Però bisognerebbe anche chiedersi culturalmente cos'è il lavoro per un uomo. E se è "naturale" per un uomo lavorare mentre non lo sarebbe per una donna.
Quando si parla di "donna tradizionale" non si parla di una donna che non lavora, ma di una donna che lavora, come dicevamo prima, in prossimità di casa. Ma questo se guardi ad una cascina di cent'anni fa lo facevano anche gli uomini.
Allora il lavoro è un modo in primis per sopravvivere, nel caso di una coppia o di una comunità di rendersi utile. Il secondo però non esclude il primo. Quando il mio capo dice "tutti dovete saper fare tutto", non dice (anche se spesso ci casca e io lo rimprovero :-D quando pretende velocità e specializzazione da chi non svolge abitualmente quel compito) che tutti sono egualmente bravi a fare tutto. Dice che tutti devono rendersi conto che uno potrebbe mancare in un determinato momento, alle volte non per colpa della cultura ma solo della natura (pensa alla vedovanza per esempio) e quindi deve in qualche modo fronteggiare volente o nolente anche ai compiti che erano dell'altro/a, almeno nell'immediato.
E' tutto qui. Il rendersi utile capita che ci renda felici, alle volte, e così si unisce l'utile al dilettevole.
L'organizzazione lavorativa odierna è diversa, la tizia che si occupa di container non è solo utile alla struttura in cui lavora, ma sarà in qualche modo utile il fatto di non pesare sul welfare altrui, per esempio. In molti casi, non è che una coppia che lavora necessariamente viva in un'atmosfera misandrica in cui la moglie rinfaccia al marito di non lavarsi i calzini o che fa cose più importanti di lui. La maggior parte delle coppie che conosco contribuiscono così all'andamento della casa. Ho una collega per esempio, il cui marito era imprenditore edile e adesso si è dovuto riconvertire per mancanza di lavoro ed ha aperto una gelateria. Menomale che lei lavora, così il reddito familiare si è potuto mantenere più o meno stabile.