Non so se è perchè, come diceva Vicus in altro topic, la nostra memoria viene azzerata ogni due o tre generazioni e lo si fa sempre più velocemente. Però onestamente credo che quanto scritto da Tessore sulla società islamica odierna avrebbe potuto scriverlo chiunque nella nostra società agli albori dell'industrializzazione (ottocento/primi del novecento).
Cristina di Belgioioso (che pure era una femminista) nel 1860 scriveva già "
Questo stato di cose si mantiene tuttora; e quelle poche voci femminili che s’innalzano chiedendo dagli uomini il riconoscimento formale della loro eguaglianza, hanno più avversa la maggior parte delle donne che degli uomini stessi"http://it.wikisource.org/wiki/Della_presente_condizione_delle_donne_e_del_loro_avvenireovviamente poi lei ne da la spiegazione parzialmente femminista e cioè che le donne sono state convinte che per piacere agli uomini devono comportarsi così, ma il punto è che anche una delle prime femministe rilevava un'opposizione femminile alla virilizzazione prima ancora che maschile.
Da questo punto di vista non mi sembra ci siano differenze se non temporali.
C'è il fatto che, arrivando a distanza di 100 o 150 anni, gli islamici hanno visto i risultati dell'emancipazione e del femminismo e stanno vedendo la schizofrenia odierna fra le due forze contrapposte (forzare l'uguaglianza e accentuare la differenza) e questo forse è un fattore che li può far rallentare.
Per il resto in tutta onestà mi sembra che faccia lo stesso giro di parole che fa la Miriano per dare al senso "sottomissione" un significato diverso da quello che è in realtà.
Ne danno il significato di "pacifica convivenza" di "rispetto", in un certo senso stanno dicendo "cedi sulle piccole cose" perché la convivenza non può essere continuo attrito.
Ma quella IMHO non è sottomissione. La donna islamica che si dichiara sottomessa (così come la Miriano) infatti riconosce al marito autorevolezza e non invade il suo campo. Ma il presupposto è che l'uomo sia probo.
Anche perché onestamente non è così vero che tutti gli uomini vorrebbero la donna casalinga mentre loro lavorano dodici o tredici ore al giorno. E certo che una donna casalinga OGGI sarebbe tranquilla, felice e serena, e avrebbe poco da fare potendosi dedicare a cucinare con fantasia, a giocare col bambino e avrebbe molto tempo libero per dedicarsi ad interessi senza alcun obbligo e costrizione come accade nel lavoro. Abbiamo strumenti tecnologici che ormai ci consentono di fare velocemente qualsiasi tipo di lavoro domestico.
Perché quella che descrive Tessore è una società arcaica e rurale. Ma non è il nostro tipo di società e non è nemmeno il tipo di società in cui vivono i musulmani che emigrano qui da noi. E non è solo una questione di atteggiamento di fronte ai ruoli. I ruoli sono determinati anche dall'ambiente.
Infatti qui vedi donne col velo e assolutamente religiose che vanno a lavorare (colf, badanti, quel che è ). Poi magari in caso vivranno serene coi loro mariti (ma ci sono anche molti matrimoni occidentali in cui entrambi lavorano che in privato vengono condotti nel rispetto reciproco e nell'assistenza reciproca se pur co modalità diverse eh.. mica tutti finiscono in divorzio). Entrambi lavorano per contribuire alla famiglia e per consentire un tenore di vita ai figli, non per "correre dietro ai soldi" .
A me sembra che sia semplicemente un dire "siamo meglio di voi"
Per esempio qui:
E quando parliamo di ruolo della donna o anche di “sottomissione”, questo non ha nulla a che fare con gli abusi della società patriarcale europea di un tempo, in cui spesso il marito picchiava la moglie o la tradiva.
....
che vor dì? che le donne musulmane sono sottomesse con piacere perché gli uomini musulmani sono probi e buoni mica come LA SOCIETA' PATRIARCALE EUROPEA DI UN TEMPO IN CUI SPESSO IL MARITO PICCHiAVA LA MOGLIE O LA TRADIVA.
Eh già, noi siamo MEGLIO DI VOI.
No, secondo me c'ha ragione Rino che non si espone, questa di Tessore non è una via d'uscita, non combinata con la civiltà odierna. Non ha senso non far studiare le bambine, perché nella società che lui descrive anche il corrispondente marito non ha studiato un granchè (come accadeva un tempo da noi). Sembra riproporre parte della narrazione femminista in cui si dava per assodato che gli uomini fossero tutti laureati e le donne sapessero solo cucinare, cucire e fare il pane, che secondo me non è mai stata così. Non è il "cosa fai" è il "come ti rapporti con l'altro partner".
Oggi come oggi, caricherebbe ancora di più l'uomo costringendo a prendersi responsabilità e pesi familiari sempre più gravosi per un piatto di ravioli fatti in casa col Bimby
ed un sorriso.