Fonte :
http://giulianoguzzo.com/2014/08/28/bruce-reimer-vittima-della-follia-gender/Bruce Reimer, vittima della follia gender
28
giovedì
ago 2014
Posted by giulianoguzzo in Ideologia gender ≈ 1 commento
GENDER
L’ideologia gender, come ogni ideologia, ha dei nemici giurati: i fatti. Così, l’idea secondo cui i caratteri maschili e femminili sarebbero costruzioni sociali, per giunta un po’ sessiste – uomini e donne si diventa, per dirla alla Simone de Beauvoir (1908 – 1986) –, regge finché la realtà non dimostra il contrario. Ebbene, si dà il caso che lo abbia già fatto. E non in un laboratorio, nel corso di una trasmissione televisiva o in un’aula di tribunale, bensì attraverso la drammatica testimonianza di vita di una persona che ha scontato sulla propria pelle gli effetti della teoria gender: si tratta David Reimer (1965 –2004). La nostra storia inizia il 22 agosto del 1965 a Winnipeg, Canada. Ron e Janet Reimer hanno due figli, due gemelli: Bruce e Brian. I due neonati presentano una fimosi piuttosto marcata, così i genitori optano per un intervento di circoncisione. La data dell’intervento, fissato per il 27 aprile 1967, segnerà per sempre la vita di Bruce. Infatti quella che doveva essere una banale operazione avrà un esito tragico: al posto del medico, quel giorno assente, operò un sostituto che, impiegando un cauterizzatore con voltaggio eccessivo, bruciò il pene del piccolo.
Un incidente, un errore, una tragica fatalità che sconvolse i coniugi Reimer, i quali si chiusero in un radicale e sofferto isolamento. La loro storia, già triste, sarebbe potuta finire così ma nessuno poteva immaginare che il peggio, purtroppo, doveva ancora venire. La svolta arrivò una domenica sera come tante altre dalla televisione, quando i Reimer furono rapiti dal carisma di un uomo elegante, sicuro di sé, che aveva tutta l’aria di persona autorevole, che sa perfettamente quel che dice. Un uomo che ad un certo punto chiamò in studio un’affascinante donna chiedendole di sedergli vicino. E poi, colpo di scena: quella che vedete accanto a me, disse il carismatico ospite della trasmissione, quattro anni prima si chiama Richard. A parlare, in effetti, non era uno qualsiasi bensì John William Money (1921 – 2006), chirurgo del Johns Hopkins Hospital di Baltimora, intento ad illustrare ai telespettatori i propri successi nel campo del cambio di sesso. I genitori di Bruce non si fecero scappare l’occasione per presentarsi al luminare e così, nel giro di poco, gli sottoposero il difficile caso del figlioletto mendicando aiuto e consigli.
Per Money, il quale non solo effettuava interventi di cambio di sesso, ma era intimamente convinto – al pari di molti altri sostenitori della teoria gender – della derivazione prevalentemente ambientale dell’identità sessuale, il bimbo dei Reimer era molto più di un semplice paziente: era l’esperimento perfetto, l’inattesa ed irripetibile occasione per consacrarsi come scienziato e per provare la fondatezza delle proprie convinzioni. Fu così che, pur senza tradire l’entusiasmo che verosimilmente avvertiva in cuor suo, scelse senza titubanza alcuna di seguire quel sfortunato bambino come paziente consigliando ai genitori di crescerlo come una bambina. Un indirizzo che Ron e Janet accettarono, scegliendo di crescere Bruce come se fosse nata Brenda, il nuovo nome che gli diedero. Anzi, convincendosi loro stessi che non poteva che essere il bene del loro piccolo, altrimenti costretto ad un’identità sessualmente incompiuta. Morale: il dottor Money seguì a suon di sedute, interventi e dosi ormonali la trasformazione di Bruce, mentre i Reimer traslocarono cambiando aria e facendo così in modo che nessuno potesse sapere che la loro bambina, in realtà, era nata maschio. Tutto a posto, dunque? Non esattamente. Infatti, nel corso quella che doveva essere la definitiva dimostrazione della teoria gender, qualcosa iniziò ad andare storto.
Pur cresciuta sin dai primi mesi di vita come femmina e da tutti ritenuta tale, col suo comportamento Brenda dava infatti segnali imprevisti: voleva fare la pipì in piedi, cosa che in effetti faceva soprattutto se sicura di non essere vista; manifestava atteggiamenti maschili nella scelta dei giocattoli ed arrivando persino, una volta, ad alzare le mani per difendere Brian dalle provocazioni di altri bambini. Inoltre era introversa e con un rendimento scolastico scadente. Insomma, l’esperimento che Money sognava da una vita non filava affatto liscio. La cosa spinse i Reimer a sottoporre al dottore il problema. Ma Money non solo fece sostanzialmente finta di nulla, ma arrivò anche a pianificare per Brenda un incontro con un transessuale. La cosa sconvolse la ragazzina di casa Reimer, la quale disse ai genitori che si sarebbe uccisa se solo fossero continuati gli incontri con quel dottore alle cui visite, almeno una volta l’anno, era costretta da sempre. La ribellione e la sofferenza di Brenda turbarono non poco padre e madre, che a quel punto scelsero di vuotare il sacco raccontandole chi era veramente. Una confessione che non stupì affatto la quattordicenne, la quale replicò con una confessione altrettanto spiazzante, dicendo d’aver sempre avuto la sensazione di non essere femmina.
«Per la prima volta ogni cosa ebbe un senso, ed io ho capito chi e cosa ero», disse più avanti. Di lì a poco Brenda si sottopose a diversi interventi, fra cui quello di ricostruzione del pene, e tornò quello che era sempre stata: un maschio, scegliendo David come nome. Successivamente, nel 1989, si sposò ed adottò tre figli. Purtroppo però la sua esistenza fu presto segnata da un nuovo dramma: il suicidio del gemello Brian, affetto da schizofrenia. Poco dopo David si separò dalla moglie, perse il lavoro e il 4 maggio 2004, all’età di trentotto anni, si tolse la vita. Incurante di tutto ciò, nei convegni internazionali a cui partecipava il dottor Money – nel frattempo dichiarato professore emerito di Psicologia Medica e Pediatria alla John Hopkins University e premiato dal National Institute of Child Health and Human Development per le sue ricerche – seguitò a presentare come riuscito l’esperimento su Brenda, nonostante la natura umana – e maschile – di Bruce gli avesse dato torto. D’altra parte, non poteva che fare così, dato che – lo dicevamo in apertura – l’ideologia gender, come ogni ideologia, ha dei nemici giurati: i fatti. E la ragione ad un nemico non la si dà mai. Neppure se si tratta della realtà.