Fonte :
http://it.avoiceformen.com/propaganda-femminista/femminicidio-e-statistiche-orwell-aveva-ragione/Femminicidio e statistiche, Orwell aveva ragione?
August 20, 2014 By Paolo Cavallari 1 Comment
Ci sono tre generi di bugie: le bugie, le maledette bugie e le statistiche.
(Attribuita a Benjamin Disraeli)
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Ricordate la campagna mediatica sul femminicidio del 2013? La presidente della Camera Laura Boldrini con una lettera al Corriere della Sera esprimeva sgomento per la strage di donne a cui assistiamo ogni giorno nel nostro paese auspicando “che il Parlamento appena possibile vari norme più incisive contro la violenza di genere”.
Nel corso dell’estate i TG nazionali parlavano di femminicidio quasi ogni giorno e si arrivò perfino ad una convocazione straordinaria della Camera nel mese di agosto per la presentazione del decreto legge del governo sul femminicidio.
Una costante della campagna mediatica del 2013 era la ripetizione ossessiva dei numeri del fenomeno, aggiornati giorno per giorno come se fosse un bollettino di guerra. E i numeri, si diceva, sarebbero in costante crescita da anni.
Ma quali sono questi numeri? Non esistendo una statistica ufficiale ci si deve accontentare di quanto elaborato da associazioni private come la Casa delle donne di Bologna. Secondo le loro tabelle i femminicidi nel 2013 hanno raggiunto il numero record di 134 casi, mentre erano 126 nel 2012 e solo 84 nel 2005.
C’è chi solleva dubbi su questo conteggio. Per questo un blog femminista ha voluto fare chiarezza cominciando a pubblicare per ogni singolo caso una breve scheda con i link alle fonti di stampa locale che permettono di ricostruire il movente del delitto. Un numero progressivo viene pubblicato accanto al titolo della scheda e così si può seguire in modo assolutamente trasparente l’evoluzione del fenomeno statistico. Ebbene la numerazione a fine 2013 del blog Bollettino di guerra era di 82 donne uccise (52 meno dei casi riportati dalle tabelle della Casa delle donne). Come si spiega questa differenza? Un’ipotesi è che il criterio più restrittivo adottato nella classificazione 2013 da Bollettino di guerra abbia depurato il dato da quelli che in passato erano considerate “vittime collaterali”, ovvero i bambini e gli uomini uccisi nel corso di stragi familiari. In precedenza quindi vi erano vittime maschili che venivano considerate “femminicidi” con un curioso paradosso degno del Diario Minimo di Umberto Eco.
Ma c’è un secondo fenomeno statistico ancora più strano. Nel corso del 2014 l’encomiabile lavoro di trasparenza del blog femminista Bollettino di guerra è proseguito, e il conteggio dei femminicidi alla data del 17 agosto 2014 è fermo a 30. Facendo una proiezione è possibile prevedere che il numero complessivo dei femminicidi 2014 dovrebbe attestarsi a circa 49 casi. Quindi ancora meno degli 82 casi del 2013.
Che cosa è accaduto nel 2014? Come è possibile che un fenomeno che ad una analisi ex ante pare avere caratteri di problema endemico (e quindi relativamente stabile nel tempo) improvvisamente presenti una riduzione così marcata?
Per ora ci limitiamo a prendere atto di questa anomalia statistica. Con una breve ricerca su Google abbiamo però scoperto che questa materia ha cultori attenti che controllano con grande accuratezza le fonti disponibili. Ad esempio tra i commentatori del blog Donne di Fatto si segnala l’utente Goccia che in una serie di acuti commenti ha segnalato a inizio 2014 alcune stranezze nell’elenco dei femminicidi pubblicato dalla Casa delle donne. Ecco un estratto di un suo commento
Inizio a controllare il nuovo elenco di CasaDonne e provo nausea
Cito alcuni esempi:
Daniela Crispolti, e Margherita Peccati Uccise da un imprenditore per finanziamento negato
Daniela Saboting uccisa da un conoscente per eredità
Maria e Laura Isgrò disabili psichiche avvelenate dal fratello disperato che si uccide nello stesso modo
Agnese M. Coscia 62 uccisa dal figlio e amico sorpresi a rubare per la droga
Elena Monni madre e figlio hanno scritto l’ intenzione di uccidersi perché non sopportavano la loro «vita di stenti»
Chi vuole seguire la discussione può farlo direttamente su Donne di Fatto.
L’impressione di un comune lettore è che nella foga di ottenere una legislazione speciale alcuni compilatori di dati statistici in passato abbiano allargato un po’ troppo la definzione di femminicidio, fino al punto di includervi anche le vittime di sesso maschile. Poi tra il 2012 e il 2013 la cosa è saltata fuori (ne aveva parlato anche il Corriere della Sera) e il gruppo che pubblica il blog “Bollettino di guerra” ha pensato di garantire una maggiore serietà dei dati rendendo pubblici i criteri e le fonti, e questo ha fatto scendere il totale nel 2013. Ma come si spiega l’ulteriore diminuzione dei casi nel 2014? Può darsi che osservatori attenti come l’utente Goccia abbiano messo il fiato sul collo dei compilatori di statistiche che negli ultimi mesi sono dovuti essere ancora più cauti nell’inserire casi dubbi nel conteggio totale.
Resta il fatto che un uso così disinvolto dei numeri statistici fa pensare alle pratiche dei regimi totalitari, magistralmente rappresentate da George Orwell nel romanzo 1984.
Ma in effetti, pensava mentre ritoccava i numeri del Ministero dell’Abbondanza, non era neppure una falsificazione. Era semplicemente la sostituzione di un frammento di non senso con un altro. La maggior parte del materiale con cui si aveva a che fare non aveva alcuna connessione con niente nel mondo reale, neppure quella connessione che si può trovare in una menzogna diretta. Le statistiche erano altrettanto fantasiose nella loro versione originale che in quella ritoccata.