Dialoghi > Proposte per nuove iniziative

RAI TRE : quando l'indecenza "giornalistica" tocca il culmine

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ilmarmocchio:
mandata anche una mail alle donne infortunate ( con la lingua )

milo:
Uomoinnocente ed io abbiamo concordato che la sezione "Proposte per nuove iniziative" fosse più idonea a questa discussione.
Ciò per agevolare e mantenere visibile la proposta di email di protesta, collettive e/o individuali.

Personalmente ritengo che in futuro questa sia la sezione adatta a questo genere di iniziative.

Cancellato:
Mandata mail a RaiTre e al Dott. Della Volpe

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Oggetto: Dal servizio andato in onda il 14/03/10 durante il TG3 nazionale delle ore 19.00
              http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f8047c39-46f9-4e6c-ace1-351d0245fd40-tg3.html?p=0

Buonasera,
con riferimento all’oggetto ed al relativo servizio del Dott. Santo della Volpe sono a manifestare il mio totale disappunto scandalizzato verso una posizione giornalistica che a livello non solo nazionale ma ormai, purtroppo, “occidentale”, si trova in dovere sempre e comunque di vendere sotto forma di servizi, articoli, opinioni di esperti e via dicendo, la “situazione” della donna nella società, come difficile, disagiata, piena di ostacoli.
Ma non basta; si VUOLE sempre e comunque fare il paragone con l’altro Genere, quello maschile e si VUOLE sempre e comunque sottolineare da un lato una presunta e poco credibile alla luce dei fatti, superiorità delle donne in tutti i campi, dall’altro far apparire sempre e comunque la donna come “vittima” del maschio sopraffattore.
Ho usato volontariamente il termine “maschio”, perché fin dal lessico che VOI giornalisti utilizzate in modo sottile e beffardo si deduce già come il livello dell’Uomo deve sempre e comunque essere messo al di sotto di quello della donna.
Quindi “maschio” da più un’idea di bestiale contrapposto al “donna”, più evoluto ed indica già una precisa ed inequivocabile volontà di chi scrive di illustrare caratteristiche e comportamenti di un rappresentante di un particolare genere animale, insomma una classificazione biologica sistematica di una precisa specie animale, l’homo sapiens.
Se per la competitività sul, “Le donne sono più  brave a…”, si può sorridere in modo derisorio, ironico e tutto sommato compiaciuto per la sfrontatezza con la quale vengono pubblicate improbabili statistiche, studi universitari di pseudo-ricercatori (per lo più anglosassoni terra di un femminismo becero ed insulso) opinioni di anchormen ed anchorwomen, per la palese insussistenza di certe teorie bislacche e ridicole e per l’immediato possibile smascheramento di dati presi non si sa dove, al contrario per la tematica affrontata dal Vostro della Volpe (un maschio anche lui forse??), la cosa si fa terribilmente più seria e non può essere oggetto di ilarità gratuita. 
Gli infortuni e le morti sul lavoro non sono né maschili né femminili, né di donne né di uomini; SONO TRAGEDIE!
E chi specula sulle tragedie affermando questo in un servizio televisivo “GLI INFORTUNI DELLE DONNE SONO ANCORA OGGI DIVERSI E PIU GRAVI RISPETTO AGLI UOMINI” commette tre gravi errori, non solo giornalistici e/o di informazione, ma etici e, questo è il grave, di tipo premeditato:

1)   Non esistono “TIPI” di infortuni diversi o più gravi rapportabili ai due Generi.
2)   Non si può dire un ANCORA, quando sappiamo cosa ha rappresentato per i minatori UOMINI il passato (tragedia in Belgio nella miniera di carbone ad esempio).
3)   Non si possono dare dei numeri di un fenomeno solo per un Genere, tralasciando VOLUTAMENTE le cifre relative all’altro.


Bene, Dott. Della Volpe Lei afferma che “GLI INFORTUNI DELLE DONNE SONO TANTI 230.000 NEL 2008,  120 MORTALI”.
I dati INAIL per il 2008, si informi Dottore, ci danno queste risultanze : 874.866 infortuni 1140 i morti.
Mi consenta quindi di farLe notare che, se la matematica non è un’opinione ed i suoi dati sono esatti, la situazione per il 2008 si è chiusa con 230.000 infortuni per le donne(26.28%) e 644.866 per gli uomini (73.72%), 1140 morti sul lavoro
dei quali 120 per le donne (10.53%) e 1020 per gli uomini (89.47%).
Non sto a ricordarle la vera DIVERSITA’ degli infortuni denunciati dagli uomini rispetto a quelli fatti registrare dalle donne, arti mutilati, traumi cranici, commozioni cerebrali per i primi, contro… sbucciature, distorsioni, ematomi delle Signore.
Quando Lei fa finta di chiedersi e di rispondersi durante il servizio “Cosa succede a una donna vittima di un incidente sul lavoro? Molte si licenziano, quasi tutte chiedono assistenza psicologica” Io le rispondo: “Loro POSSONO licenziarsi perché avranno un marito che porta lo stipendio a casa, sarà più dura tirare avanti senza dubbio, ma ci riusciranno” gli uomini invece sa cosa fanno Dottore? Cercano un lavoro più leggero, faticano a tirare avanti la famiglia e molto spesso vengono abbandonati dalle rispettive mogli in quanto ritenuti ormai inutili ed ininfluenti per l’andamento economico del nucleo familiare. Lo sa Dottore che tanti, troppi uomini, sono stati abbandonati e ridotti a barboni dopo un infortunio che li ha resi inoperosi? Lo sa che questa realtà si chiama beffa aggiunta al danno?
Ma nessun servizio televisivo ne parla, nessun articolo. L’input è quello di presentare l’”impossibile situazione lavorativa femminile”.

Dottore io spero tantissimo che il suo servizio non sia stato visto da Lassù da quei sette operai-uomini della Thyssen morti bruciati vivi dall’olio bollente nello stabilimento di Torino, spero ardentemente che Lei non abbia un figlio, un fratello, un parente-uomo (maschio lo dovete usare voi giornalisti/te) che abbia fatto o farà la fine di quel mio collega di soli 26 anni morto schiacciato da un rullo due anni fa in un cantiere edile, o dell’altro infilzato e sgozzato da una gabbia di armatura in acciaio che gli si è conficcata nel collo durante la posa in opera per la realizzazione di un palo di sottofondazione in calcestruzzo armato o ancora dell’ultimo in ordine cronologico che l’anno scorso a 41 anni è rimasto fulminato con le mani appiccicate alla betoniera per una manovra errata dell’operatore che ha sbattuto il braccio meccanico contro i fili dell’alta tensione.
Dottore io spero tantissimo, forse vanamente, che servizi televisivi come il Suo, che OSANO discriminare uomini per far apparire “vittime” le donne anche nel triste argomento delle morti sul lavoro non vadano mai più in onda.
E’, mi creda, una mancanza di rispetto indecorosa che uomini mutilati, invalidi, morti, non si meritano.

Mi chiedo: perché un giornalista come Lei si riduce a tanto?
Viene obbligato dal Capo redattore (Uomo anche lui forse….?? Chissà)? Gli viene spontaneo? Ha un senso di colpa innato verso le donne (maschio-pentitismo) che lo induce a produrre queste indecenze? Gli torna comodo perché così si allinea alla politica generale del male-basching (sa certamente di cosa parlo vero Dottore…?) di ogni testata giornalistica europea ed anglosassone e quindi ha maggiori probabilità di fare carriera? E’ un preciso input politico-corretto?

Mi dica Dottore,  non esiti su..  Non si sente in dovere di dare qualche spiegazione ai quei… 1020 uomini morti sul lavoro nel 2008? A quei 644.866 infortunati uomini?

No, lo so Dottore, Lei ha la coscienza a posto; Lei ha spezzato una doverosa lancia per le donne che si infortunano… in modo “ancora… diverso… più  grave…rispetto” decida Lei se all’Uomo o al maschio.

Cordialmente,
un Uomo.

Cancellato:
Ovviamente chiunque ha intenzione di utilizzare la mia lettera come bozza o interamente per altri invii, è autorizzato a farlo.

Utente Cacellato:

--- Citazione da: Uomoinnocente - Marzo 14, 2010, 21:08:31 pm ---dati INAIL sugli infortuni nell'anno 2008:
 

Morti sul lavoro totali : 1140 dei quali 120 per le donne (10.53%) e 1020 per gli uomini (89.47%) [/size]

--- Termina citazione ---

A tal proposito, cerchiamo anche di ricordarci che, tra gli infortuni mortali sul lavoro, vi sono anche quelli in itinere, ossia quelli causati dagli incidenti stradali (ad esempio il recarsi sui luoghi di lavoro e tipici, ad esempio, di chi usa spesso la macchina per spostarsi - ad esempio il lavoro di rappresentante/venditore). Quindi sono incidenti legati non tanto al tipo di lavoro svolto ma molto più direttamente ad altre circostanze. NOn sono a mio avviso da considerarsi incidenti mortali sul lavoro in senso stretto!

Quindi sono arciconvinto che, tra tutte le morti femminili sul lavoro, buona parte l'abbia anche l'infortunio in itinere e non l'infortunio mortale per aver svolto un lavoro molto pericoloso. Se consideriamo questa casistica, scommettiamo che la percentuale di incidenti mortali sul lavoro tout court si sposta moltissimo a danno degli uomini????

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