Su questo non sono pienamente d'accordo,se leggi l'articolo,ti rendi conto che il ceppo germanico-celtico che è la maggioranza nell'Italia del nord,non è arrivato con le invasioni longobarde ma è una cosa che precedeva anche la romanizzazione.
Si presume che le invasioni barbariche e la romanizzazione stessa non hanno modificato il patrimonio genetico più del 5-10%.
I barbari discesi in Italia non sono mai stati più del 10% della popolazione.
Che vuol dire ceppo celto-germanico?
Celti e germani sono due ceppi etnici radicalmente distinti, se questo studio li confonde è uno studio fatto coi piedi. La presenza dei celti nell'Italia del nord è certamente precedente alla romanizzazione, quella dei germani no. I germani se ne sono sempre rimasti nelle foreste a nord del Danubio e est del Reno, battagliando in modo duro con i Romani che tentarono più volte di portare il confine sull'Elba senza mai riuscirvi.
Poi durante il III e IV sec. calarono nell'Impero perché terrorizzati dall'incombere dagli antenati di Lucia, gli unni di Attila. In questi due secoli, con vicende alterne, i germani furono romanizzati fino al punto da costituirne il grosso dell'esercito. Sul finire del '400 i latini, ormai, erano uno sparuto gruppo di nobili decaduti, mentre le sorti dell'impero si giocavano tra eserciti di germani rivali, i quali germani, insieme ai celti, costituivano il grosso della popolazione in Occidente.
Alla fine bastarono un paio di imperatori latini totalmente inetti per provocare la fine, anche formale, dell'Impero in Occidente, fine che era però già nei fatti, a causa della totale decadenza dell'elemento latino in termini demografici e anche morali (lo spirito guerriero era sparito da un pezzo nei latini).