Il lavoro oggi è troppo separato dal ruolo familiare sia come distanza che come compiti, al punto da esserne diventato un sostituto, mentre prima le attività della donna erano più integrate.Se il lavoro dà più senso al quotidiano senza interferire con i compiti familiari, perché no? Però i magnati non si danno ad attività filantropiche perché manca loro il lavoro, ma lavorano per poi poter fare quel che a loro piace!
eh però ho specificato che OLTRE ad essere un mezzo per sopravvivere (che è sempre il suo scopo primario) è ANCHE un modo per....
Oppure forse in realtà si potrebbe rovesciare la cosa. Dobbiamo fare cose per sopravvivere e cerchiamo di farcele piacere e trovare il lato positivo.
Un lavoro è una sfilza di compiti, sostanzialmente è umano che si cerchi di evitare l'attività pesante o stressante (che non è la stessa per ciascuno).
Ma non esiste nessuna attività che comprenda SOLO azioni che ci piacciono, in genere per arrivare ad un risultato c'è una serie di cose da fare, alcune ci piacciono, altre meno. Nemmeno se si parla di attività fatte per hobby. Persino uno sport, persino un passatempo, o un impegno non remunerativo (per esempio anche gestire un forum...).
Tornando all'esempio del filantropo: Se io ho un mucchio di soldi e mi piace boh.. l'archeologia tanto per fare un esempio, posso dedicarmi a quello, finanziare scavi e spedizioni ed occuparmene anche in prima persona, studiare etc. ma magari mi può non piacere amministrare e gestire i fondi, occuparmi dell'amministrazione MA .. se voglio arrivare a fare quel che piace devo sobbarcarmi anche altre attività (come capita in qualsiasi altra occupazione.
E in ultima analisi, siamo sicuri che ci piace in sé la cosa e in realtà non ci piace essere ammirati o avere riconoscimenti per quel che facciamo? Io propendo per il fatto che la seconda sia alla radice di tutto.
Tornando ai "compiti familiari" non si capisce bene quali siano alla fin fine.
Se alla casalinga togli la gestione della casa resta la gestione del figlio. Appunto.. cambiare pannolini usa e getta e giocare col bambino che diventa sempre più figlio unico (il processo che si è iniziato guarda caso negli anni cinquanta/sessanta). Quel che era una mia vecchia idea, di cui già scrissi tanto tempo fa è che l' "Insenso" di cui parla Rino nel suo libro e che coglierebbe gli uomini dopo che gli viene gridato da ogni dove "siete inutili" abbia inconsciamente colpito prima le donne quando il loro compito veniva lentamente esautorato dal mondo, o perlomeno questo veniva dichiarato (contenimento demografico, cure tecnologizzate etc.). In un certo senso ci si deve reinventare (un po' come gli artigiani nel momento in cui il loro lavoro veniva sostituito dalle macchine).
Il discorso è un po' più complesso IMHO della sola volontà di competere con l'uomo. Quello è un sentimento che non sarebbe potuto nascere senza un'altra spinta precedente, spinta che potrebbe essere una paura.
P.s.: io Vicus per welfare non intendevo gli asili nido etc. ma il fatto di non pesare sul marito o sul compagno.
Poi certo.. i lavori d'ufficio sono noiosi e molto burocraticizzati, ma anche gran parte del lavoro che fanno gli uomini oggi nella nostra società è noiosa burocrazia.