Il primo Forum sulla Questione Maschile rimane aperto in sola lettura come archivio storico
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Non mi metterei mai con una che non rispetta il tuo ruolo di essere uomo , anche perchè poi risponderei con toni cinici e pungenti . Volevo solo dire che rispetto ad una che a volte fa battute cretine è molto peggio una che parte dal presupposto che lei è discriminata in quanto donna e quindi ha diritto ad ogni agevolazione e tu uomo non ti devi mai lamentare .
Io continuo a chiedermi disperatamente perché ci sono omuncoli geneticamente cazzulgaspariniani che continuano a dare corda, anche tramite la creazione di un rapporto di coppia, a queste stronze di cui stiamo parlando .
io ho imparato una cosa : le donne alzano le mani con chi sanno di poterle alzare e sanno riconoscere piuttosto bene il tipo.Altrimenti non c'è bisogno di usare le mani : sono loro le prime a sapere quando non è cosa.Certo che uno prende le botte e bacia il bastone...
purtroppo è quelllo che l'oggi dimostra.Le donne, potendolo fare, si comportanto come si stanno comportando.Questa è la scoperta della q.m.SEnto ben poche donne che so lamentano contro la denigrazione del maschio.Perchè le donne si comportano così?Perchè sono così.E' la risposta più semplice
Non esiste una natura maschile e una femminile.
E neanche è vero che ognuno è pronto a fregare il prossimo se non ci sono delle leggi.
(E' mille volte ovvio che questa affermazione va riferita alla maggioranza dei casi, alla generalità, alla regola predominante - come già detto e ripetuto - non alla totalità assoluta degli interessati. E' centomila volte ovvio, ma bisogna ripeterlo altrimenti si citano Gaspara Stampa e magari persino Saffo a significare quanto siano stravaganti ed insostenibili - cioè ridicole - le precedenti considerazioni).
Dipende anche dall'educazione e dalla cultura dominante che ora consente a molte di abusare del loro potere contrattuale o, attraverso delle leggi sul divorzio favorevoli, di prendersi tutto.
BHO direi di sì,l'ammazzadiscussioni.
La storia della razza umana è la guerra. Tranne che per brevi e precari intermezzi non c'è mai stata la pace nel mondo; e la lotta omicida era universale e senza fine ben prima che la storia cominciasse.Il giudizio di Wiston Churchill sulla nostra specie potrebbe essere liquidato come quello di un uomo che ha combattuto la guerra più terribile della storia e ha assistito all'inizio di una guerra fredda che avrebbe potuto portare alla fine dell'umanità. Ma, malauguratamente, esso ha retto alla prova del tempo. Se la guerra fredda è ormai un ricordo e i conflitti armati fra nazioni sono rari, continua a non esserci pace sul nostro pianeta. Anche prima dell'infausto 2001, che ha visto gli spaventosi attacchi agli Stati Uniti e la guerra in Afghanistan che ne è derivata, l'Elenco dei conflitti nel mondo catalogava sessantotto aree di violenza sistematica, da Albania e Algeria a Zambia e Zimbawe.Anche l'osservazione di Churchill sulla preistoria ha trovato conferma. Un tempo si pensava che i moderni cacciatori-raccoglitori, che ci offrono un'immagine di quale era la vita nelle società preistoriche, combattessero solo battaglie cerimoniali, fermandosi al primo caduto.Ora sappiamo che si uccidono l'un l'altro in una proporzione che fa apparire le nostre guerre mondiali quasi incruente. E le testimonianze dell'archeologia non sono più allegre. Sepolti nel terreno e nascosti in grotte, giacciono i muti testimoni di una preistoria sanguinosa risalente a centinaia di migliaia di anni fa: scheletri con segni di scotennamento e di colpi d'ascia o in cui sono ancora incastrate punte di frecce; armi come tomahawk e mazze inutili per la caccia, ma fatte apposta per uccidere altri uomini; fortificazioni di difesa come palizzate di pali appuntiti; e in molti continenti, pitture che mostrano uomini che attaccano altri uomini o ne vengono attaccati con frecce, lance o boomerang.Per decenni gli "antropologi di pace" hanno negato che siano mai esistiti gruppi umani dediti al cannibalismo, ma le prove in contrario non hanno fatto che accumularsi e tra di esse ce n'è una incontrovertibile. In un sito del Sudovest statunitense, vecchio di 850 anni, gli archeologi hanno trovato ossa umane tagliate a pezzi come quelle degli animali che servivano da cibo, e inoltre tracce di mioglobina umana (una proteina dei muscoli) in frammenti di stoviglie e (prova schiacciante) in un escremento umano fossilizzato.Anche gli appartenenti alla specie Homo antecessor, parenti dell'antenato comune ai Neanderthal e agli uomini moderni, si scagliavano l'uno contro l'altro e si massacravano, il che indica che violenza e cannibalismo risalgono ad almeno 800.000 anni fa.Ma la guerra non è che uno dei modi in cui gli esseri umani si uccidono tra loro. In gran parte del mondo essa si stempera in violenze su scala minore, come scontri interetnici o fra bande rivali, faide e assassinii. Anche qui, malgrado innegabili passi avanti, non abbiamo nulla che assomigli alla pace.Benché nelle società occidentali la percentuale di omicidi sia fra un decimo e un centesimo di quella che era dieci secoli fa, nel ventesimo secolo sono stati assassinati, nei soli Stati Uniti, un milione di persone e ogni americano ha l'1,5 per cento di possibilità di venire ucciso.La riduzione della violenza su grande e piccola scala è uno dei nostri massimi assilli morali. Dovremmo usare ogni strumento culturale a nostra disposizione per capire che cosa, nella mente e nell'assetto sociale, ci porta a ferire e uccidere così tanto. Il problema, però, è che lo sforzo di comprendere come stanno le cose è stato fuorviato da quello di proclamare per legge la risposta "corretta".Nel caso della violenza, la risposta corretta è che essa non ha nulla a che vedere con la natura umana, ma è una patologia la cui fonte è in elementi maligni esterni a noi.E' un comportamento che ci viene insegnato dalla cultura, o una malattia contagiosa endemica in certi ambienti. Tale ipotesi è divenuta il dogma centrale di una fede laica, ripetutamente professato in pubbliche dichiarazioni come una preghiera quotidiana o un giuramento di fedeltà. Si ricordino la risoluzione proposta dall'Unesco da Ashley Montagu, secondo cui la biologia avalla "l'etica della fratellanza universale", e gli antropologi convinti che "non-violenza e pace sono state probabilmente la norma per la maggior parte della preistoria". Negli anni Ottanta molte organizzazioni operanti nel campo delle scienze sociali sottoscrissero il Seville Statement on Violence (1990), che definiva "scientificamente scorretto" affermare che gli esseri umani hanno un "cervello violento" o hanno subìto una selezione a favore della violenza. "La guerra non è un istinto, ma un'invenzione" scrisse Ortega y Gasset, fedele alla sua convinzione che l'uomo non ha natura, ma solo storia. Una recente Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne sentenziava che "la violenza è parte di un processo storico, non è naturale o frutto di determinismo biologico". E, negli Stati Uniti, una pubblicità del 1999 del National Collaborative on Violence Prevention dichiarava che "la violenza è un comportamento appreso".