesano sul presidente Dilma Rousseff.Immediata la reazione del capo dello Stato, che ha convocato questa mattina una riunione d'emergenza nel palazzo presidenziale di Planalto. Alla riunione partecipano i ministri Joaquim Levy (Finanze), Aloizio Mercadante (Casa Civile) e Nelson Barbosa (Pianificazione). Allo studio tagli al bilancio e nuove imposte.
Intanto però i mercati reagiscono, e male, alla notizia del declassamento. La moneta nazionale, il real, è arrivato a cedere quasi il 3% sul dollaro, toccando il livello più basso degli ultimi 13 anni e scivola anche contro la moneta unica (qui il cambio in tempo reale contro l’euro), prima di recuperare parte delle perdite. Dall’inizio dell’anno la valuta ha già lasciato sul terreno il 31% sul dollaro facendone la peggiore divisa tra quelle dei maggiori Paesi emergenti. Anche il mercato azionario è sotto pressione: l’indice principale della Borsa di San Paolo, il Bovespa, ha ceduto in apertura l’1,6%, poi ha recuperato terreno. Le perdite più significative sono quelle della compagnia aerea Gol (-6%), di Petrobras (-5,5%) e del gruppo della logistica Rumo (-5,4%).
L’economia brasiliana è entrata ufficialmente in recessione nel primo semestre del 2015 e da ormai due anni è praticamente incapace di crescere. Problemi strutturali come i bassi investimenti e le infrastrutture arretrate si sommano a casi di corruzione che hanno investito grandi aziende ed esponenti politici di primo piano. Il declassamento insomma era nell’aria, «ma il fatto che sia arrivato così presto ha spaventato qualcuno», sottolinea Andre Perfeito, capo economista di Gradual Innvestimentos. Dietro il downgrade c’è anche lo stato di salute non buono della finanza pubblica: il bilancio primario, cioè senza contare il pagamento dei tassi di interesse sul debito, è previsto in deficit e il debito lordo supererà il 70% del Pil nel 2016. Negative anche le prospettive di crescita economica: Barclays prevede un calo del Pil del 3,2% quest’anno e dell’1,5% nel 2016.
Gli analisti sono concordi: l’unico modo che ha il Brasile per riconquistare la fiducia degli investitori e delle agenzie di rating è l’adozione di una amara medicina fatta di tagli alla spesa e/o aumenti alle tasse: insomma una dolorosa dote di austerity.http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-09-10/brasile-sp-declassa-debito-spazzatura-102015.shtml?uuid=ACeG0Jv